Deutsche Akademie
München
Bestatigung
Es wird hiermit bestätigt, dass
Frau Dr. Ing. Gulì D’Ancona Bice[1] aus Rom
geb. In
in der zeit vom 1 Juli 1940 bis 30. Sept. 1940 an
einem Lehrgange der deutschen Oprache
in Rom teigenommen hat. Der Lehrgange umfakte
u. a. Übungen in der deutschen Phonetik, Grammatik und
Stilkunde, Konversationsübungen, Lektüre deutsker Dirktungen
sowie Vorträge uber Teilgebiete der deutsken kultur.
Rom , den 12. Oktober 1940
DER ITALIENVERTRETER DER DEUTSCHEN AKADEMIE
Junker
ACCADEMIA GERMANICA Lettorato di ROMA[2]
R Moke
Note
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Accademia tedesca
Monaco di Baviera
Conferma
Si conferma che
Dott. Ing. Gulì D’Ancona Bice di Roma
nato a
nel periodo dal 1° luglio 1940 al 30 settembre 1940 a
un corso di lingua tedesca a Roma.
a Roma. Il corso comprendeva
comprendeva esercizi di fonetica, grammatica e stilistica tedesca
grammatica e stilistica, esercizi di conversazione, lettura del tedesco
nonché lezioni su aspetti della cultura tedesca.
Roma, 12 ottobre 1940
IL RAPPRESENTANTE ITALIANO DELL’ACCADEMIA DI GERMANIA
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[1] Beatrice Gulì è nata il 7 gennaio 1902 a Roma. Frequenta il liceo classico Tasso, dove consegue la maturità nel 1921. La sua formazione classica le resterà per tutta la vita, permettendole di declamare in greco e in latino. La sua aspirazione sarebbe stata iscriversi a Medicina, ma l’opposizione del padre la spinge ad orientarsi per la facoltà di Matematica. Mentre segue i corsi scientifici, conosce Enrico D’Ancona e insieme si iscrivono alla Scuola di Applicazione per Ingegneri. Originario di Fiume, Enrico vive a Roma con i fratelli per frequentare l’università. Beatrice ed Enrico si laureano entrambi nel novembre 1927 e si sposano un mese dopo. Avranno quattro figli: Fabrizio (1928) avvocato; Bruno (1929) Ingegnere; Annamaria (1933) e Giuliana (1935) entrambe si sono occupate di scienze naturali come lo zio Umberto D’Ancona. Poco dopo la laurea trova lavoro presso le Assicurazioni d’Italia, a tempo pieno fino al 1942, quindi come consulente del ramo furto/incendio fino al 1980. Nel suo lavoro è molto apprezzata per l’accuratezza e l’approfondimento con cui porta a termine le perizie di cui è incaricata. Affronta e supera l’esame di Stato nel 1937, con lo scopo di firmare i progetti elaborati in coppia con il marito. Tra i loro lavori: la casa di famiglia a Monteverde (1930) e la casa al mare a Tor Vajanica (1958), oltre ad alcuni piccoli incarichi ottenuti da amici. Beatrice ha una bellissima grafia ed è un’abile conversatrice. Estroversa e motivata, si impegna a fondo e ottiene risultati soddisfacenti in tutte le sue attività. Ha attitudine alla ricerca e all’apprendimento che cerca di soddisfare in tutto il corso della vita. Coltiva interessi letterari: scrive poesie, declama in greco e in latino. Dopo il pensionamento si iscrive all’università della Terza Età, per seguire corsi di medicina e poi latino, greco e letteratura.«… L’aspetto ingegneristico era supportato dall’aspetto umanistico, che era la sua vera passione. Ma ancora più importante è stato essere riuscita a prendere una laurea in ingegneria ed esercitare, che all’epoca non dev’essere stato facile. Di mia nonna ricordo una personalità di grande carisma.» (Laura D’Ancona, nipote, durante l’intervista)
FONTI: Annuari della Scuola di Applicazione per Ingegneri; Intervista condotta il 25/02/2019 da Chiara Belingardi e Claudia Mattogno al figlio ing. Bruno D’Ancona, alla nipote Laura D’Ancona, all’amica ing. Marina Torre. Ricerca di Ateneo Tecniche Sapienti tecnichesapienti.ingegneria@uniroma1.it Scheda a cura di Chiara Belingardi (fonte)
[2] ACCADEMIA GERMANICA. Villa Massimo fu dissequestrata soltanto nel 1929. In quel periodo i laboratori artistici concepiti nel 1910 per i vincitori del grande premio prussiano per un soggiorno a Roma furono sottoposti al primo rinnovamento concettuale, che adeguò la Villa alle aspettative delle mutate concezioni artistiche degli anni venti. Se prima potevano dedicarsi alla vita artistica di Villa Massimo e all’esperienza romana, soltanto i vincitori del concorso svolto secondo un rigido ordine gerarchico, segnatamente giovani di sesso maschile, senza famiglia al seguito e distrazioni sentimentali, alla fine degli anni venti i criteri di selezione vennero per la prima volta ammorbiditi. Furono ammesse anche artiste donne (la prima fu Hanna Cauer, nel 1930), venne alzato il limite di età e furono resi più eterogenei i criteri artistici di selezione.
La Direzione fu assunta da Herbert Gericke, ex insegnante di disegno nella scuola del Museo di Arti Applicate di Berlino e collaboratore del Ministero della Cultura prussiano, che era coniugato con una nipote di Eduard Arnhold. Nei successivi dieci anni giunsero in qualità di borsisti Werner Gilles, Karl Schmidt-Rotluff, Georg Schrimpf, Ernst Wilhelm Nay, Emy Roeder, Max Peiffer Watenphul, Felix Nussbaum – nello stesso anno di Arno Breker -, Hans Poelzig, Konrad Wachsmann, Gerhard Marcks, Hanna Nagel e Toni Stadler.
L’avvento al potere in Germania dei nazionalsocialisti e la pressione esercitata nei confronti dell’istituzione da parte dei funzionari di partito della Camera di Cultura del “Terzo Reich” esacerbò le contrapposte posizioni politiche degli ospiti di Villa Massimo . Per pochi anni fu ancora possibile difendere lo spazio franco di Roma, ma l’ingerenza dei nazionalsocialisti aumentò. In occasione della visita a Roma di Hitler, nel 1938, Herbert Gericke fu destituito dalla carica a causa del suo legame con la famiglia ebrea del donatore, venne rimossa dall’edificio principale la targa in onore di Eduard Arnhold e cancellata la memoria del fondatore. Con alterne direzioni ma non direttamente sottoposta al controllo dei commissari artistici nazisti, dietro le mura di Villa Massimo non si sviluppò alcuna provocazione artistica, né tanto meno arte propagandistica. Nel 1943 la Villa fu destinata a circolo degli ufficiali dell’Aeronautica militare tedesca.(fonte)