Padova, 24 – VII- 1947.
Carissimo Rico[1].
Sono ritornato ieri, dopo un viaggio lungo,
ma piacevole e molto interessante. Il congresso
era molto bene organizzato con molte relazioni
interessanti, dimostrazioni di apparecchi ; ho
avuto occasione di conoscere parecchia gente,
lì vi erano rappresentanti studiosi di quasi
tutti i paesi, esclusa la Germania, il Giap-
pone e la Russia. In Svezia la vita si svolge
in perfetta normalità e abbondanza anche se
il burro, il pane e la carne sono tesserati.
In Danimarca invece si notano per effetti
della guerra ; stanno sempre notevolmente
meglio di noi, ma meno bene che prima
e meno che in Svezia. Dove si notano poi
i più spaventosi effetti della guerra è in
Germania. L’ho soltanto attraversata in
ferrovia ma ho potuto rendermi conto
della distruzione delle città, della miseria
e denutrizione della popolazione.
Silvia è a Ca roman presso Chioggia a fare
i bagni; domani parto con Luisa a ripren-
dere. Il 3 o il 4 contiamo di andare a
Villabassa il Pusteria a passarvi 15 – 20 giorni.
Ho letto con piacere che Fabrizio ha avuto
il modo per andare a Sondalo. Immagi-
no che vi si troverà bene e che il soggiorno
in montagna gli sarà utile. Ormai
è un ragazzo grande e penso che non si
dovrà trovare male neanche se rimane solo.
Avremo molto piacere della promessa visita
di Bruno. Prima probabilmente ci rivedremo
a Roma, dove passiamo per fare una breve
visita al principio per settembre.
Da Fiume abbiamo avuto due cartoline. Pur-
troppo però non sembra possibile avere il per-
messo per andarvi. Sarà necessario che i
genitori provvedano da soli alle fatiche per
venire via.
Imposta Straordinaria Proporzionale sul Patrimonio
D.L. 29 Marzo 1947 n 143 e seguente[2]
Ti ringrazio per quanto mi scrivi delle
tasse. Ritengo però che l’imposta straordinaria
sul patrimonio deve essere pagata qui e
….. comprendersi anche altre even-
tuali proprietà ( terreno, titoli ). Perciò la
cartella che hai avuta dovresti mandarla a
me. Non capisco però come abbiano manda-
to una cartella; mi sembra che gli interessati
dovessero fare prima la denunzia. Si tratta però
di imposta straordinaria o ordinaria sul
patrimonio? Ti sarò grato se mi darai
più precise indicazioni al più presto.
Mi farai pure molto piacere se ti
vorrai interessare al Ministero della P. I. del
proiettore Agfa.
Grazie per tutto. Affettuosi saluti a te
e Famiglia.
Grazie per la cartolina da Sondalo. Umberto[3]
Attendiamo con desiderio vostre notizie
e di sentire come si è sistemato Fabrizio. Tanti auguri a
Anna Maria per il 26 e Molti a Bice[4] per il suo ono-
mastico. Affettuosi Saluti a tutti Luisa come è andata
la licenza di Bruno?
Busta
Sig. Ing. -Enrico d’Ancona
Via Giacomo Corradi 5
Monteverde Nuovo
Roma
affrancatura
LIRE
3
LIRE
1(x3)
Cent
10(x5)
POSTE ITALIANE
timbro
PADOVA
CENTRO
25-7-47
1947
D’Ancona
Via Nullo 6
Padova
Timbro
ROMA
DISTRIBUZIONE
4 – 5
27 – VII
1947
ROMA
OSTIENSE
11 – 12
27 – VII
1947
Note
[1] Antonio D’Ancona. Importante fotografo di Fiume (Rijeka). In piazza Andrassy aveva lo studio fotografico. Era il padre dell’ingegnere Enrico D’Ancona che realizzò importanti opere di urbanistica, in particolare a Roma (quartiere Monteverde).
[2] IL CAPO PROVVISORIO DELLO STATO
Visto il testo unico delle leggi per l’imposta sui redditi di ricchezza mobile, approvato con regio decreto 24 agosto 1877, n. 4021
e successive modificazioni, e il relativo regolamento approvato con regio decreto 11 luglio 1907, n. 560;
Visto il regio decreto 17 settembre 1931, n. 1608;
Visto il regio decreto 8 luglio 1937, n. 1516;
Visto il regio decreto-legge 12 ottobre 1939, n. 1529, convertito nella legge 8 febbraio 1940, n. 100, e successive modificazioni;
Visto il regio decreto 3 giugno 1943, n. 598 e successive modificazioni;
Visto l’art. 4 del decreto-legge luogotenenziale 25 giugno 1944, n.151;
Visto il decreto legislativo luogotenenziale 16 marzo 1946, n. 98;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri; Sulla proposta del Ministro per le finanze e il tesoro;
HA SANZIONATO E PROMULGA:
Art. 1.
E’ istituita un’imposta straordinaria, progressiva sul patrimonio
complessivo posseduto da ciascun contribuente alla data del 28 marzo
1947.(fonte)
[3] Umberto D’Ancona. Nacque a Fiume il 9 maggio 1896 da Antonio e Anna Klas. A Fiume frequentò le classi elementari e il ginnasio conseguendo la maturità nel 1914. Iscritto alla facoltà di scienze naturali presso l’università di Budapest, nel 1916 si trasferì all’università di Roma. Interrotti gli studi, combatté sul Carso come ufficiale di artiglieria; ferito, fu decorato con una croce al valor militare. Ripresi gli studi naturalistici a Roma si laureò nel 1920 con lode, svolgendo la tesi sull’effetto dell’inanizione sul tubo digerente d’anguilla, sotto la guida di G. Cotronei, aiuto presso l’istituto d’anatomia comparata, allora diretto dallo zoologo G. B. Grassi. Iniziò la carriera scientifica come assistente presso il Regio Comitato talassografico italiano e presto fu nominato assistente presso la cattedra di anatomia comparata dell’università di Roma, dove fu aiuto del Grassi sino al novembre 1929, nell’antica sede di via de Pretis. Conseguì la libera docenza in anatomia e fisiologia comparata nel 1925 e, alla morte del Grassi nello stesso anno, ebbe l’incarico della direzione dell’istituto ove iniziò una intensa attività organizzativa e didattica. Quando Cotronei assunse la cattedra del Grassi, nel 1929, il D. ottenne l’incarico d’insegnamento presso l’università libera di Camerino dove si trattenne un solo anno, per trasferirsi poi in quella di Siena. Qui tenne prima l’incarico e poi la cattedra di zoologia e anatomia comparata.
Il 22 luglio 1926 sposò Luisa Volterra, figlia del matematico Vito Volterra, che fu sua collaboratrice per molti anni e da cui ebbe una figlia, Silvia.
Nel 1936 fu chiamato alla cattedra di zoologia a Pisa e l’anno seguente a quella di Padova, che tenne fino alla morte.
Ricca e molteplice fu l’attività organizzativa e la partecipazione a istituzioni nazionali e internazionali del D.: trasformò l’istituto di zoologia di Padova in uno dei più grandi ed attrezzati istituti policattedra italiani, rendendo operante l’orientamento associativo che era nei progetti della riforma universitaria. Nel 1940 fondò la stazione idrobiologica dell’università di Padova a Chioggia, che presto divenne un attivo centro di ricerca.
Numerose le crociere talassografiche di cui fu organizzatore particolarmente in occasione dell’Anno geofisico internazionale. Fu presidente di vari simposi, tra cui quello sulla “Classificazione delle acque salmastre” tenutosi a Venezia nel 1958 e quello internazionale su “Influenze metereologiche e oceanografiche sulle variazioni del livello marino”, sempre a Venezia nel 1962. Fu direttore del Centro studi talassografici del Consiglio nazionale delle ricerche a Venezia, presidente della Società internazionale di limnologia e del Consiglio generale della pesca nel Mediterraneo, membro del Comitato di perfezionamento dell’Istituto oceanografico di Parigi, delle Commissioni per la oceanografia e per il programma biologico internazionale del Consiglio nazionale delle ricerche, del Comitato permanente per i congressi internazionali di zoologia, del sottocomitato per l’Oceanografia della N.A.T.O. Fu socio nazionale dell’Accademia nazionale dei Lincei e membro di numerosi istituti ed accademie. La Società zoologica francese e la Società ungherese di idrobiologia lo vollero tra i loro membri d’onore e l’Accademia delle scienze di Parigi tra i suoi soci corrispondenti.
I suoi interessi scientifici si estesero ai campi della fisiologia, dell’embriologia, dell’ecologia, dell’idrobiologia, dell’oceanografia, dell’evoluzione. In questa vastità di interessi la linea conduttrice, già segnata nei primi anni delle sue ricerche e forse nella sua giovinezza vissuta presso il mare di Fiume, rimarrà sempre la biologia marina.
Iniziato, ancora studente, da G. Cotronei e da G. B. Grassi allo studio delle anguille argentine e quindi della morfologia comparata dei Murenoidi, frequentò corsi di biologia marina a Helgaland e fu introdotto allo studio istologico dei Crostacei, nel laboratorio di Ramon y Cajal nel 1924 a Madrid, dove fruì di una borsa Rockefeller. Gli studi sulle anguille lo portarono ad estendere e approfondire le ricerche, iniziate da G. B. Grassi, sulla determinazione del sesso in questi pesci e poi sullo sviluppo delle gonadi dei Teleostei. In questo campo apportò un’impronta originale, definendo l’unitarietà strutturale e il tardo differenziamento sessuale dei Teleostei in genere, in contrasto col differenziamento precoce delle gonadi nei Selaci, negli Anfibi e negli Amnioti. Accanto alle ricerche istologiche – importanti quelle sulla struttura della fibra muscolare striata negli Artropodi e nei Vertebrati – notevoli sono gli studi citologici che il D. compì sul poliploidismo somatico, in particolare delle cellule epatiche.
Sempre presenti, nelle ricerche del D., l’interesse per la vita dei mare e i problemi dell’ittiologia e della pesca. La conciliazione della passione per la ricerca teorica e di laboratorio e l’impegno a contribuire all’incremento e allo sfruttamento della fauna marina e lacustre sono il peculiare segno della personalità scientifica del biologo fiumano. È proprio dalle ricerche sul patrimonio ittico dell’alto Adriatico che derivarono i suoi contributi più importanti nel campo teorico. Egli inizio con lo studio della stasi peschereccia durante il conflitto 1914-18, ed esamino analiticamente i dati sulle quantità di pesce dei mercati di Venezia, Trieste e Fiume. Notò che la sospensione della pesca spostava l’equilibrio biologico a favore delle specie predatrici e a svantaggio di quelle che si alimentavano di vegetali o piccoli invertebrati. Ne concluse che una pesca moderata determinava un equilibrio biologico marino molto più favorevole, per l’economia umana, di quello naturale. Queste ricerche ispirarono a Vito Volterra la teoria matematica nota come “legge delle fluttuazioni biologiche” che il D. svilupperà e tratterà estesamente nel suo libro La lotta per l’esistenza. Le formulazioni di Volterra-D. rappresentano un apporto significativo alla genetica ecologica, di grande importanza nel campo della dinamica e dell’evoluzione delle popolazioni naturali.
Grande è il contributo che il D. diede come docente alla biologia italiana; il suo testo Biologia e zoologia generale (Padova 1947) raggiunse la sesta edizione e il suo Trattato di zoologia (Torino 1953, 1960, 1966; traduz. spagnola: Tratado de zoologia, Barcelona 1959) vide postuma la sua terza edizione.
Di orientamento positivista, il D. era tuttavia consapevole dei limiti della metodica sperimentale e della necessità di intendere i problemi vitali nella loro specifica complessità.
La sua posizione in tal senso è ben esplicita in queste parole che il Battaglia riprende da un suo articolo del 1945 sul metodo di indagine in biologia: “di fronte alla tendenza meccanicista, che mira a ridurre tutti gli aspetti della vita i fenomeni fisici e chimici e a indagarli analizzando l’organismo nelle sue parti, nei suoi minimi costituenti, a scomporlo cioè nei suoi elementi costruttivi, nei quali si vuol rintracciare il segreto della vita stessa, non mancano le reazioni che tendono a riportare lo studio dei problemi vitali nella complessità dell’organismo e a individuare fenomeni propri della vita che sfuggono all’indagine fisico-chimica, a creare cioè, in contrapposto alla teoria fisica della vita, una vera teoria biologica. Tali tentativi … mirano ad equilibrare lo sviluppo delle nostre discipline e a metterci in guardia di fronte alle illusioni che possono sorgere dai brillanti successi conseguiti con l’applicazione integrale ed esclusiva della metodica sperimentale”.
Il D. trovava giustificato, entro quei limiti, contrapporre alla concezione micromeristica talune concezioni, come quella organismica di Bertalanffy o quella olistica di Durkeim o infine la Gestaltstheorie di Kohler. Restò tuttavia convinto che i fenomeni vitali fossero “suscettibili di indagini sperimentali nella misura in cui possono essere studiati come fenomeni fisici e chimici”.
Il D. è stato considerato dai suoi colleghi e dai suoi allievi sia in Italia sia all’estero, come lo zoologo italiano più completo negli anni del secondo dopoguerra. M. Benazzi, suo collega zoologo a Pisa, vide in lui la figura dello zoologo integrale, capace di dominare i più svariati settori della disciplina, e di farli convergere in una visione unitaria che potremo definire di ecologia sensu lato.
Morì improvvisamente, nel pieno della sua attività, a Marina Romea (Ravenna) il 24 ag. 1964.(fonte)
[4] Beatrice Gulì è nata il 7 gennaio 1902 a Roma. Frequenta il liceo classico Tasso, dove consegue la maturità nel 1921. La sua formazione classica le resterà per tutta la vita, permettendole di declamare in greco e in latino. La sua aspirazione sarebbe stata iscriversi a Medicina, ma l’opposizione del padre la spinge ad orientarsi per la facoltà di Matematica. Mentre segue i corsi scientifici, conosce Enrico D’Ancona e insieme si iscrivono alla Scuola di Applicazione per Ingegneri. Originario di Fiume, Enrico vive a Roma con i fratelli per frequentare l’università. Beatrice ed Enrico si laureano entrambi nel novembre 1927 e si sposano un mese dopo. Avranno quattro figli: Fabrizio (1928) avvocato; Bruno (1929) Ingegnere; Annamaria (1933) e Giuliana (1935) entrambe si sono occupate di scienze naturali come lo zio Umberto D’Ancona. Poco dopo la laurea trova lavoro presso le Assicurazioni d’Italia, a tempo pieno fino al 1942, quindi come consulente del ramo furto/incendio fino al 1980. Nel suo lavoro è molto apprezzata per l’accuratezza e l’approfondimento con cui porta a termine le perizie di cui è incaricata. Affronta e supera l’esame di Stato nel 1937, con lo scopo di firmare i progetti elaborati in coppia con il marito. Tra i loro lavori: la casa di famiglia a Monteverde (1930) e la casa al mare a Tor Vajanica (1958), oltre ad alcuni piccoli incarichi ottenuti da amici. Beatrice ha una bellissima grafia ed è un’abile conversatrice. Estroversa e motivata, si impegna a fondo e ottiene risultati soddisfacenti in tutte le sue attività. Ha attitudine alla ricerca e all’apprendimento che cerca di soddisfare in tutto il corso della vita. Coltiva interessi letterari: scrive poesie, declama in greco e in latino. Dopo il pensionamento si iscrive all’università della Terza Età, per seguire corsi di medicina e poi latino, greco e letteratura.«… L’aspetto ingegneristico era supportato dall’aspetto umanistico, che era la sua vera passione. Ma ancora più importante è stato essere riuscita a prendere una laurea in ingegneria ed esercitare, che all’epoca non dev’essere stato facile. Di mia nonna ricordo una personalità di grande carisma.» (Laura D’Ancona, nipote, durante l’intervista)
FONTI: Annuari della Scuola di Applicazione per Ingegneri; Intervista condotta il 25/02/2019 da Chiara Belingardi e Claudia Mattogno al figlio ing. Bruno D’Ancona, alla nipote Laura D’Ancona, all’amica ing. Marina Torre. Ricerca di Ateneo Tecniche Sapienti tecnichesapienti.ingegneria@uniroma1.it Scheda a cura di Chiara Belingardi (fonte)