Vai al contenuto

Renato Gulì. Salerno 1934

    Renato Gulì. Salerno 1936
    2
    « di 4 »

    Salerno, 27.11.934

    Cara Zia[1], rispondo alla tua
    ricevuta proprio oggi per rassicu-
    rarti sul mio stato di salute e circa
    l’andazzo della mia vita militare.
    Tutto procede per il suo verso – più
    o meno simpatico – ma nel comples-
    so, dalle descrizioni e dagli episodi
    narratimi, mi attendevo qualche cosa
    di peggio. Fatico sì come una bestia
    ed ho le ossa un po’ ammaccate dalle

    Quotidiane snervanti esercitazioni – ma
    mi sto’ accorgendo che la vita militare, se
    è molto penosa e tale da divenire mar-
    tirio per alcuni pessimisti malati, ha i
    suoi lati belli per chi sappia vi-
    vere e comprendere.
    Ho già avuta qualche soddisfa-
    zione che nel suo piccolo mi ha in
    parte ripagato (molto “in parte”)
    dello sforzo quotidiano che compio.
    Ho il vantaggio su molti, di com-
    piere questo sforzo con calma, sere-
    nità e fiducia in me stesso – questo
    è più che sufficiente ti pare?

    Sono l’unico di tutta la mia Compagnia
    che sia uscito tutte le sere all’ora della “libe-
    ra uscita” piu ché tutti – almeno una vol-
    ta – sono rimasti in Caserma per dolori
    o stanchezza. Questa è già una piccola
    soddisfazione per il mio orgoglio fisico. Altra
    è quella di essere stato nominato Capo grup-
    po e avere – diciamo così – ai miei comandi
    tre altri allievi (tutti di 24-25 anni) dei
    quali rispondo direttamente in tutto e per

    Tutto; sono come il loro papà, e deb-
    bo cosigliarli, guidarli e seguirli in
    ogni loro estrinsecazione esterna !!
    Non mancano nemmeno le soddis-
    fazioni di altro genere, come la sicu-
    rezza materiale che, sino ad oggi, la Com-
    pagnia cui appartengo è la prima in
    esercizi fisici e celerità nelle marce.
    Certo non è molto e van poco l’ideale
    ma, che vuoi, per i militari ogni piccolo
    avvenimento, ogni piccola soddisfazione
    di carattere interno alla Caserma[2], costi-
    tuisce un grande avvenimento ed io
    credo il meglio sia di seguire e provo-
    care anzi tali piccoli avvenimenti Salutami
    tutti e particolarmente Zio. Un abbraccio Renato[3]


    Note

    [2] Beatrice Gulì è nata il 7 gennaio 1902 a Roma. Frequenta il liceo classico Tasso, dove consegue la maturità nel 1921. La sua formazione classica le resterà per tutta la vita, permettendole di declamare in greco e in latino. La sua aspirazione sarebbe stata iscriversi a Medicina, ma l’opposizione del padre la spinge ad orientarsi per la facoltà di Matematica. Mentre segue i corsi scientifici, conosce Enrico D’Ancona e insieme si iscrivono alla Scuola di Applicazione per Ingegneri. Originario di Fiume, Enrico vive a Roma con i fratelli per frequentare l’università. Beatrice ed Enrico si laureano entrambi nel novembre 1927 e si sposano un mese dopo. Avranno quattro figli: Fabrizio (1928) avvocato; Bruno (1929) Ingegnere; Annamaria (1933) e Giuliana (1935) entrambe si sono occupate di scienze naturali come lo zio Umberto D’Ancona. Poco dopo la laurea trova lavoro presso le Assicurazioni d’Italia, a tempo pieno fino al 1942, quindi come consulente del ramo furto/incendio fino al 1980. Nel suo lavoro è molto apprezzata per l’accuratezza e l’approfondimento con cui porta a termine le perizie di cui è incaricata. Affronta e supera l’esame di Stato nel 1937, con lo scopo di firmare i progetti elaborati in coppia con il marito. Tra i loro lavori: la casa di famiglia a Monteverde (1930) e la casa al mare a Tor Vajanica (1958), oltre ad alcuni piccoli incarichi ottenuti da amici. Beatrice ha una bellissima grafia ed è un’abile conversatrice. Estroversa e motivata, si impegna a fondo e ottiene risultati soddisfacenti in tutte le sue attività. Ha attitudine alla ricerca e all’apprendimento che cerca di soddisfare in tutto il corso della vita. Coltiva interessi letterari: scrive poesie, declama in greco e in latino. Dopo il pensionamento si iscrive all’università della Terza Età, per seguire corsi di medicina e poi latino, greco e letteratura.«… L’aspetto ingegneristico era supportato dall’aspetto umanistico, che era la sua vera passione. Ma ancora più importante è stato essere riuscita a prendere una laurea in ingegneria ed esercitare, che all’epoca non dev’essere stato facile. Di mia nonna ricordo una personalità di grande carisma.» (Laura D’Ancona, nipote, durante l’intervista)
    FONTI: Annuari della Scuola di Applicazione per Ingegneri; Intervista condotta il 25/02/2019 da Chiara Belingardi e Claudia Mattogno al figlio ing. Bruno D’Ancona, alla nipote Laura D’Ancona, all’amica ing. Marina Torre. Ricerca di Ateneo Tecniche Sapienti tecnichesapienti.ingegneria@uniroma1.it Scheda a cura di Chiara Belingardi (fonte)

    [2] L’89º Reggimento “Salerno” è stata un’unità dell’esercito italiano, erede delle tradizioni e della storia dell’89º Reggimento fanteria “Salerno”, avente sede a Genova in tempo di pace prima della Seconda guerra mondiale e nella Caserma “Generale Antonino Cascino” di Salerno come sua ultima sede prima dello scioglimento con il nome di 89º Battaglione Fanteria Salerno.
    Il 1º novembre 1884 venne formata la Brigata “Salerno”, composta dall’89º Reggimento, costituitosi con decreto 4 settembre 1884, con compagnie cedute dai 9°, 11°, 39°, 49° e 71° reggimenti e con il 90º Reggimento fanteria.
    A seguito della legge 11 marzo 1926 sul nuovo ordinamento dell’esercito, la brigata venne divisa, separando nuovamente i due reggimenti. Contemporaneamente prende il nome di 89º Reggimento Fanteria “Salerno” con la contestuale formazione delle Brigate da tre reggimenti viene assegnato alla Vª Brigata di Fanteria unitamente al 41º Reggimento fanteria “Modena” e al 42º Reggimento fanteria ”Modena”.
    Dal 25 marzo 1939 i due reggimenti, l’89° e il 90° furono nuovamente affiancati per costituire, unitamente al 37º Reggimento artiglieria divisionale (sostituito nel 1942 dal 108º Reggimento artiglieria divisionale di nuova formazione) la 5ª Divisione fanteria “Cosseria”.

    ………….

    Nel 1926 il reggimento è articolato su tre battaglioni, compreso uno proveniente dal disciolto 158º reggimento. Partendo dall’agosto 1935 al settembre 1936 è inquadrato nella Divisione di Fanteria “Cosseria” (105a) e prendendo parte alla guerra di Etiopia fornendo, ad alcuni reggimenti e reparti vari mobilitati, 38 ufficiali e 185 soldati.(fonte)

    [3] Renato Gulì (nipote di Bice Gulì)