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Sagre Stimmate

    Sagre stimmate, 1847
    Emolumenti spettanti alla detta Venerabile Archiconfraternita

    SAGRE STIMMATE[1]

    Emolumenti spettanti alla detta Venerabile Archiconfraternita
    nell’associazione fatta il dì 13. Marzo 1847 del Cadavere
    del Qu. D. Giuseppe Canonico Bisleti[2]

    Della cura di S. Eustacchio

    Al Padre Cappellano , e Mandatari         . . . . * – .. 90
    Per Elemosina della Compagnìa         . . . . . . . * – .. –
    Porto , e riporto del Cataletto             . . . . . . . * – .. 30
    Porto , e riporto di Coltre in Casa               . . . . * – .. –
    Nolo di Coltre                                  . . . . . . . . . . . * – .. –
    Per consumo di N.° 8. Torcie per il ritorno
    dell’ Archiconfraternita nelle associazioni di
    notte in lib.                                                     . . . . * – .. –   
    Porto della Cassetta delle suddette Torcie  . . * – .. –    

                                                                              ______________
                                                                                     * 1 .. 20     


    Io sottoscritto ho ricevuto dal Sig.r Marchese Evangelista Campanari[3]

    la somma  di Scudi Uno e Bajocchi Venti
    in saldo dei suddetti Emonumenti. = In fede ec.
    Dalla Provveditoria de’ Morti li 14. Marzo 1847.

    Fr: Reginaldo Nascimbeni Provveditore


    Note

    [1] L’arma della Confraternita presenta lo stemma francescano, ossia la “conformità”, simboleggiata dal braccio nudo di Cristo incrociato col braccio manicato di marrone di San Francesco d’Assisi, con la croce che campeggia al centro. Le mani di entrambi mostrano le stigmate. Il simbolo, in parte differente dall’odierno, ebbe origine da San Bonaventura da Bagnoregio, che lo volle come suo stemma episcopale allorchè fu eletto vescovo di Albano. Nella foggia attuale, durante il generalato di Francesco Sansone che fu eletto ministro dei Frati Minori dal 1475 al 1499, esso divenne lo stemma ufficiale dell’Ordine dei Frati Minori. Da qui fu assunto dall’Arciconfraternita delle Sacre Stimmate di San Francesco di Roma, alla quale fu aggregata l’omonima Confraternita di Macerata, da poco istituita, nel 1707.
    In questo modo il Simbolo Serafico venne a far parte dell’arma ella Confraternita delle Sacre Stimmate di Macerata, con alcune particolarità. La croce latina, infatti, è qui trilobata, di colore rosso. Lo scudo è di foggia ovale, con campo azzurro cinto da una fascia perimetrale di colore beige sulla quale è scritta la denominazione della Confraternita, in lingua latina. Lo stemma costituisce dunque un invito e un impegno per i confratelli a vivere quello stesso “inscindibile patto” che il Salvatore suggellò con il Poverello di Assisi.(fonte)

    Confraternita di San Francesco di Assisi, sec. XIV inizio – sec. XIX prima metà

    Non è stato possibile reperire la data certa di erezione della Confraternita.
    Nella pubblicazione “Le fraternite medievali di Assisi” è presente un articolo di Paola Monacchia dal titolo “La fraternita dei disciplinati di S. Francesco detta anche di S. Leonardo e poi delle Stimmate” nel quale si ipotizza la fondazione della confraternita all’inizio del XIV secolo e la sua continuazione nel tempo con diverse denominazioni. Viene, inoltre, pubblicato lo statuto, conservato presso l’archivio della Cattedrale di San Rufino.
    Documentazione della Confraternita degli anni 1535-1960 si trova anche presso l’Archivio storico diocesano di Assisi; ordinata ed inventariata, è stata attribuita a due diverse confraternite, quella di San Francesco e quella delle Stimmate di San Francesco.
    Sulla base di una lettura critica dei dati inventariali si è scelto di descrivere in SIUSA un unico soggetto produttore, così come è ipotizzato nell’articolo di Paola Monacchia.
    Dalla documentazione risulta che la Confraternita amministrasse l’eredità della famiglia Matregiani.
    Una Confraternita delle Stimmate di Assisi risulta dovesse entrare a far parte della Congregazione di carità di Assisi a seguito della delibera di concentramento dell’agosto 1891; essa figura, però, nell’elenco delle confraternite destinate al culto che, nel 1902, non erano state ancora concentrate.
    E’ citata ancora in un elenco del 2007 dell’Ufficio territoriale del governo di Perugia riportante le confraternite che hanno ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica, fornito alla Soprintendenza archivistica per l’Umbria; in tale elenco è associata alla Parrocchia di Santa Maria Maggiore di Assisi.(fonte)

    [2] La famiglia Bisleti, residente in Veroli, proviene dalla Francia e si trapiantò in Italia nel sec. XVI con Adriano; Desiderio suo figlio fu aggregato al consiglio nobile di Veroli dove fu anche sindaco e nel 1590 fu uno dei dei quattro riformatori dello statuto verolano. Tra i suoi membri ebbe numerosi prelati, tra cui un cardinale, Gaetano, prefetto degli studi e gran priore del Sovrano Militare Ordine di Malta. Nel 1723 ottenne la cittadinanza nobile ed il patriziato romano. Nel 1774 Stanislao Augusto, re di Polonia, conferiva il titolo di marchese a Ferdinando, ai suoi figli e ai suoi successori (fonte)

    La Famiglia Bisleti ha sempre curato il decoro della chiesa e per interessamento del cardinale Gaetano Bisleti (che fu Gran Priore di Roma del S.M.O. di Malta ed è sepolto dalla sua morte nel 1937 nel Santuario), e del benemerito cappellano don Giovanni Pasqualitto, su progetto del conte Stanislao De Witten, l’interno del santuario fu ampliato, eliminando tutta la roccia retrostante l’altare, di modo che lo scoglio, sul quale è dipinta la Vergine, viene a trovarsi al centro della chiesa. (fonte)

    [3] Nel corso dell’Ottocento, diverse opere (teatrali o parateatrali) relative alla città di Veroli vedono la luce in edizioni a stampa. Le elenchiamo di seguito: Predicando con universale applauso la Quaresima dell’anno 1832 nella insigne concattedrale di Piperno il reverendissimo signor canonico D. Giacomo Mizzoni da Veroli all’illustrissimo e reverendissimo Monsig. Luigi Grati vescovo di Gallinico (si tratta di un’ode di Giuseppe Martelli fra gli arcadi Rosmiro Amicléo, datata 1832); Per le nobilissime nozze di Evangelista De’ Marchesi Campanari di Veroli con la egregia donzella Camilla De’ Marchesi Vincentini di Rieti (versi declamanti per l’occasione da vari poeti e offerti dal cav. Gabriele padre della sposa, 1834); Elogio sacro alla inclita protettrice della citta di Veroli S. Maria Salome (di cui fu autore Filippo Fattori nel 1842); A sua eccellenza reverendissima monsignore Don Camillo de marchesi Bisleti che dall’arcidiaconato della cattedrale di Veroli dove fu vicario capitolare e generale venne innalzato alla sede vescovile di Ripatransone (composto dal marchese Filippo Bruti Liberati nel 1847); Ne’ solenni ingressi nelle cattedrali di Corneto e Civitavecchia di sua eccellenza re.ma Monsignor D. Camillo de’ marchesi Bisleti patrizio verulano e cuprense ossia ripano ec.ec.ec. primo vescovo di dette diocesi riunite trasferitovi da questa sede di Ripatransone (anche questo composto dal medesimo marchese nel 1854); A Pio 9. che con angelico sorriso allegrava la citta di Veroli questi inculti ma sinceri poetici fiori (scritti da Antonio Lamesi, canonico della collegiata di S. Erasmo nel 1863); A monsignore Carlo Domenico Cerri torinese (contenente le poesie scritte e recitate da Cesare Cerri e altri poeti in occasione della predicazione quaresimale del 1870); L’educazione infantile (si tratta di un discorso letto dal prof. D. Giambattista Anania nella solenne distribuzione dei premi agli allievi del nobile ginnasio Franchi ed agli alunni delle scuole elementari municipali di Veroli il 3 ottobre 1875); Il culto di s. Giuseppe (anche questo è un discorso accademico letto nel Seminario-collegio di Veroli il 19 marzo 1886); L’arciprete di s. Francesca (Veroli): Storia veridica (si tratta di un bozzetto teatrale di Nino Compagnoni, pubblicato per la Tipografia Teatrale di Roma che proprio con questo lavoro inaugurò una collezione di operette dal titolo «Bozzetti settimanali» nel 1886); Nelle solenni esequie di mons. Gio. Battista Maneschi, vescovo di Veroli, celebrate il terzo dì dalla sua deposizione nella chiesa cattedrale di S. Andrea (discorso recitato da Isidoro da Guarcino nel 1891); Che cosa è un Vescovo nella sua Diocesi? (prolusione letta da Giambattista Anania nell’accademia letteraria tenuta nel seminario di Veroli dal capitolo della cattedrale la sera del 20 maggio 1892 in onore di monsignore Paolo Fioravanti novello vescovo della città).(fonte)

    Il Palazzo Marchesi Campanari si trova su via Umberto I ed è stato fatto costruire dalla casata dei Campanari, presente a Verolì dal 1324. La dimora di famiglia sembra essere stata fin dall’inizio situata nel cuore del centro storico di Veroli, nella stessa zona del palazzo attuale, che è stato realizzato nel corso dei secoli attraverso successivi ampliamenti.
    I Campanari acquistarono prestigio a cominciare dal XVI secolo quando si espansero le attività commerciali e mercantili. Nel 1612, come ricorda l’epigrafe sul portale di ingresso di Via Umberto I, Stefano Campanari ristrutturò in forma più monumentale il palazzo. Di quella ristrutturazione sono arrivati fino a noi il portale e le finestre inginocchiate.
    Nel 1744 Agostino Campanari ospitò nel palazzo i sovrani Francesco lll duca di Modena e Carlo III di Borbone, re di Napoli, che conferì al palazzo il privilegio dell’immunità. Tra il 1750 e il 1780 si realizzò un nuovo ampliamento verso Porta Scura, che fu con molta probabilità progettato dall’architetto romano Giuseppe Subleyras. La nuova ala è delimitata da un giardino chiuso da una cancellata in ferro battuto. Sei ordini di finestre danno luce agli ambienti, incluso il monumentale salone di società, finemente decorato e abbellito da un grandioso lampadario in vetro di Murano: qui si tenevano i concerti nelle ricorrenze più importanti.
    Al terzo piano è presente un balcone d’affaccio.
    Oggi il palazzo è di proprietà del Comune di Veroli che lo ha acquistato nel 2019 dalla Società Familia che aveva provveduto agli ultimi lavori di ristrutturazione degli antichi ambienti, terminati nel 2000.(fonte)