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Sacrario di Giuturna. Roma. 1890 ca

    Foro Romano, Sacrario Giuturna. Roma. 1890 ca
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    778 – ROMA – Foro Romano. Ambiente del Sacrario di Giuturna con la Statua di Esculapio e dei Dioscuri.


    Timbro VASARI & MILANO ROMA DEPOSE


    Data: 1890 c.a

    Autore: VASARI & MILANO ROMA[1].

    Soggetto: Roma – Foro Romano. Ambiente del Sacrario di Giuturna[2]

    B/N Colore: Seppia

    Dimensioni: 24,5 x 19 cm (supporto primario)

    Materiale: cartoncino

    Tecnica:  al bromuro argento stampata in  positivo

    © Archivio Sacchini


    Note

    La foto proviene dalla collezione di Enrico D’Ancona (1901-1982), marito di Beatrice Gulì, era figlio di Antonio D’Ancona, fondatore dell’Atelier Antonio D’Ancona a Fiume (Rijeka), situato presso l’AntikvariJat Mali Neboder in Ciottina 20B, Croazia, attivo già intorno al 1900. Antonio D’Ancona, fotografo di Fiume nell’Impero austro-ungarico, operò dal 1890 ed è menzionato nelle raccolte fotografiche del Museo Marittimo e Storico del Litorale Croato di Fiume (Museo Fiume). Il suo studio si trovava in Piazza Andrassy, come testimoniato da fotografie del 1904 conservate in album di famiglia locale (Coll. H. Conighi).(fonte)

    [1] Lo Studio fotografico Vasari è una delle più antiche dinastie italiane operanti nel campo della fotografia.
    Lo studio è conosciuto per la sua specializzazione in fotografie architettoniche e di opere d’arte e per aver documentato negli anni la trasformazione della Roma del ventennio e del dopoguerra.
    Collezioni delle foto Vasari sono custodite presso International Museum of Photography and Film at George Eastman House di Rochester (New York), il più antico museo del mondo dedicato alla fotografia, presso l’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma, e al Centro studi e archivio della comunicazione (CSAC) dell’Università degli Studi di Parma.
    Storia
    Il capostipite Cesare Vasari (Arezzo, 30 maggio 1846 – Roma, 31 maggio 1901) si trasferisce a Roma nel 1860 dove inizia la sua attività nel campo, lavorando inizialmente per fotografi professionisti. Diventa collaboratore della vedova di Tommaso Cuccioni, Isabella Bonafede; nel 1875 apre uno dei primi atelier per la produzione di fotografie d’arte ed architettura.
    Dopo che Cesare si trasferisce a Firenze, l’atelier romano passa al nipote Alessandro (Roma, 1° luglio 1866 – 18 marzo 1929); il figlio di Alessandro, Tommaso (Roma, 21 marzo 1894 – 25 agosto 1971) documenta la vicenda artistica ed architettonica della Roma del Ventennio, diventando fornitore della Casa Reale, e completando la sua opera fotografica nella ricostruzione del dopoguerra.
    All’inizio il laboratorio per lo sviluppo e stampa delle fotografie si trovava a via della Mercede successivamente trasferito a via Ludovisi ed infine a via Condotti, dove venivano effettuate tutte le lavorazioni di trattamento dei negativi, la successiva stampa e ritoccatura finale
    A Tommaso, che ebbe due figli Laura e Giorgio, succederà Giorgio, dottore in chimica (Roma, 11 settembre 1931 – Filettino, 3 luglio 2004). Con Giorgio l’attività si sviluppa nei settori d’arte, architettura ed industria, tra cui la documentazione fotografica delle opere pubbliche per le Olimpiadi del 1960, le sedi delle maggiori aziende del “boom economico” italiano, oltre a edizioni che trattano le più importanti basiliche, chiese e gallerie romane d’arte e antiquariato.
    Successivamente i figli di Giorgio (Alessandro, Andrea e Francesco) hanno continuato l’attività dello studio, costituendo l’Archivio
    Fotografico Vasari ed arricchendolo attraverso campagne fotografiche su commissione da parte di enti statali, musei, collezioni private e editori nazionali ed internazionali.
    Oggi l’attività fotografica è condotta da Alessandro Vasari (Roma, 25 febbraio 1957).

    I Vasari e l’architettura
    «Le foto di cantiere, circa 800 in bianco e nero, sono opera dello studio Vasari, fornitore della Real Casa e fotografo ufficiale delle trasformazioni di Roma. Il grande formato, la qualità della stampa e l’accuratezza delle riprese fanno di questi documenti una fonte preziosa»
    La specializzazione nella fotografia di architettura inizia da subito con Cesare Vasari, ma saranno Tommaso e Giorgio a dare un forte impulso a questo genere di riprese prestando la loro opera per importanti architetti come Enrico Del Debbio, Pier Luigi Nervi, Luigi Walter Moretti e Giuseppe Vaccaro.

    L’Archivio fotografico
    L’archivio storico dei Vasari composto da 5.024 lastre (in vetro 21×27 cm. ed altre 13×18 cm.), è attualmente consultabile presso la Calcografia-Istituto Nazionale per la Grafica.
    Dal 2023, 998 lastre in vetro di Alessandro Vasari (1866 – 1929), sono state catalogate e messe online per la visione pubblica.
    La produzione “conto terzi” dal 1910 ca. all’immediato dopoguerra, che consiste di 350.000 tra lastre e negativi in bianco e nero e a colori, è conservata presso il Centro studi e archivio della comunicazione (CSAC) dell’Università degli Studi di Parma.
    Un’ultima porzione più eterogenea consiste nell’archivio privato dei Vasari (circa 90.000 tra pellicole di vari formati positive, negative bianco/nero e colore, e file digitali ad alta risoluzione), questo fondo, in continua espansione, comprende la produzione fotografica dei Vasari ad oggi ed è consultabile su un database di ricerca per soggetto, autore ed ubicazione tramite il sito dello studio fotografico.(fonte)

    Il negativo dello scatto si trova presso l’Istituto Nazionale per la Grafica; Calcografia: Collezioni Fotografiche; Scatola G19(fonte)

    [2] L’Antiquarium Forense, nome ufficiale Museo del Foro Romano, è uno spazio museale del Foro Romano collocato in alcune sale dell’ex convento di Santa Francesca Romana.

    Descrizione

    L’Antiquarium fu creato nel 1900 da Giacomo Boni, che per primo aveva intrapreso scavi nel Foro con metodo stratigrafico, per conservarvi reperti provenienti appunto da tali scavi, nonché le schede accuratissime relative ai singoli livelli esplorati. Nella sistemazione originaria “A ogni reperto archeologico, proveniente dalle varie stratificazioni, fu apposto un numero di inventario, corrispondente alle relative schede di strato. In seguito tale materiale è stato raccolto in appositi scaffali, collocati nell’Antiquarium Forense.” (Carnabuci, pag. 19). Comportamento anche questo felicemente innovativo rispetto agli scavi dei primi decenni del Regno d’Italia, condotti spesso “alla garibaldina”, per così dire.

    Nella scheda del Centro di informazione turistica di Roma Capitale viene descritto come segue:
    “Al pianterreno, sono raccolti i materiali provenienti dalle esplorazioni stratigrafiche e dagli scavi del Foro e quelli scoperti dal Bartoli nei pozzi presso il Tempio di Vesta, consistenti in ossa di animali e suppellettile domestica (IX-VII secolo a.C.). Vi sono esposti anche i corredi funerari rinvenuti nelle tombe, la necropoli arcaica, della quale vengono mostrati un plastico, alcune fotografie e disegni e le ricostruzioni di alcune sepolture. In una sala sono collocate le tombe ad inumazione entro tronchi d’albero appartenenti a bambini e riferibili alla metà dell’VIII-VII sec. a.C., quando nell’area non venivano più seppelliti gli adulti. Appaiono qui per la prima volta ceramiche greche di importazione. Al primo piano, nei due saloni e nella galleria, sono invece raccolti frammenti architettonici e scultorei, tra cui il fregio della Basilica Emilia con la raffigurazione del mito di Enea e delle origini di Roma. Si segnalano inoltre le sculture provenienti dalla fonte di Giuturna e i ritratti imperiali. Nel chiostro infine è esposta una piccola raccolta di epigrafi.”

    La fonte di Giuturna è un’antica area sacra dedicata a Giuturna, ninfa delle fonti, in corrispondenza di una sorgente monumentalizzata che si trova nel Foro Romano, tra il tempio dei Dioscuri e la casa delle Vestali.

    Descrizione

    Denario del 96 a.C. Sul retro i Dioscuri che abbeverano i cavalli alla fonte di Giuturna.

    La fonte, tra le più antiche e importanti della città, che sgorgava ai piedi del Palatino, era dedicata a Giuturna, una ninfa sorella di re Turno, che era la divinizzazione della fonte stessa, come spesso accadde nel mondo antico.

    L’area, scavata nel 1900 da Giacomo Boni, era già venerata in epoca arcaica; fu decorata in epoca repubblicana e ulteriormente monumentalizzata in epoca imperiale.

    Il bacino di raccolta delle acque, alimentato da due sorgenti negli angoli settentrionali, è approssimativamente quadrato (5mx5m), rivestito di marmo e con al centro un piedistallo rettangolare. A circa un metro di profondità, sulla pavimentazione di epoca augustea, si trova il bacino inferiore di epoca repubblicana, costruito in opera quasi reticolata, tipica del periodo a cavallo tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C.. La datazione più accettata è quella connessa al restauro del vicino tempio dei Càstori a opera di Lucio Cecilio Metello Dalmatico nel 117 a.C. Vi si notano dei restauri più tardi, probabilmente dell’inizio della fase imperiale, in tufo diverso, databile al restauro in epoca tiberiana del tempio.

    Nel bacino furono rinvenute le statue dei Dioscuri fatte a pezzi, originariamente poste, quasi certamente, sul piedistallo centrale oggi conservate nel museo del Foro romano insieme alle statue di Apollo ed Esculapio, che ornavano la fonte. Raffiguravano i Dioscuri nell’atto di abbeverare i loro cavalli alla fonte, come nella loro leggendaria apparizione nel Foro prima della vittoriosa battaglia del lago Regillo.

    Si tratta di opere in stile arcaico, tipiche della tarda età ellenistica coeva alla fine del II secolo a.C. Furono probabilmente danneggiate nell’incendio del 12 a.C., come dimostrano i restauri in marmo differente (marmo di Carrara invece che marmo pentelico) e le tracce di fuoco.

    Il rilievo che si vede oggi vicino al bordo della fonte è una copia (l’originale è nell’Antiquarium) di un rilievo traianeo con i Dioscuri, i loro genitori Giove e Leda e Giuturna. Il pozzo marmoreo antistante ha una doppia iscrizione col nome di Marco Barbazio Pollione, edile curule, vissuto in epoca cesariano-augustea.

    L’ara invece risale all’epoca di Settimio Severo e presenta diverse raffigurazioni: sui lati maggiori, quelle di Giuturna e Turno e dei Dioscuri, su quelli minori Giove con scettro e fulmine, e Leda col cigno.(fonte)