Stimolante psichico ad azione sulla circolazione
per via orale e parenterale
Pervitin[1]
Depressioni
psichiche, letargia,
narcolessia, parkinsonismo,
post-encefalitico,
ipotonia, colasso circolatorio ecc.
CONFEZIONI
tubo da 30 tavolette da gr. 0,005
scatole da 6 fiale da 1,1 cc. da gr. 0,015
TEMMLER-WERKE – BERLINO[2]
Concessionari esclusivi per l’Italia
ZILLIKEN & Co., Genova, via Caffaro 13
retro
bromo – jodio
albuminoideo:
JOBRAMAG
Arteriosclerosi, iperto-
nia; asma bronchia-
le, ipertiroidismo,
dismenorrea, disturbi
della menopausa, ecc.
Tubo da 30 confetti
ZC
ZILLIKEN & Co. – GENOVA
Spedizione in abbonamento postale a tariffa intera
Gulì Dr.Comm.Giuseppe[3]
Medico Chirurgo
Via Giacomo Corradi 5
ROMA
439 VANZETTI VANOLETTI MILANO
Note
[1] Il Pervitin è un farmaco contenente metanfetamina cloridrato, un derivato dall’efedrina appartenente alla categoria delle anfetamine, che fu brevettato il 31 ottobre 1937 e prodotto a partire dal 1938 nella Germania nazista dal gruppo farmaceutico Temmler.
Il Pervitin venne creato dal medico Fritz Hauschild dopo aver osservato le prestazioni degli atleti statunitensi alle Olimpiadi del 1936 (svolte a Berlino) che li videro vincitori di gran parte delle medaglie grazie all’uso della benzedrina (all’epoca molecola legale per le competizioni).
Effetti
Nella maggior parte delle persone, la sostanza aumentava la fiducia in sé stessi, la concentrazione e la disponibilità a correre rischi, riducendo allo stesso tempo la sensibilità al dolore, alla fame e al bisogno di dormire. Gli effetti, accostabili a qualunque anfetamina, sono:
- soppressione dell’appetito
- insonnia
- iperattività
- percezione alterata
Effetti collaterali
- dipendenza
- depressione
- ansia
- perdita delle capacità cognitive
- aritmia cardiaca
Utilizzi
Uso comune
La Temmler, casa produttrice del Pervitin, decise di affidarsi all’agenzia pubblicitaria Mathes&Sohn per il lancio del prodotto. Esso inizialmente era sponsorizzato presso i medici di famiglia (a cui la Temmler faceva arrivare dei campioni omaggio) ma ebbe una diffusione così vasta e capillare che venne diffuso e distribuito su ampia scala insieme ad altri prodotti di uso alimentare come la cioccolata.
L’uso del Pervitin divenne così comune e quotidiano che la richiesta della sostanza divenne molto alta, al pari dei beni di prima necessità:
«Se la prossima settimana passa in fretta come la scorsa va già bene. Mandatemi dell’altro Pervitin appena possibile; mi servirà con tutte queste guardie. E del lardo per arrostire le patate.»
(Heinrich Böll, 1940)
Diffusione
Nella sua massima diffusione l’utilizzo del Pervitin contava milioni di consumatori (sebbene l’effettiva ampiezza del fenomeno sia ancora in fase di discussione).
Uso militare
Tra il 1939 e il 1945 circa duecento milioni di dosi di Pervitin vennero distribuite ai soldati tedeschi.
Fin dalle prime fasi della seconda guerra mondiale il Pervitin veniva somministrato ai soldati della Wehrmacht e nel 1939, ai tempi dell’invasione della Polonia, era distribuito quotidianamente insieme al cibo.
Il capo degli psicologi dell’esercito la considerava “una sostanza di grande valore militare” e aveva convinto i generali del Reich dell’utilità della sostanza sul campo di battaglia che permetteva di marciare ininterrottamente e donava la capacità di combattere senza sosta, di giorno e di notte, senza aver bisogno di dormire. Grazie al suo parere, l’anno successivo, nel 1940, lo stimolante diventò di uso corrente nell’invasione del Belgio e durante la campagna di Francia (l’avanzata nelle Ardenne fu estenuante e durò tre giorni).
«Migliaia di soldati conservavano la droga nell’elmetto, o la ricevevano dai medici militari. Poggiavano le pasticche sulla lingua e le ingerivano con un sorso d’acqua. Venti minuti dopo il loro cervello iniziava a subirne gli effetti. All’improvviso la dopamina iniziava a esagerare la percezione dei soldati, mettendoli in uno stato di pura allerta. La notte si illuminava: nessuno avrebbe dormito, le luci erano accese, l’esercito continuava ad avanzare verso il Belgio… Non ci sono state pause – un bombardamento chimico aveva appena colpito i loro cervelli.»
(Norman Ohler, autore del libro Tossici. L’arma segreta del Reich. La droga nella Germania nazista, 10 settembre 2015)
I dottori militari, oltre a somministrare il Pervitin al naturale, mischiavano la metanfetamina alla cioccolata creando delle barrette chiamate “cioccolata dell’aviatore”, che venivano date ai piloti aerei. Esisteva anche la versione per i carristi chiamata “panzer cioccolata”.
Nel 1944 si verificò il primo caso documentato di overdose da metanfetamina in ambito militare, quando il soldato finlandese Aimo Koivunen per errore ingerì 30 pasticche di Pervitin contemporaneamente, e gli effetti collaterali poterono essere studiati dai medici dell’ospedale dove fu ricoverato dopo essere stato ritrovato in fin di vita nelle foreste della Lapponia.
Di particolare rilevanza il fatto che l’ammiraglio Hellmuth Heye nel marzo 1944 richiese, in sostituzione al Pervitin, un farmaco che potesse fornire ancora maggior forza e autostima alle sue truppe. Il chimico Wolf Kemper e un gruppo di altri ricercatori furono incaricati di sviluppare tale farmaco, e più tardi nel corso dell’anno svilupparono un farmaco denominato D-IX, ogni compressa conteneva: 5 mg di ossicodone (oppiaceo della famiglia dell’eroina), 5 mg di cocaina, e 3 mg di Pervitin. Test condotti sui detenuti del campo di concentramento di Sachsenhausen verificarono che, sotto l’uso di tale droga, una persona poteva marciare fino a 90 chilometri senza riposo, portando con sé uno zaino di 20 chilogrammi. Tuttavia i tedeschi persero la guerra prima di poter produrre in massa il farmaco, che venne somministrato solamente ad alcuni piloti di sottomarino.
Si ritiene che lo stesso Adolf Hitler, fino al suo suicidio, avvenuto poco prima della fine della guerra, fosse dipendente dai farmaci che il suo medico personale, il dottor Theodor Morell continuò, per lungo tempo, a prescrivergli, inizialmente per curare le sue condizioni mediche croniche. Secondo Norman Ohler nel suo libro del 2016 Tossici, L’arma segreta del Reich, quando le scorte di droga di Hitler si esaurirono, alla fine della guerra, il Führer soffriva di grave astinenza da serotonina e dopamina, di paranoia, psicosi, allucinazioni, tremori e insufficienza renale.
Dopo la seconda guerra mondiale
Dopo la guerra, il Pervitin è rimasto facilmente accessibile, sia sul mercato nero sia come farmaco da prescrizione. I medici lo prescrivevano ai pazienti come soppressore dell’appetito o lo prescrivevano per migliorare l’umore dei pazienti che soffrivano di depressione.
Nel campionato mondiale di calcio 1954 ci furono dei dubbi che la squadra della Germania Ovest facesse uso della sostanza.
Hermann Buhl nel 1953 partecipò alla spedizione austro-germanica al Nanga Parbat (8 125 m, Himalaya), effettuandone la prima ascesa assoluta, senza ossigeno e da solo a partire dall’ultimo campo; durante l’ultima parte della salita fece uso del Pervitin, che aveva portato con sé in caso di emergenza.
Il farmaco fu ritirato dalle forniture mediche della Repubblica Democratica Tedesca e dalla Germania Occidentale rispettivamente negli anni settanta e ottanta e, dopo la riunificazione tedesca, fu considerato illegale in tutto il Paese. Oggi, con una nuova formulazione, la metanfetamina è diventata popolare negli Stati Uniti e in Europa, nonostante gli sforzi di eradicazione.(fonte)
[2] Il gruppo Temmler, acquisito nel 2012 dal gruppo Aenova , è uno dei maggiori fornitori europei di produzione farmaceutica conto terzi con sette siti di produzione.
Storia. La Temmler-Werke è stata fondata nel 1917 da Hermann Temmler a Detmold . Nel 1919 si fusero con la Vereinigte Chemische Fabriken GmbH di Detmold per formare la Vereinigte Chemische Fabriken H. Temmler . Nel 1925 la sede fu trasferita a Berlino . Dal 1933 l’azienda concentrò le sue attività commerciali e la produzione interamente presso l’ aeroporto Johannisthal di Berlino . Dopo che il comproprietario ebreo della fabbrica chimica di Tempelhof , Albert Mendel , fu costretto a lasciare i nazionalsocialisti nel 1933 , Temmler rilevò le azioni della fabbrica chimica di Tempelhof nel 1934. L’azienda allora operava sotto il nome Preuß & Temmler AG . Gli impianti di produzione di Berlino Est furono sequestrati e parzialmente smantellati nel 1945, posti sotto amministrazione fiduciaria dal 1946 ed espropriati nel 1949. La produzione inizialmente continuò come VVB Pharma Temmler-Werke , in seguito l’azienda fece parte di Berlin-Chemie , stabilimento di Johannisthal.
All’epoca Temmler divenne particolarmente nota per l’introduzione del preparato di metanfetamine con il marchio Pervitin , che continuò a detenere il marchio fino al 2015. La pervitina fu usata milioni di volte, in particolare durante le guerre lampo contro Polonia e Francia nel 1939/40. Solo da aprile a luglio 1940 furono consegnati all’esercito e all’aeronautica più di 35 milioni di tablet . Pervitin è stato ritirato dal mercato nel 1988.
Dopo la guerra l’attività dell’azienda continuò inizialmente ad Amburgo-Neugraben e dal 1960 a Marburg . Dal 1982 Temmler si occupa anche di produzione conto terzi per altre aziende farmaceutiche. Dal 1990 al 1999 Temmler ha fatto parte della filiale di Degussa ASTA Medica . Successivamente l’azienda divenne di proprietà privata.
Nel 2007 Temmler ha acquisito tre stabilimenti di produzione dell’azienda farmaceutica giapponese Astellas a Monaco, Irlanda ( Killorglin ) e Italia ( Carugate ). Nell’aprile 2007 con l’acquisto della CPM ContractPharma GmbH a Feldkirchen e Bruckmühl si sono aggiunte altre due sedi . Nel 2008 Temmler ha rilevato la SwissCo AG di Sisseln (CH), uno dei principali produttori di compresse effervescenti.
Nell’ottobre 2012 Aenova , acquistata dall’investitore finanziario BC Partners nell’agosto 2012 , ha rilevato il produttore a contratto e Haupt Pharma nell’ottobre 2013 .
Calendario Temmler. Un calendario inteso come regalo promozionale per i medici, che veniva pubblicato ogni anno dagli anni ’20, divenne molto popolare anche al di fuori della clientela dell’azienda a causa delle sue battute a volte immorali e dei suoi contenuti umoristici.
Attività commerciale. Con sette stabilimenti di produzione, il Gruppo Temmler è uno dei maggiori produttori farmaceutici conto terzi in Europa. Temmler si occupa dello sviluppo, approvazione, produzione e commercializzazione di prodotti farmaceutici ( farmaci e integratori alimentari) per conto terzi e per il proprio portafoglio. Nel settore del sistema nervoso centrale, oltre ai farmaci generici, vengono venduti preparati per malattie neurologiche rare come la malattia di Huntington e la miastenia grave .
L’azienda realizza due terzi del proprio fatturato tramite lavori conto terzi.
Alcuni dei prodotti proprietari più noti includono Kalymin ( piridostigmina bromuro ), Nitoman ( tetrabenazina ), Acetocaustin ( acido monocloroacetico ), Faustan ( diazepam ) e Regenon ( amfepramone ).
Oltre a Marburg (Temmler Pharma GmbH & Co. KG), gli stabilimenti di produzione si trovano anche a Killorglin ( Irlanda ) (Temmler Ireland), Carugate ( Italia ) (Temmler Italia) e Sisseln ( Svizzera ) (SwissCo AG). Le sedi di Monaco (Temmler Works Monaco) e Bruckmühl (CPM ContractPharma GmbH & Co. KG) sono state cedute e la loro produzione è stata suddivisa tra le restanti sedi di Aenova.(fonte)
[3]
Giuseppe Gulì (Palermo 21 aprile 1859 – Roma 5 dicembre 1941) Laureato in medicina, entrò nelle biblioteche pubbliche governative come alunno assistente nel maggio 1878, alla Biblioteca nazionale di Palermo. Nel novembre 1879 fu nominato assistente di 4ª classe e destinato alla Biblioteca universitaria di Padova, ma già nel giugno di quell’anno era stato comandato da Palermo alla Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele II di Roma.
Dopo questo periodo di comando raggiunse la sede di Padova, a quanto sembra, e fu poi, nell’estate 1882, promosso assistente di 3ª classe e trasferito alla Biblioteca nazionale di Firenze.
Verso la fine del 1887 fu trasferito alla Biblioteca nazionale di Roma, dove prestò servizio per parecchi anni, e fin dal principio gli fu conferito l’incarico di attendere alla compilazione del «Bollettino delle opere moderne straniere acquistate dalle biblioteche pubbliche governative del Regno d’Italia», impresa alla quale si affezionò tanto da continuare ad averne cura anche quando ormai non era più in servizio nella Biblioteca. Tutti i volumi di quell’opera, eccetto i due primi del 1886 e 1887, fino a quello edito nel 1925, recano la sua paternità.
Con la riforma delle carriere fu nominato sottobibliotecario di 2ª classe dal gennaio 1886 e poi di 1ª classe dal dicembre 1897. Superato nel 1904 l’esame di abilitazione all’ufficio di bibliotecario, nel dicembre 1909 fu effettivamente promosso al grado di bibliotecario e ne percorse tutte le classi, fino alla prima, attribuitagli nell’agosto 1928.
Nel 1914 fu trasferito per breve tempo alla Biblioteca universitaria di Bologna, rientrando quindi alla Biblioteca nazionale di Roma.
Nel settembre 1925 fu incaricato di dirigere la Biblioteca nazionale di Palermo (1925-1927), con l’annessa Soprintendenza bibliografica per la Sicilia.
Nel marzo 1927 tornò nella capitale per assumere la direzione della Biblioteca universitaria Alessandrina, a cui era unito l’incarico di soprintendente bibliografico per l’Abruzzo e il Molise. Fu collocato a riposo, per limiti d’età, con il 1º luglio 1933.
Membro del Comitato promotore dell’Associazione italiana biblioteche, ne fu socio dalla fondazione (1930).
Autore Giorgio De Gregori(fonte)
Arturo Di Cesare. Giuseppe Gulì. «Accademie e biblioteche d’Italia», 16 (1941/42), n. 2, p. 142-144.
Giorgio De Gregori – Simonetta Buttò. Per una storia dei bibliotecari italiani del XX secolo: dizionario bio-bibliografico 1900-1990. Roma: Associazione italiana biblioteche, 1999, p. 107-108 (voce di Giorgio De Gregori).
Enzo Bottasso. Dizionario dei bibliotecari e bibliografi italiani dal XVI al XX secolo, a cura di Roberto Alciati. [Montevarchi]: Accademia valdarnese del Poggio, 2009, p. 251-252.
Simona Inserra. Giuseppe Gulì. In: Dizionario biografico dei soprintendenti bibliografici (1919-1972). Bologna: Bononia University Press, 2011, p. 362-363.
Il dott Giuseppe Gulì, è il padre di Beatrice Gulì. Risulta nell’ELENCO DEGLI APPROVATI alla FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA, nell’esame di Licenza durante le sessioni dell’anno 1881- Annuario della R. Università degli Studi di Padova per l’anno scolastico 1881-82(fonte)