DOMANDA DI AMMISSIONE A SOCIO EFFETTIVO
Alla Spettabile
Federazione Nazionale Italiana fra Veterani Garibaldini
Sede Centrale – Piazza dell’Esedra, 10 – Roma (22)
Io sottoscritto, Legionario Garibaldino, Baldani Pellegrino
figlio di Pietro nato il 30 Aprile 1838 a Forlì
(Provincia di Forlì ) di professione Custode del Teatro Duse[1]
avendo fatte le Campagne di Guerra 1860[2] – 61[3] – e 66[4].
col grado di ….
a tenore delle decisioni adottate per l’ammissione alla Federazione Nazionale Italiana fra Vete-
rani Garibaldini, e presa esatta cognizione dello Statuto che regge la Federazione, domando di
essere inscritto come Socio.
Mi obbligo di pagare puntualmente e anticipatamente la quota annuale di lire cinque.
A richiesta fornirò prova delle Campagne di guerra fatte.
Invierò una fotografia adatta per tessera, firmata in modo visibile sotto la figura.
Dichiaro pure di sottopormi alle disposizioni tutte dello Statuto ed a quelle che potran-
no essere emanate dagli organi Direttivi della Federazione.
Bologna addì 26 Luglio 1925
FIRMA DEL DICHIARANTE
Pellegrino Baldani
Domiciliato a Bologna (Provincia di Bologna)
Via Castellata N. 7
N. di iscrizione
Ammesso socio con deliberazione del Consiglio Nazionale il giorno
IL COMITATO DEI CENSORI
……………. …………….
…………….
IL PRESIDENTE
Nota a matita blu 1200
Illustrissimo Signor Ezio Garibaldi
Presidente della Federazione Nazio=
nale Italiana fra Veterani Garibaldini
Roma
Lo scrivente, Baldani Pellegrino, fu
Pietro, di anni 88, nato a Forlì, domi=
ciliato a Bologna, già custode del Tea=
tro Duse, ed ora privo di qualsiasi
occupazione e di mezzi, riscuotendo il
mensile assegno di Lire sessanta dal
Governo, essendo veterano garibaldino,
per aver fatto le campagne del 1860,
61 e 66, per cui si trova in misere
condizioni, come risulta dall’accluso
certificato.
Egli fa parte della Società Autono=
ma dei Garibaldini di qui, ed è socio
di codesta Federazione. per ciò rivol=
ge vivissima preghiera alla ben nota
bontà della S. V. Ill ma, per fargli
ottenere un sussidio sulla somma
stanziata dal Consiglio Governati=
vo, per i bisognosi Garibaldini.
Nella massima speranza di
essere esaudito, ringrazia sentitamente
e con sommo ossequio, si professa
della S. V Ill ma
Dev ssmo
Baldani Pellegrino
Bologna 7 Gennaio 1926.
Note a matita rossa 1200 RRCC
Istituto Italiano di Propaganda Pro “Mutilati” e “Veterani”
Via Arcivescovado, 17 bis – TORINO – Telefono 49-789
Torino, data del timbro postale.
Egregio Sig. COMANDANTE la Stazione dei CC. RR.
Il nostro Istituto provvede a dare sussidi e facilitazioni ai Veterani delle guerre d’indipendenza
ha bisogno di coscienziose informazioni.
Preghiamo quindi la cortesia di V. S. compiacersi assumere le notizie qui in calce segnate
in merito al Veterano …………………… abitante in …………………….
via ………………….. e farcele tenere con cortese sollecitudine. Desideriamo essere informati
particolarmente sulle condizioni finanziarie per poter provvedere eventualmente in conseguenza.
Ringraziamo sentitamente. IL PRESIDENTE
NOTIZIE (Parte da ritornare all’Istituto Italiano di Propaganda Pro “Mutilati” e “Veterani” – Torino)
Nome, Cognome e Paternità Baldani Pellegrino fu Pietro
nato a Forlì il 30 aprile 1838
residenza (Indirizzo preciso) Bologna Via Castellata 7
Se ha moglie vivente cosa fa? ha redditi proprii? vedovo
Ha figli, sorelle e fratelli (elencarli tutti) | NOME E COGNOMI | PROFESSIONE | INDIRIZZO | PRECISO
Chi contribuisce al mantenimento del Veterano? qualche beneficenza e assegno ricompensa
Nazionale
Il Veterano è Garibaldino? Garibaldino
A quali campagne ha partecipato? 1860 – 61 – 66
Ha ricompense al valore? No
Ha la pensione da Veterano? sì N. del libretto di Pensione 210246
Percepisce altre pensioni? no Quali?
Ha redditi proprii di altra natura? Serve come custode al Teatro Duse di Bologna coll’as
segno di Lire 100 mensili salvo le giornate di malattia
Giudizio complessivo sulle condizioni finanziarie poco buone
Condotta morale esemplare
Se il veterano è solo e bisognoso, vuole essere ritirato in un Pensionato? no
Bologna lì 28 novembre 1927
Il FIDUCIARIO
Comandante la Stazione
XXXXXXXXXXX
E Longhi
TIP. U. RONCATI – VIA BOGINO N7= TORINO
Note
[1] Il Teatro “Duse” è uno dei più antichi teatri di Bologna. È per tradizione il teatro di prosa della città.
Nell’edificio che lo ospita, il Palazzo del Giglio di via Cartoleria, era attivo già dalla metà del XVII secolo il teatrino San Saverio utilizzato per le recite scolastiche di un collegio gesuita.
Nel 1822 l’ingegnere Antonio Brunetti rilevò la sala, che dal nuovo proprietario prese poi il nome di Teatro Brunetti. Inizialmente il cartellone era riservato agli spettacoli di burattini e alle esibizioni circensi. Alla morte del proprietario i nipoti decisero di operare una profonda ristrutturazione per ammodernare il teatro. Nel 1865 venne inaugurata la nuova sala con due ordini di gallerie e un loggione, provvista di illuminazione a gas, una novità per l’epoca. Il Teatro Brunetti, con un programma di prosa, opera operetta e concerti, divenne ben presto uno dei più importanti teatri della città, tanto da ospitare il re Umberto I con la consorte Margherita nel 1878 e due spettacoli di Sarah Bernhardt.
Nel 1898 il teatro cambiò ancora una volta proprietario e nome. Fu chiamato Teatro Duse, in onore di Eleonora Duse, la più grande attrice italiana dell’epoca, apprezzata al punto da avere un teatro intitolato a suo nome mentre era ancora viva: nel 1898 Eleonora Duse aveva quarant’anni, ed era in piena attività. Il teatro fu ristrutturato nel 1904, poi di nuovo ad opera di Paolo Graziani negli anni quaranta, quando assunse l’aspetto attuale. Nel 2003 è stato effettuato un intervento di restauro.
Dal 1963 al 2010 il teatro è stato gestito dall’Ente Teatrale Italiano (E.T.I.), fino a che il Decreto Legge n.78 del 31 maggio 2010 lo ha soppresso, delegandone alcuni compiti al MiBAC, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. (fonte)
[2] 1860
Dopo l’armistizio di Villafranca, la maggior parte dei volontari si congedò; il Ministero allora con un decreto del 6 settembre ordinò lo scioglimento del Corpo e la formazione di una Brigata Cacciatori delle Alpi, costituita l’11 ottobre con il 1º Reggimento (dai soppressi 2º e 5º Reggimento, e le 4 compagnie di bersaglieri) a Como ed il 2º Reggimento (con i soppressi 1º, 3º e 4º reggimento e parte del battaglione adolescenti) a Bergamo. Il 14 maggio 1860 la Brigata Cacciatori delle Alpi ebbe poi nome di Brigata Alpi, reggimenti 51º e 52º del Regio Esercito, posta al comando del maggior generale Luigi Bianchis di Pomaretto. Il 51º e 52º furono integrati con la truppa (metà a testa) del battaglione Valtellinese sciolto solo il 20 maggio 1860. Stesso destino ebbero il 30 novembre 1859 artiglieria, genio, ambulanza e treno. Nel novembre vennero licenziate le guide a cavallo, andate con Garibaldi a Bologna. Il battaglione adolescenti, passati al 2º reggimento i giovani di età superiore ai 17 anni, andò con i rimanenti a Biella.
Venne il 9 febbraio 1860 considerato succursale del battaglione figli dei militari e fu sciolto il 1º gennaio 1861.Nel 1860 i veterani Cacciatori ed i loro ufficiali avrebbero fornito il nerbo delle camicie rosse alla spedizione dei mille. (fonte)
[3] 1861
Assedio di Gaeta. (5 novembre 1860 – 13 febbraio 1861 ) L’assedio durò 102 giorni, di cui 75 trascorsi sotto il fuoco piemontese. Tra tutti gli assedi subiti da Gaeta nella sua millenaria storia di fortezza militare fin dall’846, questo fu il più ingente per i mezzi militari impegnati. Il numero ufficiale delle vittime di questo assedio fu:
tra le file piemontesi: 46 morti, 321 feriti;
tra le file borboniche: 826 morti, 569 feriti, 200 dispersi.
Purtroppo non ci sono le registrazioni ufficiali di morti, feriti e dispersi tra la popolazione civile, che pure patì l’assedio.
Il 4 febbraio 1861 venne centrata dal tiro dell’artiglieria di Casa Occagno la polveriera Cappelletti, dove erano stipati 180 chili di polvere da sparo e solo grazie all’eroismo di alcuni artificieri si evitò che l’incendio si propagasse pure alla polveriera Transilvania. Il 5 febbraio 1861 alle ore 16 il magazzino delle munizioni della batteria S. Antonio esplose, creando una breccia nei bastioni di protezione larga circa 30-40 metri, la perdita di oltre 7 tonnellate di polvere da sparo e circa 42.000 cartucce da carabina e da fucile. Nel crollo morirono 316 artiglieri napoletani e 100 civili. Gli artiglieri piemontesi gioirono per il grave danno arrecato alle difese borboniche e incominciarono a gridare “Viva l’Italia!” così forte che si sentì fin dentro le mura di Gaeta. (fonte)
Assedio di Civitella del Tronto (1860-1861) fu uno scontro del Risorgimento, l’ultima battaglia che vide contrapposte le truppe dell’esercito sabaudo e quelle dell’esercito delle Due Sicilie, conclusosi tre giorni dopo la proclamazione del Regno d’Italia. Dopo tre giorni di bombardamenti, alle ore 11:00 del 20 marzo 1861, il maggiore Giovanni Raffaele Tiscar espose la bandiera bianca e proclamò la resa a nome dell’intera guarnigione. Tiscar, vice-comandante del forte, firmò la capitolazione congiuntamente al tenente colonnello dell’armata sarda Emilio Pallavicini. (fonte)
[4] 1866
La Terza guerra d’indipendenza italiana è un episodio del Risorgimento. Fu combattuta dal Regno d’Italia contro l’Impero austriaco dal 20 giugno 1866 al 12 agosto 1866. Appartiene alla più ampia guerra austro-prussiana della quale rappresentò il fronte meridionale. Ebbe origine dalla necessità dell’Italia di affiancare la Prussia nel tentativo comune di eliminare l’influenza dell’Austria sulle rispettive nazioni. Dopo l’attacco della Prussia all’Austria del 15 giugno 1866, così come previsto dal trattato di alleanza italo-prussiana dell’aprile 1866, l’Italia dichiarò guerra all’Austria. Passato il confine, una parte dell’esercito italiano comandata da Alfonso La Marmora fu però sconfitta nella battaglia di Custoza. Né tale insuccesso fu bilanciato dagli eventi successivi, poiché ad esso seguì per l’Italia un’altra sconfitta nella battaglia navale di Lissa. Fu invece una vittoria italiana la contestuale avanzata di Giuseppe Garibaldi nel Trentino, culminata nella battaglia di Bezzecca. (fonte)
Ezio Garibaldi
Ultimo figlio maschio di Ricciotti Garibaldi (1847-1924) e dell’inglese Harriet Constance Hopcraft (1853-1941) – prima di lui erano nati Rosa, Italia, Giuseppe, Ricciotti, Menotti, Sante e Bruno, Costante, dopo di lui Giuseppina –, nacque a Riofreddo, località situata a una sessantina di chilometri da Roma. Nel 1911 si iscrisse all’istituto industriale di Fermo, interrompendo gli studi per raggiungere la Legione garibaldina in Grecia nel 1912.
Ezio Garibaldi fu eletto deputato nel listone fascista nel 1929 e rieletto nel 1934.[9] Presidente della FNVG (Federazione Nazionale Volontari Garibaldini), aderì ufficialmente al Partito Nazionale Fascista, rompendo le relazioni con suo fratello Sante, emigrato in Francia, che aveva costituito alcune associazioni garibaldine di ispirazione antifascista nel paese transalpino. Subito dopo l’inizio della seconda guerra mondiale Ezio Garibaldi sostenne vigorosamente i Gruppi d’Azione Nizzarda (G.A.N.), fautori della riunificazione di Nizza al Regno d’Italia.
Fonte: wikipedia.org