Edizione inalterabile ROMA – Palazzo Cenci. 645A
retro
Enrico D’Ancona[1]
11 – 2 – 1925
Data: 1880 c.a
Autore: Edizione inalterabile[2].
Soggetto: Roma – Palazzo Cenci in via Monte de’ Cenci[3]
B/N Colore: Virato seppia
Dimensioni: 24,5 x 19 cm (supporto primario)
Materiale: cartoncino
Tecnica: al bromuro argento stampata in positivo
© Archivio Sacchini
Note
Nella foto, nella parte inferiore del muro, tra le due grandi finestre del piano terra, è visibile un’iscrizione: “N 1837 D”. Più a destra, vicino al portone, compare anche la lettera “W”.
Una possibile interpretazione di questa scritta è che si tratti di un’invocazione di protezione rivolta alla Madonna. L’abbreviazione “N D” potrebbe infatti stare per Nostra Donna, un’espressione che fa riferimento alla Madonna(fonte).
Il riferimento all’anno 1837 potrebbe essere legato all’epidemia di colera che colpì Roma in quel periodo. In quell’anno, Papa Gregorio XVI invocò la protezione della Madonna affinché l’epidemia cessasse, una pratica comune nelle comunità colpite da calamità.
Informazioni sull’epidemia a Roma nel 1837 in sovraintendenzadiroma
[1] Enrico D’Ancona (1901 – 1982) marito di Beatrice Gulì, figlio di Antonio fondatore dell’Atelier Antonio D’Ancona, Fiume (Rijeka) AntikvariJat Mali neborder Rijeka Ciottina 20B Croati acca year 1900.(fonte)
D’Ancona Antonio, Fiume, Impero d’Austria-Ungheria. Fotografo di Fiume, attivo dal 1890, menzionato nelle raccolte fotografiche del Museo Marittimo e Storico del Litorale Croato di Fiume (Museo Fiume). Ha lo studio in Piazza Andrassy, come emerge dalle fotografie del 1904 di album di famiglia locale (Coll. H. Conighi).(fonte)
[2] Edizione Inalterabile. Firenze. Carlo Brogi, uno dei promotori della Società Fotografica Italiana che commercializzò sotto il marchio Edizione Inalterabile stampe fotografiche di paesaggi e opere d’arte italiane. L”attività cessò nel 1950 circa.(fonte)
[3] Palazzo Cenci è parte di un insieme di edifici di Roma, situato nel rione Regola, nell’area detta Monte Cenci. Gli edifici sono stati costruiti nei pressi dell’antico Circo Flaminio. La Chiesa di San Tommaso ai Cenci, che si trova sulla piazzetta in Via Monte de’ Cenci, sorge sui resti di una porzione del Circo Flaminio (magazzini o botteghe). Il complesso è delimitato da Piazza delle Cinque Scole, via di Santa Maria de’ Calderari, via dell’Arco de’ Cenci, Vicolo dei Cenci, Piazza Cenci, via Beatrice Cenci. In origine anche l’isolato compreso tra Via Monte de’ Cenci e Via di S. Bartolomeo dei Vaccinari faceva parte delle case fortificate dei Cenci.
Storia
E’ errata l’attribuzione del possesso dell’area del Monte Cenci ai Crescenti. Questa famiglia aveva le sue case più a sud, nell’area compresa tra il Teatro di Marcello ed il Tempio di Portuno nei pressi della Chiesa di Sant’Omobono, i cui resti purtroppo non sono più identificabili a causa degli sventramenti per l’apertura della Via del Mare, l’odierna Via L. Petroselli.
Parimenti errata è l’attribuzione che la costruzione del Monte Cenci sia stata fatta sulle rovine del Teatro di Balbo o della Crypta Balbi. A seguito rilievi e scavi degli anni ’60 del XX secolo, si è accertato che il Teatro di Balbo ed il suo Criptoportico si trovano nel castrum aureum, cioè l’area compresa tra Via dei Funari e Via delle Botteghe Oscure.
Gli edifici del Monte Cenci furono edificati nel corso dei secoli, e probabilmente a seguito di conflitti medievali, il Monte Cenci fu trasformato in una sorta di castello dominante la pianura circostante con residenze, chiese, archi, mura ed almeno quattro torri (tre inglobate nel Palazzo più grande ed una più esterna demolita nel 1888 durante la costruzione dei Muraglioni sul Tevere. I Cenci, già nel XIV secolo, risultano attestati in loco come proprietari di un balneum e di una torre fortificata. Il palazzo stesso assunse la configurazione attuale tra il 1570 e il 1585. Nell’antica San Tommaso dei Cenci una lapide del 1114, oggi nell’atrio laterale, ricorda la consacrazione dell’altare maggiore e della deposizione di reliquie “per mano di Pietro arcipresbitero e di Cencio Vescovo della Sabina”. Nel 1453 i Cenci ottennero lo juspatronato della Cappella della Madonna della Sbarra. Nel 1554 Rocco Cenci ottenne da Giulio III lo juspatronato della chiesa.
I Cenci accumularono ricchezze attraverso il commercio e le attività bancarie e, grazie ai legami con i papi e agli incarichi nel Comune e nella Curia romana, acquisirono anche proprietà fuori città e titoli nobiliari. Alla fine del XVI secolo la famiglia era composta da quattro rami con più di 200 membri che occupavano i vari palazzi gentilizi sul Monte Cenci.
Sebbene la facciata principale del palazzo sia quella rivolta verso via Monte de’ Cenci, è la facciata posteriore su Piazza Cenci a essere sempre considerata la più importante e caratteristica, probabilmente a causa della leggenda che Beatrice Cenci avrebbe abitato lì, nel più vecchio dei due edifici bifamiliari, il cui ingresso è un arco con scalinata sormontata da una graziosa loggia ornata di pilastri con capitelli di ionico e conchiglie oltre ad una finestra con cornice a stucco del XVIII secolo.(fonte)
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