Villanueva 16 – febbraio – 38[1]
Carissimo Cabella[2],
sono terribilmente imbarazzato con tutti-
Ero sempre in attesa di un tuo intervento per-
ché anche tu ti sei dimenticato –
Giorni fa ho firmato il mio rapporto informa=
tivo venuto dal Raggruppamento Carri – Una
delizia : “ Ufficiale di poco rendimento, di poca
disciplina – Non ispira fiducia ” – Non lo volevo
firmare. Il Ten. Colonnello Comandante del Btg.
mi ha ordinato di porre la firma per presa
conoscenza – La sera stessa ho presentato domanda
di rimpatrio riservandomi di esporre i miei
motivi al Sig. Generale comandante la Divisione –
La domanda è stata fermata e respinta al Coman=
do di Reggimento non essendo possibile il rimpatrio –
Ho inoltrato allora domanda di conferimento con
il Comandante della Divisione e nello stesso tempo
ho richiesto visita collegiale per un difetto al
piede destro – Sono in attesa dell’una e dell’altra.
Sono fermamente deciso di richiedere o i carri Armati
Spagnoli (dove c’è richiesta di personale pratico e si combatte
veramente) o il rimpatrio, a meno che tu non
riesca a farmi passare alle Frecce[3] –
Avrei inoltre da parlarti molto a lungo –
Affettuosi saluti tuo amico Lino Fuccioli
retro
Fammi avere tue notizie
Scrivi
Note
[1] Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
La guerra civile spagnola è l’emblema di un’epoca che vede il confronto di tre modelli di organizzazione della vita sociale: quello democratico occidentale, quello comunista e anarchico, quello fascista innestato sulla forza delle tradizioni militari e religiose della Spagna. L’esito, tra il 1936 e il 1939, è un lunghissimo e sanguinoso conflitto armato che si risolve per il decisivo contributo in armi e uomini che la Germania nazista e l’Italia fascista sono in grado di offrire al caudillo Franco, mentre il governo repubblicano non solo può contare su risorse e aiuti assai limitati da parte sia delle potenze occidentali che dell’URSS (sostanzialmente costituiti dalle brigate antifasciste internazionali), quanto soprattutto è costretto a una conduzione della guerra in cui le lacerazioni profonde della sinistra (come quella tra anarchici e comunisti) rendono difficoltosa la coesione delle operazioni contro i falangisti.
disordini politici e il colpo di Stato di Franco: scoppia la guerra civile
L’avvio di una delle vicende politico-militari, la guerra civile spagnola, che più di ogni altra contraddistingue la spinta dell’Europa verso la Seconda guerra mondiale, è probabilmente da ricercare nel fallimento dell’esperimento politico del dittatore Miguel Primo de Rivera (1870-1930). Le opposizioni alla sua politica e il fallimento di tutti i suoi sforzi lo spingono a lasciare il potere nel gennaio 1930, mentre anche il re Alfonso XIII (1886-1941), profondamente coinvolto nell’esperienza autoritaria di de Rivera, è costretto ad allontanarsi dalla Spagna dopo la vittoria elettorale dei partiti Repubblicano e Socialista nel 1931.
La formazione di un governo di sinistra repubblicano-socialista, presieduto da Manuel Azana (1880-1940), proprio nella fase di maggiore incertezza economica, poiché i settori più vitali del sistema economico sono colpiti dalla grande crisi economica del 1929, produce il tentativo di introdurre riforme di tipo liberal-democratico che rafforzano la modernizzazione del Paese: una riforma agraria, che assume un carattere moderato e non punitivo per la proprietà, come invece vogliono gli anarchici; la laicizzazione del sistema scolastico, che viene sottratto all’influenza della Chiesa; il riconoscimento dell’autonomia catalana; un nuovo diritto di famiglia; l’introduzione del suffragio universale. Le difficoltà per il governo Azana nascono sia per la resistenza dei ceti colpiti da quei provvedimenti, sia per l’insoddisfazione dei partiti rivoluzionari che li ritengono insufficienti. La vita politica spagnola, mentre la crisi economica contribuisce a creare masse di sbandati e di disoccupati, inizia a caratterizzarsi per gli scontri armati tra le milizie di partito delle due ali estreme. In particolare all’estrema destra José Antonio Primo de Rivera, figlio del dittatore, fonda la Falange spagnola, un movimento che richiama i partiti nazional-fascisti europei, mentre un forte movimento cattolico-reazionario è guidato da José María Gil Robles (1898-1980). Alla fine di novembre 1933, le elezioni politiche segnano la vittoria dei partiti di centrodestra, i quali provvedono immediatamente a vanificare buona parte delle riforme del governo Azana. Alla reazione dei partiti di estrema sinistra – che nelle Asturie si trasforma in una vera e propria rivolta dei minatori anarchici – il governo risponde con una violenta repressione che produce 3000 morti. In una situazione così radicalizzata interviene agli inizi del 1936 la nuova vittoria elettorale del fronte delle sinistre, di cui per la prima volta fanno parte anche comunisti e anarchici. La guida del governo tocca al socialista Francisco Largo Caballero (1869-1946). Si rinnovano immediatamente le violenze degli estremisti di destra, che non accettano il responso delle urne, cui i gruppi armati delle sinistre rispondono con attentati a personalità guida dell’estrema destra. Il 3 luglio viene assassinato il fondatore della Falange spagnola, de Rivera, e l’episodio serve a fine luglio alle truppe del generale Francisco Franco (1892-1975), insediate in Marocco, per un nuovo pronunciamento dell’esercito. L’esercito dei rivoltosi, che ha dalla propria parte i quadri militari, riesce a passare nel continente, grazie anche all’assistenza militare dell’Italia e della Germania che riconoscono subito il nuovo governo che Franco costituisce a Burgos, nella parte occidentale della Spagna, mentre il governo repubblicano riesce a mobilitare la resistenza popolare e i quadri militari rimastigli fedeli e soprattutto a disporre delle forze di polizia e delle masse di volontari delle regioni industriali, ma risente notevolmente dell’indisciplina delle milizie operaie imbevute di anarchismo. L’URSS invia ai repubblicani tecnici, materiale bellico e aiuti finanziari, incomparabilmente minori di quelli offerti, prima segretamente poi apertamente, dai governi italiano e tedesco. Inizia così la guerra civile spagnola.
Una guerra civile che coinvolge tutta l’Europa
Dal punto di vista militare la guerra di Spagna rappresenta il banco di prova delle armi e delle tecniche nuove, utilizzate nella Seconda guerra mondiale. L’aiuto delle potenze fasciste alla Spagna franchista assume un forte significato ideologico, per cui in tutto il mondo occidentale le forze politiche che colgono il pericolo dell’espansionismo fascista si schierano con i repubblicani. Si formano brigate internazionali di democratici, socialisti, comunisti e anarchici che vanno a combattere per la repubblica e particolarmente significativa è la presenza degli antifascisti italiani, mentre vengono deluse le speranze che il governo repubblicano ha posto nella Francia e nell’Inghilterra, poiché queste adottano una politica di non intervento. L’esito della guerra civile non è affatto scontato, malgrado il massiccio intervento a favore dei franchisti delle truppe italiane (sotto forma di volontari) e della tecnologia bellica, soprattutto aviatoria, tedesca. Mentre la conduzione della guerra da parte dei franchisti è sufficientemente coerente, nella parte repubblicana la guerra civile produce una forte divaricazione tra democratici e comunisti, da una parte, e anarchici e trozkisti – i comunisti sostenitori delle teorie del grande rivoluzionario russo hanno creato una quarta internazionale – dall’altra. Questi ultimi infatti ritengono che la guerra civile debba trasformarsi immediatamente in rivoluzione sociale. In Aragona e Catalogna, dalla metà di luglio alla fine di agosto 1936, i lavoratori e i contadini collettivizzano i trasporti urbani e ferroviari, le industrie metallurgiche e tessili, il rifornimento d’acqua e alcuni settori del grande e piccolo commercio. Circa 20 mila imprese industriali e commerciali sono così espropriate e gestite direttamente dai lavoratori e dai loro sindacati. Un Consiglio dell’economia viene costituito per coordinare l’attività dei diversi settori della produzione. È nel settore agricolo che la collettivizzazione è più radicale con misure quali la creazione di salari familiari e la messa in comune degli attrezzi e dei raccolti. Così, andando assai oltre i progetti politici dei repubblicani, vengono create Comuni rivoluzionarie in un clima di violenza contro i ceti borghesi e contro le strutture ecclesiastiche, e vengono assassinati circa 7mila preti e monache. A questi eccidi i nazionalisti rispondono con esecuzioni in massa (a Saragozza, a Badajoz); il poeta García Lorca (1898-1936) cade sotto i colpi della guardia civile franchista. La pericolosità dell’azione insurrezionale degli anarchici in un momento di scontro militare con il fascismo internazionale viene colta in particolare da Stalin (1879-1953), che fa pressione, tramite la terza Internazionale e, direttamente sul capo del governo repubblicano, Caballero sottolineando l’insostenibilità di un’azione difensiva della Repubblica, che consegna agli avversari interi ceti sociali spaventati dagli esperimenti rivoluzionari degli estremisti. Di fronte alla debolezza del governo Caballero nei confronti delle iniziative degli anarchici e dei trockijsti, i comunisti sostengono un nuovo ministero repubblicano, mentre le iniziative anarchiche vengono represse nel sangue. Intanto i franchisti danno una vernice fascista al loro movimento, adottando il 19 aprile 1937 il progetto politico dei falangisti, che raccoglie in un partito unico la Falange spagnola tradizionalista e le giunte d’offensiva nazional-sindacalista. Franco aggiunge alle sue funzioni di generalissimo, dall’agosto 1937, quelle di Capo dello Stato. Dal punto di vista militare i nazionalisti con la presa di Badajoz (14 agosto 1936) riescono a riunire le loro forze dislocate a ovest e a sud del Paese, minacciando Madrid, difesa eroicamente dai repubblicani e dalle brigate internazionali, che riescono a fermare l’assalto dei franchisti. La resistenza di Madrid si prolunga per 28 mesi. Tuttavia, già alla fine del 1936 Franco controlla ormai più di metà della Spagna, con tutta la frontiera ispano-portoghese, che rappresenta un vantaggio per ricevere i suoi rifornimenti. L’ultima offensiva degli antifascisti è del gennaio 1938, che porta alla conquista di Teruel, vittoria senza esito poiché la città viene ripresa dai nazionalisti dopo appena un mese. Questo successo effimero contribuisce solo a ritardare la grande offensiva progettata da Franco, che comincia il 23 dicembre 1938, sostenuta da potenti forze aeree e motorizzate. Viene sfondato rapidamente il fronte della Catalogna e il 26 gennaio 1939 viene presa Barcellona, retta dal maggio 1937 da un governo filocomunista, guidato da Juan Negrin (1887-1956), il quale, sempre appoggiato dai comunisti, cerca di continuare la resistenza a Valenza. Dopo aver infranto con parecchi giorni di combattimento l’opposizione dei comunisti, la giunta franchista si prepara a negoziare la resa della capitale, che viene occupata senza resistenza dalle truppe di Franco il 28 marzo 1939. Sono molti i profughi che decidono di passare il confine francese e il governo consente l’entrata in Francia dei profughi civili: “Le donne, i bambini e i vecchi possono essere accolti. I feriti verranno curati. Gli uomini in età di portare le armi devono essere respinti”. Saranno accolti 240 mila civili e 10 mila feriti. La guerra può considerarsi perduta per i repubblicani, tanto che buona parte delle truppe italo-tedesche e degli aiuti militari sovietici lasciano il Paese. I volontari delle brigate internazionali, provenienti da 52 Paesi dei cinque continenti, sono circa 40 mila e la metà è morta in combattimento, dispersa o ferita. Altri 5000 uomini hanno combattuto in unità dell’esercito repubblicano e almeno altre 20 mila hanno lavorato nei servizi sanitari o ausiliari. Il conflitto che ha causato circa 400 mila morti, si conclude e il primo aprile Radio Burgos diffonde l’ultimo bollettino di guerra: “Oggi, dopo aver fatto prigioniero l’esercito rosso e averlo disarmato, le truppe hanno raggiunto i loro obiettivi militari. La guerra è terminata”.(fonte)
[2] Sottotenente Cabella Giuseppe MAVM 2 MBVM CGVM MAVM Cabella Giuseppe fu Gerolamo e fu Cabella Paola, da Novi Ligure (Imperia?), sottotenente 1° reggimento misto “Frecce Azzurre”: «Comandante di plotone mitraglieri assegnato ad una compagnia fucilieri assolveva con serenità, perizia e lodevole sentimento del dovere, tutti i compiti assegnatigli. Durante l’attacco ad una importante posizione nemica, assumeva d’iniziativa il comando di un plotone rimasto temporaneamente privo del comandante, e lo conduceva all’assalto di una munita trincea nemica, che occupava dopo aver fugato i difensori. Mirablanca, 27 marzo 1938-XVI».51 MBVM Cabella Giuseppe fu Gerolamo e fu Cabella Paola, da Novi Ligure (AL), sottotenente 1° reggimento “Frecce Azzurre”: «Comandante di plotone mitraglieri, durante l’attacco di forti posizioni nemiche, guidava con slancio ed iniziativa i suoi uomini alla conquista di una posizione dalla quale con la sua azione di fuoco favoriva l’avanzata di un altro reparto del suo battaglione. – Spagna Alto del Nino (Barracas) 21 luglio 1938-XVI».52 Cabella Giuseppe fu Gerolamo e fu Cabella Paola, da Novi Ligure (AL), centurione 219^ legione CC. NN.: «In due giornate di combattimento, era costante esempio ai dipendenti di coraggio e virtù militari prodigandosi con superbo sprezzo del pericolo per il conseguimento del successo e riuscendo, alla testa di alcune pattuglie esploratori a conquistare importante posizione. – Buq-Buq-Sidi el Barrani, 15-16 settembre 1940-XVIII».53 CGVM Cabella Giuseppe fu Gerolamo e fu Cabella Paola, da Novi Ligure (AL), sottotenente battaglione Sierra Avila “Frecce Azzurre”: «Ufficiale prodigatosi, in due anni di guerra e sempre con reparti in linea, in tutte le operazioni. Per attaccamento al proprio reparto rifiutava due volte il trasferimento in un altro di retrovia. Saputo del ferimento di un proprio ufficiale, per il quale era reso difficoltoso il trasporto stante l’intenso tiro di armi automatiche avversarie, di propria iniziativa si recava coraggiosamente sul posto e provvedeva al ritiro del ferito, sottraendolo a sicura morte. Bell’esempio di altruismo e sprezzo del pericolo. – Fores, 15 gennaio 1939-XVII».(fonte)
[3] Corpo Truppe Volontarie (C.T.V.), in precedenza Missione Militare Italiana in Spagna (M.M.I.S.), fu la denominazione assegnata ad un corpo di spedizione italiano, durante il regime fascista, composto in gran parte da volontari del Regio Esercito e della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, inviato in Spagna a supporto di Francisco Franco e delle forze spagnole nazionaliste durante la guerra civile spagnola.
Storia
La situazione in Spagna
Nel luglio del 1936, al principio della guerra civile spagnola, la maggior parte delle migliori truppe nazionaliste erano isolate nel Marocco spagnolo o nelle isole Canarie. Nel frattempo, nella Spagna continentale, formazioni più piccole composte da nazionalisti e dalla Guardia Civil ingaggiarono combattimenti con le milizie repubblicane, la Guardia de Asalto e quelle unità militari che rimasero fedeli al governo del Fronte Popolare.
Se le forze nazionaliste in Spagna non avessero ricevuto rinforzi, la ribellione sarebbe potuta presto fallire. Il generale Francisco Franco e gli altri esponenti nazionalisti inviarono emissari a Berlino e a Roma per richiedere aiuto: sia Adolf Hitler che Benito Mussolini risposero in senso positivo.
L’intervento italiano
Italia e Germania inviarono aerei da trasporto ed equipaggi (quelli italiani comandati da Ettore Muti) in Marocco, per trasportare le forze nazionaliste dal Marocco spagnolo alla Spagna europea. I regulares marocchini e il Tercio permisero alle forze nazionaliste di assumere l’iniziativa nella penisola Iberica. Dodici bombardieri trimotori Savoia-Marchetti S.M.81, con relativi equipaggi e specialisti, prima unità della futura Aviazione Legionaria, partirono dall’aeroporto di Cagliari-Elmas già all’alba del 30 luglio 1936.
Furono inviati anche alcuni sommergibili nel novembre 1936, che compirono diverse missioni, fino al settembre 1937. Tra questi il Naiade, il Torricelli (che danneggiò gravemente l’incrociatore repubblicano Miguel de Cervantes), il Topazio, l’Antonio Sciesa, il Balilla e l’Archimede. Le proteste delle altre potenze indussero tuttavia a interrompere una vera e propria guerra navale non dichiarata. Il Torricelli e l’Archimede furono allora ceduti alla Marina spagnola, e ridenominati General Sanjurjo e General Mola.
La missione militare e l’invio del Corpo
Nel settembre 1936, subito dopo la richiesta di aiuto di Francisco Franco, Benito Mussolini, inviò l’allora capo del S.I.M. (Servizio Informazioni Militari), il generale di brigata Mario Roatta (alias Comm. Colli, alias generale Mancini) in Spagna, col compito di creare la “M.M.I.S.” (“Missione Militare Italiana in Spagna”), con sede a Siviglia. La “M.M.I.S.” divenne operativa il 15 dicembre 1936 con il compito di inviare materiali, armi e istruttori, nonché di creare due brigate miste italo-spagnole.
Il 17 febbraio 1937 la “M.M.I.S.” cambiò definizione in “C.T.V.” (“Comando Truppe Volontarie”) mentre la massa operativa costituì il “C.T.V.” (“Corpo Truppe Volontarie”). Si trattava di circa 20.000 militi della MVSN, inquadrati su tre divisioni (“Dio lo vuole!”, “Fiamme Nere” e “Penne Nere”, che nel 1937 saranno ridotte a due divisioni e successivamente ad una), a cui se ne affiancherà un’altra che inquadrava personale volontario del Regio Esercito, la 4ª Divisione fanteria “Littorio” comandata dal generale Annibale Bergonzoli. Nell’ottobre 1938, dopo 18 mesi di ferma volontaria, le camicie nere furono rimpatriate e sostituite da tre divisioni miste italo-spagnole: “Frecce Nere”, “Frecce Azzurre” e “Frecce verdi”.
Cronologia delle operazioni
1936
24 ottobre: l’Aviazione Legionaria attacca le forze repubblicane della Catalogna, sotto il comando del capitano Alberto Bayo, che il 3 settembre aveva effettuato un atterraggio a Maiorca. Nello stesso giorno, aerei da bombardamento e da caccia lanciano il loro primo attacco su Madrid, allo scopo di dimostrare alle forze repubblicane la potenza degli alleati di Franco. Nei giorni seguenti comincia una serie di incursioni e di bombardamenti sulla capitale spagnola.
2 novembre: le forze aeree italo-tedesche sono attaccate da velivoli sovietici, soprannominati “Chatos” dagli spagnoli. Gli attacchi causano alcune perdite per l’Aviazione Legionaria.
21 novembre: il sommergibile della Regia Marina Evangelista Torricelli, avvistato l’incrociatore Miguel de Cervantes alla fonda nei pressi di Cartagena, gli lancia due siluri; una delle armi colpisce il bersaglio a dritta, aprendo uno squarcio di metri 21 per 14 a poppa. La nave sarà costretta in bacino fino al 1938.
12 dicembre: dopo il fallimento dell’offensiva di Franco su Madrid, Mussolini decide di inviare forze armate addestrate in Spagna. Mussolini prende questa decisione dopo aver consultato il ministro degli Affari Esteri, Galeazzo Ciano e il generale Roatta. Roatta è nominato comandante in capo della forza di spedizione italiana. Vicecomandante è il generale Luigi Frusci.
23 dicembre: la prima formazione di 3.000 soldati atterra a Cadice, con il nome di Missione Militare Italiana.
1937
Gennaio: entro il mese, circa 44.000 uomini, tra soldati del Regio Esercito e della MVSN sono in Spagna. Alla fine di gennaio la Forza di spedizione viene rinominata in “Corpo Truppe Volontarie”, o C.T.V..
Il Corpo è organizzato su quattro grandi unità di livello divisionale, di cui tre della Milizia:
1ª Divisione CC.NN. “Dio lo Vuole”
2ª Divisione CC.NN. “Fiamme Nere”
3ª Divisione CC.NN. “Penne Nere”
4ª Divisione fanteria “Littorio” – formata da volontari del Regio Esercito
Raggruppamento CC.NN. “XXIII Marzo”
Le divisioni CC.NN. erano formate da volontari della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale ed erano semi-motorizzate. Il Corpo impiegava anche un Raggruppamento carristi (carri armati e blindati), un corpo di artiglieria su dieci gruppi di artiglieria campale e quattro batterie di artiglieria antiaerea.
dal 3 febbraio all’8 febbraio: la 1ª Divisione CC.NN. “Dio lo Vuole”, in appoggio alle forze nazionaliste, lancia un’offensiva su Málaga. L’8 febbraio, gli italiani e i nazionalisti conquistano la città. La battaglia di Malaga è una vittoria fondamentale per i nazionalisti. Circa 74 soldati italiani sono uccisi, 221 feriti e due risultano dispersi.
Marzo: il Corpo Truppe Volontarie per la fine del mese ammonta ad oltre 50.000 soldati.
Dall’8 marzo al 23 marzo: Mussolini accetta il piano di Franco per cui le forze fasciste italiane avrebbero dovuto partecipare ad una quarta offensiva contro Madrid. L’offensiva italiana si tiene nel settore di Guadalajara. La battaglia coi difensori repubblicani si conclude con uno scacco, dovuto soprattutto allo scarso coordinamento con gli spagnoli, che mancarono di realizzare gli attacchi negli altri settori, consentendo ai repubblicani di concentrare tutte le loro forze contro il CTV. Le forze corazzate italiane, consistenti soprattutto in carri leggeri CV35, risultarono non essere all’altezza dei carri armati forniti ai repubblicani dall’Unione Sovietica. Le tre Divisioni CC.NN. vengono sciolte e riorganizzate in due divisioni e in un gruppo armi speciali (corazzati e artiglieria).
Dopo la battaglia di Guadalajara, i comandanti delle forze italiane non organizzano attacchi esclusivamente riguardanti il Corpo, ma agiscono alle dipendenze dell’alto comando nazionalista. Similmente il comandante della Legione Condor, il generale Hugo Sperrle, comanda l’Aviazione Legionaria Italiana. In realtà, le forze italiane continuano a mantenere una loro autonomia e i bombardamenti italiani, come quelli su Barcellona nel 1938, sono ordinati da Mussolini senza consultare Franco.
Da aprile ad agosto: dopo che le divisioni CC.NN. sono state ridotte, gli italiani cominciano ad operare in unità miste italo-spagnole (le Flechas, “Frecce”) dove gli italiani forniscono gli ufficiali e il personale tecnico, mentre gli spagnoli servono nella truppa. Le prime unità sono la Brigata Mista “Frecce Azzurre” (Brigada Mixta “Flechas Azules”) e la Brigata Mista “Frecce Nere” (“Flechas Negras”), che combattono rispettivamente nell’Estremadura e in Viscaya dall’aprile all’agosto 1937. In Viscaya operano anche il Gruppo XXIII Marzo e undici gruppi d’artiglieria, partecipando alla presa della roccaforte repubblicana di Guernica.
Agosto e settembre: il sostituto di Roatta, generale Ettore Bastico, comanda le forze del C.T.V., compresa la Divisione XXIII Marzo, formata sulla base del Gruppo CCNN XXIII Marzo comandato da Enrico Francisci. Il Corpo, durante la battaglia di Santander, spezza le linee repubblicane presso Soncillo e, grazie ai feroci combattimenti sostenuti dalla 4ª Divisione fanteria “Littorio” del generale Annibale Bergonzoli, conquista una postazione chiave (il Puerto del Escudo), penetrando profondamente nelle retrovie repubblicane e ottenendo così una vittoria di decisiva importanza per lo schieramento nazionalista. Dopo l’offensiva di Santander il C.T.V. è trasferito sul fronte aragonese.
Alcuni reparti del C.T.V. potrebbero essere stati coinvolti nella battaglia di El Mazuco, ma i dettagli sono tuttora oggetto di discussione.
Ottobre: Dopo le campagne al nord, la 1ª e la 2ª Divisione CC.NN. furono rinforzate dalla Divisione XXIII Marzo e rinominate: Divisione XXIII Marzo “Fiamme Nere”.
1938
Marzo: La Brigata “Frecce Nere” fu ampliata nella Divisione “Frecce Nere” combattendo nella vittoriosa offensiva in Aragona e nella Corsa al Mare con il Corpo sotto il comando del Generale Mario Berti. Le perdite italiane furono 3.225 tra morti e feriti.
Ottobre: furono ritirati 10.000 militari italiani con oltre 18 mesi di servizio.
Novembre: La Divisione “Frecce” fu rinforzata e rinominata “Frecce Nere” e la Brigata Frecce Azzurre fu ampliata in un’altra Divisione “Frecce” che prese parte all’offensiva di Catalogna, l’ultimo attacco della guerra, a fianco del resto del C.T.V., sotto il comando di Gastone Gambara:
Divisione “Frecce Nere”
Divisione “Frecce Azzurre”
Divisione “Frecce Verdi”
Complessivamente vi erano nel CTV 2.077 ufficiali e 25.935 sottufficiali, legionari e soldati.
Dicembre: il CTV partecipa all’offensiva in Catalogna.
1939
Gennaio: il CTV conquista Badalona il giorno 27.
Marzo: il giorno 30 il CTV conquista il porto di Alicante.
Aprile: in seguito alla vittoria di Franco e dei nazionalisti sui Repubblicani, i volontari italiani furono ritirati dal territorio spagnolo.(fonte)