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Celentano Enrico, 1925-26

    DOMANDA DI AMMISSIONE A SOCIO EFFETTIVO

    Alla Spettabile
    Federazione Nazionale Italiana fra Veterani Garibaldini
    Sede Centrale – Piazza dell’Esedra, 10 – Roma (22)

    Io sottoscritto, Legionario Garibaldino, Celentano Enrico
    figlio di fu Pasquale nato il 14- Marzo 1843 a Napoli
    (Provincia di Napoli ) di professione Sergente Guardie Municipali
    avendo fatte le Campagne di Guerra 1860[1]-1861[2]– 1866[3].
    col grado di soldato
    a tenore delle decisioni adottate per l’ammissione alla Federazione Nazionale Italiana fra Vete-
    rani Garibaldini, e presa esatta cognizione dello Statuto che regge la Federazione, domando di
    essere inscritto come Socio.
    Mi obbligo di pagare puntualmente e anticipatamente la quota annuale di lire cinque.
    A richiesta fornirò prova delle Campagne di guerra fatte.
    Invierò una fotografia adatta per tessera, firmata in modo visibile sotto la figura.
    Dichiaro pure di sottopormi alle disposizioni tutte dello Statuto ed a quelle che potran-
    no essere emanate dagli organi Direttivi della Federazione.
    Roma addì 10 Aprile 1925

    FIRMA DEL DICHIARANTE

    Celentano Enrico

    Domiciliato a Roma (Provincia di Roma)
    Via    Piazza Patella N. 27

    N. 1045 di iscrizione
    Ammesso socio con deliberazione del Consiglio Nazionale il giorno 15 aprile 25.
    IL COMITATO DEI CENSORI
    …………….  …………….
          …………….

    IL PRESIDENTE
    Ezio Garibaldi

    timbro Federazione Naz. Italiana fra Veterani Garibaldini * ROMA

    Note a matita da inserirsi matita blu 1045

    Celentano Enrico, domanda, 1925
    Celentano Enrico, domanda, 1925


    Roma 28 -12- 25

    Il sottoscritto Enrico
    Celentano Veterano Garibaldino,
    socio di questa Federazione
    chiede di poter parteci-
    pare al sussidio testé
    concesso dal Governo –
    Con osservanza
    Celentano Enrico

    Piazza Padella 27
    Roma (16)

    Note a matita Sottoscritto RR. CC.

    a matita blu 1045, a matita rossa 200+100 + 100  sigla

    Celentano Enrico, lettera, 28 dicembre 1925
    Celentano Enrico, lettera, 28 dicembre 1925


    Federazione Nazionale Italiana fra Veterani Garibaldini
    SEDE CENTRALE – ROMA – VIA MURATTE 13

    On.
    Comando dei RR. CC. di Roma

    Questa federazione, dovendo procedere alla as-
    segnazione di sussidi concessi da S.E. il Presidente del
    Consiglio ai garibaldini bisognosi, desidera un rapporto
    dettagliato sui quesiti in calce indicati, avvertendo che
    la elargizione fatta in Consiglio dei Ministri, deve ser-
    vire a lenire le vere e grandi miserie dei Veterani Gari-
    baldini.
    Codesto Comando potrà altresì interrogare il garibal_
    dino sulle possibilità che egli venga ricoverato in una del-
    le Case pro Veterani aperte dall’Istituto di Propaganda e
    Assistenza fra Mutilati e Veterani ovvero in quella di Gae-
    ta sorta a cura della Federazione Veterani Garibaldini.

    Con osservanza
    IL DELEGATO STRAORDINARIO
    firma (Ezio Garibaldi)

    timbro FEDERAZIONE NAZ. ITAL. FRA VETERANI GARIBALDINI * ROMA

    timbro
    Legione Terr. Carab. Reali di Roma
    Stazione di Ponte
    N. 38 di Prot.

    da restituire

    ……………………………………………………………………………………

    Cognome e nome Celentano Enrico
    Paternità fu Pasquale data di nascita 14 marzo 1843
    Domicilio Piazza Padella[4] 27 campagne di guerra 1860-61-66 e 70 [5]
    se ammogliato o vedovo o scapolo vedovo.
    professione pensionato quale agente municipale del comune di Napoli.
    se vive solo o a carico di chi del figlio Enrico
    condizioni economiche del richiedente mediocri – ha 244 lire di pensione
    condizioni economiche della famiglia il figlio Enrico col quale convive
    è infermiere all’ospedale di S. Spirito e vive alla meglio –
    condizioni economiche delle persone presso le quali vive mediocri
    perché il cennato figlio Enrico ha a carico anche
    la moglie e 4 figli che non guadagnano nulla
    essendo il più grande di appena 16 anni

    Roma lì 4 Gennaio 1926.

    IL MARESCIALLO MAGGIORE a P.
    COMANDANTE la STAZIONE
    (Luigi Facioni)
    L Facioni

    Note a matita urge, (Trastevere)
    a matita rossa 1045
     a matita blu deve essere ricoverato a Gaeta[6]
    sigla

    Celentano Enrico, richiesta CC RR, 1926
    Celentano Enrico, richiesta CC RR, 1926

    Note

    [1] 1860
    Dopo l’armistizio di Villafranca, la maggior parte dei volontari si congedò; il Ministero allora con un decreto del 6 settembre ordinò lo scioglimento del Corpo e la formazione di una Brigata Cacciatori delle Alpi, costituita l’11 ottobre con il 1º Reggimento (dai soppressi 2º e 5º Reggimento, e le 4 compagnie di bersaglieri) a Como ed il 2º Reggimento (con i soppressi 1º, 3º e 4º reggimento e parte del battaglione adolescenti) a Bergamo. Il 14 maggio 1860 la Brigata Cacciatori delle Alpi ebbe poi nome di Brigata Alpi, reggimenti 51º e 52º del Regio Esercito, posta al comando del maggior generale Luigi Bianchis di Pomaretto. Il 51º e 52º furono integrati con la truppa (metà a testa) del battaglione Valtellinese sciolto solo il 20 maggio 1860. Stesso destino ebbero il 30 novembre 1859 artiglieria, genio, ambulanza e treno. Nel novembre vennero licenziate le guide a cavallo, andate con Garibaldi a Bologna. Il battaglione adolescenti, passati al 2º reggimento i giovani di età superiore ai 17 anni, andò con i rimanenti a Biella.
    Venne il 9 febbraio 1860 considerato succursale del battaglione figli dei militari e fu sciolto il 1º gennaio 1861.Nel 1860 i veterani Cacciatori ed i loro ufficiali avrebbero fornito il nerbo delle camicie rosse alla spedizione dei mille. (fonte)

    [2] 1861 Maggio
    4 maggio: nella seduta del Parlamento italiano si registra un’agitata discussione tra Garibaldi e Cavour riguardo all’inquadramento degli irregolari garibaldini nell’Esercito regolare
    Giugno: viene introdotta in Italia la Coscrizione militare obbligatoria. La durata del servizio di leva viene fissata inizialmente a sei anni; successivamente verrà ridotta a cinque, poi a due o tre.(fonte)

    [3] 1866
    La Terza guerra d’indipendenza italiana è un episodio del Risorgimento. Fu combattuta dal Regno d’Italia contro l’Impero austriaco dal 20 giugno 1866 al 12 agosto 1866. Appartiene alla più ampia guerra austro-prussiana della quale rappresentò il fronte meridionale. Ebbe origine dalla necessità dell’Italia di affiancare la Prussia nel tentativo comune di eliminare l’influenza dell’Austria sulle rispettive nazioni. Dopo l’attacco della Prussia all’Austria del 15 giugno 1866, così come previsto dal trattato di alleanza italo-prussiana dell’aprile 1866, l’Italia dichiarò guerra all’Austria. Passato il confine, una parte dell’esercito italiano comandata da Alfonso La Marmora fu però sconfitta nella battaglia di Custoza. Né tale insuccesso fu bilanciato dagli eventi successivi, poiché ad esso seguì per l’Italia un’altra sconfitta nella battaglia navale di Lissa. Fu invece una vittoria italiana la contestuale avanzata di Giuseppe Garibaldi nel Trentino, culminata nella battaglia di Bezzecca. (fonte)

    [4] Piazza Padella, oggi non più esistente, tra le attuali via Bravaria e vicolo delle Prigioni a Roma. Fu demolita tra il 1936 e il 1939 per la costruzione del Liceo Ginnasio Virgilio. (fonte)

    [5] 20 settembre 1870
    La presa di Roma, nota anche come breccia di Porta Pia, fu l’episodio del Risorgimento che sancì la conquista di Roma da parte del Regno d’Italia. Avvenuta il 20 settembre 1870, decretò la fine dello Stato Pontificio, annesso all’Italia in seguito ai plebisciti dell’ottobre seguente, e fu un momento di profonda rivoluzione nella gestione del potere temporale da parte dei papi. L’anno successivo la capitale d’Italia fu trasferita da Firenze a Roma (Legge 3 febbraio 1871, n. 33). L’anniversario del 20 settembre è stato festività nazionale fino al 1930, quando fu abolito a seguito della firma dei Patti Lateranensi. (fonte)

    [6] Ricovero di Gaeta
    RELAZIONE e REGIO DECRETO 21 settembre 1933, n. 1232.
     4° prelevazione dal fondo di riserva per le spese impreviste
    dell’esercizio finanziario 1933.34.

    Relazione di S. E. il Ministro Segretario di Stato per le
    finanze a Sua Maestà il Re, in udienza del 21 settembre
    1933-XI, sul decreto che autorizza una 4a prelevazione dal
    fondo di riserva per le spese impreviste dell’esercizio finan-
    ziario 1933-31.
    MAESTA !
    Per corrispondere, anche nel corrente esercizio finanziario, alla
    Casa di ricovero dei garibaldini di Gaeta, l’annua sovvenzione di
    L. 50.000, si rende necessario autorizzare la -relativa assegnazione
    al bilancio del Ministero delle finanze.
    In relazione a quanto dispongono le vigenti norme sulla con-
    tabilità generale dello Stato, l’indicata somma viene prelevata dal
    fondo di riserva per le spese impreviste come dal decreto che ho
    l’onore di sottoporre all’Augusta sanzione della Maestà Vostra.

    VITTORIO EMANUELE III
    PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTÀ DELLA NAZIONE
    RE D’ITALIA

    Visto l’art. 42 del R. decreto 18 novembre 1923, n. 2440,
    sull’amministrazione del patrimonio e sulla contabilità ge-
    nerale dello Stato;

    Ritenuto che sul fondo di riserva per lo spese imprevi-
    ste dell’esercizio 11nanziario 1933-34 sono disponibili lire
    39.623.000 ;
    Sulla proposta del Nostro Ministro Segretario di Stato per
    le finanze;
    Abbiamo decretato e decretiamo:
    Articolo unico.

    Dal fondo di riserva per le spese impreviste inscritto al
    capitolo n. 240 dello stato di previsione della spesa del Mi-
    nistero delle finanze per l’esercizio finanziario 1933-1934, è
    autorizzata una 4a prelevazione nella somma di L. 50.000 da
    assegnare al capitolo n. 385 (aggiunto, in conto competenza) :
    « Sovvenzione per la Casa di ricovero dei garibaldini in
    Gaeta », dello stato di previsione medesimo.
    Questo decreto sarà presentato al Parlamento per la sua
    convalidazione, restando il Ministro proponente autorizzato
    alla presentazione del relativo disegno di legge.
    Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello
    Stato, sia inserto nella raccolta ufficiale delle leggi e dei
    decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di
    osservarlo e di farlo osservare.

    Dato a San Rossore, addì 21 settembre 1933 – Anno XI
    VITTORIO EMANUELE
    Jung.
    Visto, il Guardasigilli : DE FRANCISCI.
    Registrato alla Corte del conti, addi 27 settembre 1933 – Anno XI
    Atti del Governo, registro 336, foglio 145.
    – MANCINI. (fonte)

    Ezio Garibaldi

    Ultimo figlio maschio di Ricciotti Garibaldi (1847-1924) e dell’inglese Harriet Constance Hopcraft (1853-1941) – prima di lui erano nati Rosa, Italia, Giuseppe, Ricciotti, Menotti, Sante e Bruno, Costante, dopo di lui Giuseppina –, nacque a Riofreddo, località situata a una sessantina di chilometri da Roma. Nel 1911 si iscrisse all’istituto industriale di Fermo, interrompendo gli studi per raggiungere la Legione garibaldina in Grecia nel 1912.

    Ezio Garibaldi fu eletto deputato nel listone fascista nel 1929 e rieletto nel 1934.[9] Presidente della FNVG (Federazione Nazionale Volontari Garibaldini), aderì ufficialmente al Partito Nazionale Fascista, rompendo le relazioni con suo fratello Sante, emigrato in Francia, che aveva costituito alcune associazioni garibaldine di ispirazione antifascista nel paese transalpino. Subito dopo l’inizio della seconda guerra mondiale Ezio Garibaldi sostenne vigorosamente i Gruppi d’Azione Nizzarda (G.A.N.), fautori della riunificazione di Nizza al Regno d’Italia.

    Fonte: wikipedia.org

    Approfondimenti

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