A Sua Eccellenza
Il Ministro della Guerra[1]
Eccellenza
Il milite Giacomo Devenuto,
della Guardia Nazionale di
Torino, veniva il 2 Corrente Giugno
Mobilizzato e partiva col Suo battaglione
per Alessandria, lieto di prestare
un Volontario Servizio, per quanto
lo permettessero le circostanze.
Motivi di famiglia
inducono ora la Sottoscritta,
Vedova Luigia Devenuto di Alpignano,
a ricorrere all’E. V. per supplicarla
di voler dare ordini opportuni
perché il Sopra nominato Giacomo
Devenuto, Suo Unico figlio, possa
ritornarsene a casa per assisterla
nel disimpegno degli Affari
Confida la Sottoscritta
che l’E. V. vorrà prendere il
considerazione la Sua domanda,
all’Appoggio della quale essa unisce
la deliberazione del Sindaco di
Alpignano constatante lo Stato della famiglia
Si protesta pertanto
Dell’E. V.
Umilissima Serva
Luigia Devenuto
Alpignano 16 Giugno 1859[2]
Devenuto
Ricorso 1859 Giugno 16, Guardia Naz Mobile
Note
[1] Camillo Paolo Filippo Giulio Benso, conte di Cavour, di Cellarengo e di Isolabella, noto semplicemente come conte di Cavour o Cavour (Torino, 10 agosto 1810 – Torino, 6 giugno 1861), è stato un politico, patriota e imprenditore italiano.
Ministro della Guerra del Regno di Sardegna 15 gennaio 1858 – 19 luglio 1859.
Fu ministro del Regno di Sardegna dal 1850 al 1852, presidente del Consiglio dei ministri dal 1852 al 1859 e dal 1860 al 1861. Nello stesso 1861, con la proclamazione del Regno d’Italia, divenne il primo presidente del Consiglio dei ministri del nuovo Stato e morì ricoprendo tale carica.
Fu protagonista del Risorgimento come sostenitore delle idee liberali, del progresso civile ed economico, della separazione tra Stato e Chiesa, dei movimenti nazionali e dell’espansionismo del Regno di Sardegna ai danni dell’Austria e degli stati italiani preunitari.
In economia promosse il libero scambio, i grandi investimenti industriali (soprattutto in campo ferroviario) e la cooperazione fra pubblico e privato. In politica sostenne la promulgazione e la difesa dello Statuto albertino. Capo della cosiddetta Destra storica, siglò un accordo (“Connubio”) con la Sinistra, con la quale realizzò diverse riforme. Contrastò apertamente le idee repubblicane di Giuseppe Mazzini e spesso si trovò in urto con Giuseppe Garibaldi, della cui azione temeva il potenziale rivoluzionario.
In politica estera coltivò con abilità l’alleanza con la Francia, grazie alla quale, con la seconda guerra di indipendenza, ottenne l’espansione territoriale del Regno di Sardegna in Lombardia. Riuscì a gestire gli eventi politici (sommosse nel Granducato di Toscana, nei ducati di Modena e Parma e nel Regno delle Due Sicilie) che, assieme all’impresa dei Mille, portarono alla formazione del Regno d’Italia.(fonte)
[2] La richiesta viene scritta durante la seconda guerra d’indipendenza italiana. Fu combattuta dalla Francia e dal Regno di Sardegna contro l’Austria dal 27 aprile al 12 luglio 1859.
Il 15 giugno la 2ª Armata austriaca era tutta dietro il Chiese, a pochi chilometri dal Quadrilatero, mentre dietro il Mincio, ancora più ad est, si accumulavano rinforzi. Tuttavia la mattina dello stesso giorno ci fu lo scontro di Treponti (oggi frazione di Rezzato, fra Brescia e il Chiese). La battaglia, in cui 1.400 garibaldini si scontrarono con una brigata della divisione del generale Urban, fece pensare a Gyulay e a Kuhn che si trattasse di un inizio di aggiramento dell’ala nord da parte dei piemontesi. Allo stesso tempo essi temevano l’aggiramento dell’ala sud ad opera del 5º Corpo francese proveniente dalla Toscana. Fu ordinata, così, una ritirata oltre il Mincio, all’inizio della quale, il giorno dopo, Gyulay fu esonerato dal comando.
Anche Kuhn fu messo da parte e i due furono sostituiti da Francesco Giuseppe in persona, dal suo primo aiutante di campo generale Karl Ludwig von Grünne-Pinchard (1808-1884) e dal generale Wilhelm Ramming von Riedkirchen (che si era distinto a Magenta). A questa triade si aggiungeva Hess già inviato dall’imperatore presso Gyulay. Le cose, tuttavia, non migliorarono poiché fra i quattro non v’era accordo. Dopo varie incertezze si decise per la ritirata dietro il Mincio, nel Quadrilatero, ma l’ordine fu emanato solo il 20 giugno.
Altri elementi di incertezza presso il comando austriaco vennero da voci su un imminente sbarco francese a Venezia e sulla previsione (di Hess) di un’imponente operazione coordinata alleata dal Chiese, dal basso Po e dall’Adriatico. Si decise pertanto di continuare la ritirata fin dietro l’Adige. Tutto cambiò il 22 giugno, quando una ricognizione recò la notizia che il nemico, passato il Chiese, procedeva in masse distinte. Hess decise allora di interrompere la marcia, tornare sui suoi passi e attaccare gli alleati per coglierli disseminati.(fonte)