Vai al contenuto

Roma, Porta Maggiore. 1900 ca

    Roma, Porta Maggiore. 1900 ca
    « di 2 »

    Roma – Porta – Maggiore
    Edizione inalterabile. 588

    retro

    Enrico D’Ancona[1]
    24 – 1 – 1923


    Data: 1900 c.a

    Autore: Edizione inalterabile[2].

    Soggetto: Roma – Porta – Maggiore[3]

    B/N Colore: BN

    Dimensioni: 24,5 x 19 cm (supporto primario)

    Materiale: cartoncino

    Tecnica:  al bromuro argento stampata in  positivo

    © Archivio Sacchini


    Note

    [1] Enrico D’Ancona (1901 – 1982) marito di Beatrice Gulì, figlio di Antonio fondatore dell’Atelier Antonio D’Ancona, Fiume (Rijeka) AntikvariJat Mali neborder Rijeka Ciottina 20B Croati acca year 1900.(fonte)
    D’Ancona Antonio, Fiume, Impero d’Austria-Ungheria. Fotografo di Fiume, attivo dal 1890, menzionato nelle raccolte fotografiche del Museo Marittimo e Storico del Litorale Croato di Fiume (Museo Fiume). Ha lo studio in Piazza Andrassy, come emerge dalle fotografie del 1904 di album di famiglia locale (Coll. H. Conighi).(fonte)

    [2] Edizione Inalterabile. Firenze. Carlo Brogi, uno dei promotori della Società Fotografica Italiana che commercializzò sotto il marchio   Edizione Inalterabile stampe fotografiche di paesaggi e opere d’arte italiane. L”attività cessò nel 1950 circa.(fonte)

    [3] Porta Maggiore è una delle porte nelle Mura aureliane di Roma. Si trova nel punto in cui convergevano otto degli undici acquedotti che portavano l’acqua alla città, nella zona che, per la vicinanza al vecchio tempio dedicato nel 477 a.C. alla dea Speranza (da non confondere con l’omonimo tempio più recente, inaugurato verso il 260 a.C. nell’area del Foro Olitorio), veniva chiamata ad Spem Veterem. Tutta l’area nelle vicinanze è ricca di reperti antichi: piccoli monumenti funebri, colombari, ipogei e, soprattutto, una “basilica sotterranea”.(fonte)

    Il bastione onoriano venne demolito nel 1838 per volere di Gregorio XVI, il quale per motivi archeologici volle ripristinare l’aspetto primitivo della porta, riportandola all’assetto aureliano, con la restrizione dei fornici con due muri merlati, entrambi ben visibili nella foto. Tale restringimento merlato fu demolito nel 1915 allorché il Comune di Roma sistemò il piazzale ma furono i lavori effettuati nel 1956 dall’architetto Antonio Petrignani a riportare Porta Maggiore allo stato attuale e la piazza all’antico livello, riscoprendo il basolato della Via Labicana e della Via Praenestina, insieme ai resti dell’antiporta in mattoni.
    el corso di queste demolizioni del 1838 si ebbe la sorpresa di rinvenire un sepolcro che era rimasto incluso nella torre centrale tra le due porte: si tratta del Sepolcro di Marco Virgilio Eurisace e di sua moglie Atistia. Questo sepolcro, ben visibile subito fuori Porta Maggiore, è caratterizzato da cavità circolari che simboleggiano le impastatrici utilizzate nei forni di età romana: infatti Eurisace era un fornaio, come precisa anche l’iscrizione EST HOC MONIMENTUM MARCEI VERGILEI EURYSACIS PISTORIS REDEMPTORIS APPARET, ovvero: “Questo sepolcro appartiene a Marco Virgilio Eurisace, fornaio, appaltatore, apparitore”; da segnalare che sul lato meridionale vi è scritto MARCI VERGILI e non la forma arcaica MARCEI VERGILEI. L’epigrafe sta a significare che il fornaio forniva i suoi prodotti allo Stato e che era ufficiale subalterno (apparitore) di una personalità di primo piano, forse un Sacerdote o un Magistrato. A totale conferma della sua professione, l’urna dove erano conservate le ceneri della moglie Atistia (ora al Museo delle Terme) era fatta a forma di madia da pane, o panarium come è definita dall’epigrafe incisavi.(fonte)