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Umberto D’Ancona. Padova 1946

    Umberto D'Ancona. Padova 1946
    « di 2 »

    Padova, 26 – VII – 1946

    Carissimo Rico.
    Abbiamo ricevuto ieri la tua lettera. Siamo
    contenti di sentire che la guarigione di Fabrizio
    fa bene sperare e che i medici siano ottimi-
    sti. Da parte nostra i più affettuosi auguri.
    Immagino le tue preoccupazioni e perciò
    mi rendo conto della poca frequenza con cui
    mi scrivi. Se ci darai qualche volta vostre
    notizie ci farai così sempre molto piacere per-
    ché siamo stati sempre vicini a voi per l’in-
    teressamento per la salute di Fabrizio.
    Da Fiume le solite notizie. Giorni fa
    è venuto qui Calo Tyrolt[1], che vuole an-
    che lui trovare un trasferimento. Enzo e
    famiglia e la Zia conterebbero di andare
    a Genova. Così poco alla notte tutta la città
    si spopola. Oggi giorno si sente di decine
    e decine di famiglie che partono . Questi giorni
    che rimangono sono oppressi da questa situa-
    zione che non lascia speranza .[2]
    Per i nostri genitori la preoccupazione
    dipende dalla loro età e dal sapersi soli
    senza nessun aiuto in qualsiasi circostanza .
    Se si ammalano non c’è nemmeno la

    possibilità di andarli a trovare.
    Io facevo assegnamento d’andare
    per la fine di questo mese, ma non sono
    ancora riuscito ad avere il permesso. Con-
    terei ora d’andare per la fine di a-
    gosto o per il principio di settembre.
    Silvia a dato due esami che sono
    andati bene. Io sto facendo gli ultimi
    esami e la laurea. Il 6 contiamo di
    partire per Castelrotto sopra Bolzano, do-
    ve ci tratterremo 15 – 20 giorni.
    A settembre Silvia avrà da preparare
    altri esami ; così questa estate non pensia-
    mo di venire a Roma . Ci rivediamo
    a Natale se tutto va bene
    Luisa si è rimessa e sta bene .
    Faccio i migliori auguri a voi
    tutti e tanti affettuosi saluti

    Umberto[3]

    Carissimi, abbiamo letto con interesse la
    lettera di Rico per le notizie che ci dà di Fa-
    brizio – Vi siamo sempre molto vicini e ci dispiace che la lontananza
    materiale ci impedirà di fare qualche cosa per voi. Come scrive Berto,
    non venendo a Roma questa estate – Andremo per quindici giorni in
    montagna perché Berto e Silvia sono stanchi degli esami, ma il no-
    tro pensiero è a Fiume con molta nostalgia . D’un gran dolore
    non poterci andare nemmeno quest’anno e il sentire quanto grande è
    la difficoltà di ottenere i permessi . I genitori dovrebbero decidersi a
    venire via . Invio a Bice i più affettuosi auguri per il suo obo-
    mastico e credo che l’augurio migliore sia per la completa e solleci
    ta guarigione di Fabrizio. Fateci dare notizie dai ragazzi se così
    non potete scrivere. Auguri di cuore e saluti a Rico un abbraccio a Bice
    e ai nipoti Luisa


    Tanti affettuosi auguri a Zia Bice e
    Fabrizio, i migliori saluti da
    Silvia

    Umberto D'Ancona. Padova, busta 01
    « di 2 »

    Busta

    Ing re Enrico D’Ancona
    Via Giacomo Corradi
    Monteverde Nuovo

    Roma

    affrancatura
    LIRE
    4
    POSTE ITALIANE
    timbro
    PADOVA
    CENTRO
    8-9
    27-VII
    1946

    D’Ancona

    Via Nullo 6
    Padova

    Timbro
    ROMA
    OSTIENSE

    8 – 9
    29 – VII
    1946


    Note

    [1] Carlo Tyrolt (22.10.1907-12.03.1998), mio zio paterno, non parlava mai della guerra; eppure tra la campagna di Grecia – ufficiale di complemento, capitano artiglieria di montagna nella Divisione Arezzo – e, in seguito all’8 settembre, la prigionia in diversi campi in Germania, la sua era durata 4 anni.(continua)

    [2] Nel mese di luglio 1946 venne rese nota la soluzione adottata, cioè la cessione alla Jugoslavia di Fiume, della quasi intera Istria, di ampie zone del Goriziano e del Triestino e la creazione di un Territorio Libero di Trieste. Il 10 febbraio 1947 vennero firmati i Trattati di Parigi. Il 15 settembre 1947 gli accordi entrarono in vigore. La città di Fiume cambiò sovranità. Divenuta Rijeka, entrò a far parte della Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia.
    Davanti al ripetersi di tragedie, e in presenza di provvedimenti antitaliani, gran parte della popolazione italiana residente a Fiume fu costretta ad abbandonare le proprie case e le attività lavorative (maggio 1945-1948). Tale esodo (oltre trentottomila mila abitanti) costituì un dramma nel dramma.
    Tutto ciò causò un esteso blocco delle iniziative economiche e industriali. Per questo motivo si cercò di integrare la forza-lavoro trasferendo a Fiume gruppi di operai specializzati di Monfalcone, di area comunista.(fonte)

    [3] Umberto D’Ancona. Nacque a Fiume il 9 maggio 1896 da Antonio e Anna Klas. A Fiume frequentò le classi elementari e il ginnasio conseguendo la maturità nel 1914. Iscritto alla facoltà di scienze naturali presso l’università di Budapest, nel 1916 si trasferì all’università di Roma. Interrotti gli studi, combatté sul Carso come ufficiale di artiglieria; ferito, fu decorato con una croce al valor militare. Ripresi gli studi naturalistici a Roma si laureò nel 1920 con lode, svolgendo la tesi sull’effetto dell’inanizione sul tubo digerente d’anguilla, sotto la guida di G. Cotronei, aiuto presso l’istituto d’anatomia comparata, allora diretto dallo zoologo G. B. Grassi. Iniziò la carriera scientifica come assistente presso il Regio Comitato talassografico italiano e presto fu nominato assistente presso la cattedra di anatomia comparata dell’università di Roma, dove fu aiuto del Grassi sino al novembre 1929, nell’antica sede di via de Pretis. Conseguì la libera docenza in anatomia e fisiologia comparata nel 1925 e, alla morte del Grassi nello stesso anno, ebbe l’incarico della direzione dell’istituto ove iniziò una intensa attività organizzativa e didattica. Quando Cotronei assunse la cattedra del Grassi, nel 1929, il D. ottenne l’incarico d’insegnamento presso l’università libera di Camerino dove si trattenne un solo anno, per trasferirsi poi in quella di Siena. Qui tenne prima l’incarico e poi la cattedra di zoologia e anatomia comparata.

    Il 22 luglio 1926 sposò Luisa Volterra, figlia del matematico Vito Volterra, che fu sua collaboratrice per molti anni e da cui ebbe una figlia, Silvia.
    Nel 1936 fu chiamato alla cattedra di zoologia a Pisa e l’anno seguente a quella di Padova, che tenne fino alla morte.

    Ricca e molteplice fu l’attività organizzativa e la partecipazione a istituzioni nazionali e internazionali del D.: trasformò l’istituto di zoologia di Padova in uno dei più grandi ed attrezzati istituti policattedra italiani, rendendo operante l’orientamento associativo che era nei progetti della riforma universitaria. Nel 1940 fondò la stazione idrobiologica dell’università di Padova a Chioggia, che presto divenne un attivo centro di ricerca.

    Numerose le crociere talassografiche di cui fu organizzatore particolarmente in occasione dell’Anno geofisico internazionale. Fu presidente di vari simposi, tra cui quello sulla “Classificazione delle acque salmastre” tenutosi a Venezia nel 1958 e quello internazionale su “Influenze metereologiche e oceanografiche sulle variazioni del livello marino”, sempre a Venezia nel 1962. Fu direttore del Centro studi talassografici del Consiglio nazionale delle ricerche a Venezia, presidente della Società internazionale di limnologia e del Consiglio generale della pesca nel Mediterraneo, membro del Comitato di perfezionamento dell’Istituto oceanografico di Parigi, delle Commissioni per la oceanografia e per il programma biologico internazionale del Consiglio nazionale delle ricerche, del Comitato permanente per i congressi internazionali di zoologia, del sottocomitato per l’Oceanografia della N.A.T.O. Fu socio nazionale dell’Accademia nazionale dei Lincei e membro di numerosi istituti ed accademie. La Società zoologica francese e la Società ungherese di idrobiologia lo vollero tra i loro membri d’onore e l’Accademia delle scienze di Parigi tra i suoi soci corrispondenti.

    I suoi interessi scientifici si estesero ai campi della fisiologia, dell’embriologia, dell’ecologia, dell’idrobiologia, dell’oceanografia, dell’evoluzione. In questa vastità di interessi la linea conduttrice, già segnata nei primi anni delle sue ricerche e forse nella sua giovinezza vissuta presso il mare di Fiume, rimarrà sempre la biologia marina.

    Iniziato, ancora studente, da G. Cotronei e da G. B. Grassi allo studio delle anguille argentine e quindi della morfologia comparata dei Murenoidi, frequentò corsi di biologia marina a Helgaland e fu introdotto allo studio istologico dei Crostacei, nel laboratorio di Ramon y Cajal nel 1924 a Madrid, dove fruì di una borsa Rockefeller. Gli studi sulle anguille lo portarono ad estendere e approfondire le ricerche, iniziate da G. B. Grassi, sulla determinazione del sesso in questi pesci e poi sullo sviluppo delle gonadi dei Teleostei. In questo campo apportò un’impronta originale, definendo l’unitarietà strutturale e il tardo differenziamento sessuale dei Teleostei in genere, in contrasto col differenziamento precoce delle gonadi nei Selaci, negli Anfibi e negli Amnioti. Accanto alle ricerche istologiche – importanti quelle sulla struttura della fibra muscolare striata negli Artropodi e nei Vertebrati – notevoli sono gli studi citologici che il D. compì sul poliploidismo somatico, in particolare delle cellule epatiche.

    Sempre presenti, nelle ricerche del D., l’interesse per la vita dei mare e i problemi dell’ittiologia e della pesca. La conciliazione della passione per la ricerca teorica e di laboratorio e l’impegno a contribuire all’incremento e allo sfruttamento della fauna marina e lacustre sono il peculiare segno della personalità scientifica del biologo fiumano. È proprio dalle ricerche sul patrimonio ittico dell’alto Adriatico che derivarono i suoi contributi più importanti nel campo teorico. Egli inizio con lo studio della stasi peschereccia durante il conflitto 1914-18, ed esamino analiticamente i dati sulle quantità di pesce dei mercati di Venezia, Trieste e Fiume. Notò che la sospensione della pesca spostava l’equilibrio biologico a favore delle specie predatrici e a svantaggio di quelle che si alimentavano di vegetali o piccoli invertebrati. Ne concluse che una pesca moderata determinava un equilibrio biologico marino molto più favorevole, per l’economia umana, di quello naturale. Queste ricerche ispirarono a Vito Volterra la teoria matematica nota come “legge delle fluttuazioni biologiche” che il D. svilupperà e tratterà estesamente nel suo libro La lotta per l’esistenza. Le formulazioni di Volterra-D. rappresentano un apporto significativo alla genetica ecologica, di grande importanza nel campo della dinamica e dell’evoluzione delle popolazioni naturali.

    Grande è il contributo che il D. diede come docente alla biologia italiana; il suo testo Biologia e zoologia generale (Padova 1947) raggiunse la sesta edizione e il suo Trattato di zoologia (Torino 1953, 1960, 1966; traduz. spagnola: Tratado de zoologia, Barcelona 1959) vide postuma la sua terza edizione.

    Di orientamento positivista, il D. era tuttavia consapevole dei limiti della metodica sperimentale e della necessità di intendere i problemi vitali nella loro specifica complessità.

    La sua posizione in tal senso è ben esplicita in queste parole che il Battaglia riprende da un suo articolo del 1945 sul metodo di indagine in biologia: “di fronte alla tendenza meccanicista, che mira a ridurre tutti gli aspetti della vita i fenomeni fisici e chimici e a indagarli analizzando l’organismo nelle sue parti, nei suoi minimi costituenti, a scomporlo cioè nei suoi elementi costruttivi, nei quali si vuol rintracciare il segreto della vita stessa, non mancano le reazioni che tendono a riportare lo studio dei problemi vitali nella complessità dell’organismo e a individuare fenomeni propri della vita che sfuggono all’indagine fisico-chimica, a creare cioè, in contrapposto alla teoria fisica della vita, una vera teoria biologica. Tali tentativi … mirano ad equilibrare lo sviluppo delle nostre discipline e a metterci in guardia di fronte alle illusioni che possono sorgere dai brillanti successi conseguiti con l’applicazione integrale ed esclusiva della metodica sperimentale”.

    Il D. trovava giustificato, entro quei limiti, contrapporre alla concezione micromeristica talune concezioni, come quella organismica di Bertalanffy o quella olistica di Durkeim o infine la Gestaltstheorie di Kohler. Restò tuttavia convinto che i fenomeni vitali fossero “suscettibili di indagini sperimentali nella misura in cui possono essere studiati come fenomeni fisici e chimici”.

    Il D. è stato considerato dai suoi colleghi e dai suoi allievi sia in Italia sia all’estero, come lo zoologo italiano più completo negli anni del secondo dopoguerra. M. Benazzi, suo collega zoologo a Pisa, vide in lui la figura dello zoologo integrale, capace di dominare i più svariati settori della disciplina, e di farli convergere in una visione unitaria che potremo definire di ecologia sensu lato.

    Morì improvvisamente, nel pieno della sua attività, a Marina Romea (Ravenna) il 24 ag. 1964.(fonte)