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Roma. Chiesa di Santa Maria in Aracoeli. 1885 ca

    Chiesa di Santa Maria in Aracoeli, Roma. 1885 ca

    39. ROMA. Chiesa di Santa Maria in Aracoeli, costruita sulle rovine del Tempio di Giove Capitolino (VI Secolo).


    Data: 1885 c.a

    Autore: Edizione inalterabile[1].

    Soggetto: Roma – Chiesa di Santa Maria in Aracoeli[2]

    B/N Colore: BN

    Dimensioni: 19 x 24,5cm (supporto primario)

    Materiale: cartoncino

    Tecnica:  al bromuro argento stampata in  positivo

    © Archivio Sacchini


    Note

    [1] La foto proviene dalla collezione di Enrico D’Ancona e fu realizzata dalla Edizione Inalterabile di Firenze. Carlo Brogi, uno dei promotori della Società Fotografica Italiana, commercializzò stampe fotografiche di paesaggi e opere d’arte italiane sotto il marchio Edizione Inalterabile. L’attività cessò intorno al 1950.(fonte)
    Enrico D’Ancona (1901-1982), marito di Beatrice Gulì, era figlio di Antonio D’Ancona, fondatore dell’Atelier Antonio D’Ancona a Fiume (Rijeka), situato presso l’AntikvariJat Mali Neboder in Ciottina 20B, Croazia, attivo già intorno al 1900.

    Antonio D’Ancona, fotografo di Fiume nell’Impero austro-ungarico, operò dal 1890 ed è menzionato nelle raccolte fotografiche del Museo Marittimo e Storico del Litorale Croato di Fiume (Museo Fiume). Il suo studio si trovava in Piazza Andrassy, come testimoniato da fotografie del 1904 conservate in album di famiglia locale (Coll. H. Conighi).(fonte)

    [2] La basilica di Santa Maria in Aracoeli.
    La chiesa, il cui nome originario era Santa Maria in Capitolio, faceva parte del complesso di edifici del monastero che si era insediato sul colle capitolino mentre il resto delle costruzioni romane antiche andavano in rovina.

    Denominazione
    Sull’attuale nome, attestato dal 1323 (doveva essere entrato da tempo nell’uso popolare), vi sono varie ipotesi. Quella prevalente lo fa risalire alla leggenda, riportata nei Mirabilia Urbis Romae, secondo cui la chiesa sarebbe sorta là dove Augusto avrebbe avuto la visione di una donna con un bambino in braccio e avrebbe udito una voce che diceva «Questa è l’ara del figlio di Dio». La sibilla fu interpellata e spiegò che si trattava di Maria, madre di Gesù, come si dice nei Mirabilia:

    «Questa visione avvenne nella camera dell’imperatore Ottaviano, dove ora è la chiesa di S. Maria in Capitolio. Per questa ragione la chiesa di S. Maria fu detta Ara del cielo.»

    Storia
    Ingresso antico verso il Campidoglio, dove fino all’arrivo dei Francescani funzionava, nei giorni di mercato, un tribunale o “scuola di giustizia”
    La chiesa fu costruita sulle rovine del Tempio di Giunone Moneta, che sorgeva sull’Arx, una delle due alture del Colle Capitolino. L’identificazione del sito non è però certa; secondo altri studi la chiesa sorgerebbe infatti dove si trovava l’antichissimo Auguraculum, luogo dal quale gli Auguri prendevano gli auspici osservando il volo degli uccelli.

    La prima costruzione risale al VI secolo. Come in molti altri casi, attorno alla prima chiesa si addensarono costruzioni che nella parte superiore si svilupparono in un monastero, mentre sulle pendici del colle nasceva un mercato e poi un piccolo quartiere. Resti di queste costruzioni (la chiesetta di San Biagio del Mercato e la sottostante “Insula Romana”) tornarono alla luce negli anni trenta del XX secolo.

    In un documento del XII secolo che conferisce all’abate (benedettino) di Santa Maria in Capitolio la proprietà sul montem Capitolii sono descritti i tre accessi al colle all’epoca (li si può immaginare come poco più che viottoli scoscesi):
    la strada che conduceva al Clivo degli Argentari (l’attuale scalinata, che sale dal Carcere Mamertino), orientata verso la Suburra;
    la “via pubblica che porta sotto al Campidoglio” (corrispondente all’incirca all’attuale Cordonata);
    la via che porta a San Teodoro, verso il Foro, ancora esistente.
    Il colle Capitolino era riemerso alla vita pubblica nel 1143, quando il popolo romano ribellatosi al papa Innocenzo II aveva designato come proprio capo Giorgio dei Pierleoni, designandolo Patricius, e aveva scelto quell’antico luogo come sede di raduno (si colloca attorno al 1195 la costruzione del primo palazzo Senatorio).

    Nei decenni della contesa tra guelfi e ghibellini la piazza, benché approssimativa e scoscesa, divenne il luogo fisico dell’esperienza comunale della città, e con essa la sua chiesa. Fu in questo clima che Innocenzo IV concesse nel 1250 la proprietà del sito (chiesa e monastero) ai francescani, ordine dei tempi nuovi.

    Questi ristrutturarono la chiesa, conferendole l’attuale aspetto romano-gotico, ed essa, oltre ad essere luogo di culto, divenne centro della vita politica di Roma, tanto che vi si tennero assemblee popolari del libero comune. La sintonizzazione della chiesa rinnovata con i nuovi tempi dell’Urbe si manifestò concretamente anche nella modifica del suo orientamento (dapprima verso il Palazzo Senatorio e il Foro, ora verso San Pietro e il Campo Marzio), e nella costruzione della nuova imponente scalinata, commissionata proprio dal libero comune nel 1348, come voto alla Vergine affinché ponesse fine alla peste che imperversava in tutta Europa, e realizzata con marmi di spoglio ricavati da ciò che rimaneva della scalinata del Tempio di Serapide al Quirinale; la scala fu poi inaugurata da Cola di Rienzo.
    Più della basilica papale di San Pietro e della cattedrale di San Giovanni, dedicate a celebrare il fasto e la potenza dei papi, l’Aracoeli è stata la chiesa del popolo romano e delle sue istituzioni civiche, in particolare il vicino Senato.
    Qui nel 1341 fu laureato poeta Francesco Petrarca; qui si svolse, nel 1571, il trionfo del romano Marcantonio Colonna, vicecomandante della Lega Cattolica contro i Turchi sotto il comando di Don Juan d’Austria, per festeggiare la vittoria nella battaglia di Lepanto (per l’occasione fu costruito il soffitto che possiamo ammirare tutt’oggi). Qui si svolge, ogni fine d’anno, il Te Deum di ringraziamento del popolo romano. Nell’Aracoeli, inoltre, veniva celebrato solennemente il precetto natalizio delle Guardie di Palazzo del Papa, la Milizia urbana e la Guardia civica scelta prima, la Guardia palatina d’onore poi.

    Durante l’occupazione di Roma, nel 1797, i Francesi s’impossessarono del colle, cacciando i frati francescani e riducendo la chiesa a stalla: gran parte delle decorazioni cosmatesche che la impreziosivano andarono distrutte. I restauri cominciarono già nel 1799, il tempietto di S. Elena fu ricostruito nel 1833 e il nuovo organo del coro donato dal principe Carlo Torlonia fu inaugurato nel 1848.

    Con l’Unità d’Italia la proprietà del convento passò allo Stato, che vi insediò caserma e comando dei Vigili urbani. Durante i lavori di costruzione del Vittoriano, iniziato nel 1882 e inaugurato nel 1911, furono distrutti in alcuni anni, a varie riprese, gli edifici che insistevano tra il versante sud del colle capitolino e l’imbocco di via del Corso, tra cui gli edifici conventuali collegati alla chiesa (oltre alla cosiddetta Torre di Paolo III) e le preesistenze romane e medioevali del sito.(fonte)

    Il convento di Santa Maria in Aracoeli, detto anche semplicemente convento di Aracoeli e chiamato originariamente “convento di Santa Maria in Capitolio”, è stato uno storico complesso monastico di origine medievale di Roma, dapprima di ordine benedettino e quindi francescano.

    Situato sul Campidoglio, accanto all’omonima Basilica, per breve tempo fu sede dei vigili urbani e infine demolito, nel 1886, per i lavori di costruzione del Vittoriano, dopo una storia più che millenaria. Nello stesso periodo, fu costruito, a lato della scalinata, un convento francescano con il medesimo nome di quello storico, ma molto più piccolo del precedente.

    Storia

    Le origini: il monastero benedettino e poi francescano
    Le prime origini del complesso – che sorse nell’area templare che comprendeva anche il tempio del Giove capitolino – risalgono forse al VI secolo. Alle rovine dell’imponente complesso di monumenti, distrutto dai Vandali nel V secolo, si sostituì gradualmente, riutilizzando parte del materiale edilizio, il complesso della Basilica e del convento di Aracoeli. Qui, a partire dal X secolo, venne osservata la regola benedettina.

    Nel XIII secolo, vi venne forse a trovare ricovero San Francesco d’Assisi nei suoi soggiorni a Roma. Per questo, oltre che per la posizione centrale in città, pochi anni dopo la morte del Santo il convento divenne la sede principale romana del nascente ordine dei frati minori francescani: nel 1250 il papa Innocenzo IV affidò infatti proprio ai Francescani il complesso, compresa la basilica annessa. Da questo momento, l’istituzione cooperò sempre più strettamente con lo stesso Comune di Roma, il quale aveva sede nella attigua piazza del Campidoglio. Nel 1310 i francescani aprirono uno Studium generale, che operò come Studium universitario dal 1421 al 1444. Nel 1444, con il Papa Eugenio IV, il convento passò dai francescani conventuali ai Minori osservanti; nel 1517 divenne la sede generalizia di questi ultimi, ruolo che mantenne fino alla definitiva demolizione del convento nel 1886. La struttura, tuttavia, mantenne sempre la connotazione di centro di cultura e di insegnamento, restando sede di seminario per novizi e ospitando studiosi.

    Gli ampliamenti cinquecenteschi di Paolo III Farnese
    Il convento venne via via ampliato fino a comprendere tre chiostri. Adiacente all’edificio venne costruita, nel 1535, la villa papale chiamata comunemente Torre di Paolo III, dal nome del pontefice che ne ordinò la costruzione, Paolo III; un’altra costruzione annessa al convento fu il passetto sopraelevato – detto “arco San Marco” – che collegava l’intero complesso con Palazzetto San Marco (oggi Palazzetto Venezia), parte del Palazzo di San Marco (oggi Palazzo Venezia).

    Tra le attività del monastero vi erano anche l’ospitalità e la cura degli infermi, ma fin dal Medioevo era presente anche una vasta biblioteca, che nel XIX secolo era composta di migliaia di volumi (oltre 17.000), di cui alcuni manoscritti. Tale ricca biblioteca, rifondata nel 1733 e chiamata biblioteca Aracoelitana (o anche Evoriana dalla città di origine del fondatore, il francescano José Ribeiro da Fonseca) era aperta al pubblico alcuni giorni della settimana.

    Dall’invasione francese alla demolizione
    Nel 1798, con la prima invasione francese, il convento fu sconsacrato e adibito a stalla. Negli anni del governo napoleonico (1810 – 1815), nel convento si stabilì per breve tempo la sede dell’Accademia di San Luca.

    Nel 1873 – durante il periodo successivo all’Unità d’Italia, che vide la soppressione di molti ordini religiosi e l’eversione di diversi immobili e beni ecclesiastici – lo Stato italiano espropriò il complesso e lo adibì alla sede degli uffici dei vigili urbani per poco più di un decennio. Infine, nel 1886 il monastero fu abbattuto quasi completamente per fare posto al monumento del Vittoriano, al termine di una storia più che millenaria. La loggia cinquecentesca con il portico di accesso dalla basilica al convento è ancora oggi visibile sul lato destro di questa, al termine di una scalinata.(fonte)