57. ROMA – Basilica del Laterano – Il Chiostro in stile Bizantino (XIII Secolo).
Data: 1890 c.a
Autore: VASARI & MILANO ROMA[1].
Soggetto: Roma – Basilica del Laterano – Il Chiostro in stile Bizantino [2]
B/N Colore: Seppia
Dimensioni: 24,5 x 19 cm (supporto primario)
Materiale: cartoncino
Tecnica: al bromuro argento stampata in positivo
© Archivio Sacchini
Note
La foto proviene dalla collezione di Enrico D’Ancona (1901-1982), marito di Beatrice Gulì, era figlio di Antonio D’Ancona, fondatore dell’Atelier Antonio D’Ancona a Fiume (Rijeka), situato presso l’AntikvariJat Mali Neboder in Ciottina 20B, Croazia, attivo già intorno al 1900. Antonio D’Ancona, fotografo di Fiume nell’Impero austro-ungarico, operò dal 1890 ed è menzionato nelle raccolte fotografiche del Museo Marittimo e Storico del Litorale Croato di Fiume (Museo Fiume). Il suo studio si trovava in Piazza Andrassy, come testimoniato da fotografie del 1904 conservate in album di famiglia locale (Coll. H. Conighi).(fonte)
[1] Lo Studio fotografico Vasari è una delle più antiche dinastie italiane operanti nel campo della fotografia.
Lo studio è conosciuto per la sua specializzazione in fotografie architettoniche e di opere d’arte e per aver documentato negli anni la trasformazione della Roma del ventennio e del dopoguerra.
Collezioni delle foto Vasari sono custodite presso International Museum of Photography and Film at George Eastman House di Rochester (New York), il più antico museo del mondo dedicato alla fotografia, presso l’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma, e al Centro studi e archivio della comunicazione (CSAC) dell’Università degli Studi di Parma.
Storia
Il capostipite Cesare Vasari (Arezzo, 30 maggio 1846 – Roma, 31 maggio 1901) si trasferisce a Roma nel 1860 dove inizia la sua attività nel campo, lavorando inizialmente per fotografi professionisti. Diventa collaboratore della vedova di Tommaso Cuccioni, Isabella Bonafede; nel 1875 apre uno dei primi atelier per la produzione di fotografie d’arte ed architettura.
Dopo che Cesare si trasferisce a Firenze, l’atelier romano passa al nipote Alessandro (Roma, 1° luglio 1866 – 18 marzo 1929); il figlio di Alessandro, Tommaso (Roma, 21 marzo 1894 – 25 agosto 1971) documenta la vicenda artistica ed architettonica della Roma del Ventennio, diventando fornitore della Casa Reale, e completando la sua opera fotografica nella ricostruzione del dopoguerra.
All’inizio il laboratorio per lo sviluppo e stampa delle fotografie si trovava a via della Mercede successivamente trasferito a via Ludovisi ed infine a via Condotti, dove venivano effettuate tutte le lavorazioni di trattamento dei negativi, la successiva stampa e ritoccatura finale
A Tommaso, che ebbe due figli Laura e Giorgio, succederà Giorgio, dottore in chimica (Roma, 11 settembre 1931 – Filettino, 3 luglio 2004). Con Giorgio l’attività si sviluppa nei settori d’arte, architettura ed industria, tra cui la documentazione fotografica delle opere pubbliche per le Olimpiadi del 1960, le sedi delle maggiori aziende del “boom economico” italiano, oltre a edizioni che trattano le più importanti basiliche, chiese e gallerie romane d’arte e antiquariato.
Successivamente i figli di Giorgio (Alessandro, Andrea e Francesco) hanno continuato l’attività dello studio, costituendo l’Archivio
Fotografico Vasari ed arricchendolo attraverso campagne fotografiche su commissione da parte di enti statali, musei, collezioni private e editori nazionali ed internazionali.
Oggi l’attività fotografica è condotta da Alessandro Vasari (Roma, 25 febbraio 1957).
I Vasari e l’architettura
«Le foto di cantiere, circa 800 in bianco e nero, sono opera dello studio Vasari, fornitore della Real Casa e fotografo ufficiale delle trasformazioni di Roma. Il grande formato, la qualità della stampa e l’accuratezza delle riprese fanno di questi documenti una fonte preziosa»
La specializzazione nella fotografia di architettura inizia da subito con Cesare Vasari, ma saranno Tommaso e Giorgio a dare un forte impulso a questo genere di riprese prestando la loro opera per importanti architetti come Enrico Del Debbio, Pier Luigi Nervi, Luigi Walter Moretti e Giuseppe Vaccaro.
L’Archivio fotografico
L’archivio storico dei Vasari composto da 5.024 lastre (in vetro 21×27 cm. ed altre 13×18 cm.), è attualmente consultabile presso la Calcografia-Istituto Nazionale per la Grafica.
Dal 2023, 998 lastre in vetro di Alessandro Vasari (1866 – 1929), sono state catalogate e messe online per la visione pubblica.
La produzione “conto terzi” dal 1910 ca. all’immediato dopoguerra, che consiste di 350.000 tra lastre e negativi in bianco e nero e a colori, è conservata presso il Centro studi e archivio della comunicazione (CSAC) dell’Università degli Studi di Parma.
Un’ultima porzione più eterogenea consiste nell’archivio privato dei Vasari (circa 90.000 tra pellicole di vari formati positive, negative bianco/nero e colore, e file digitali ad alta risoluzione), questo fondo, in continua espansione, comprende la produzione fotografica dei Vasari ad oggi ed è consultabile su un database di ricerca per soggetto, autore ed ubicazione tramite il sito dello studio fotografico.(fonte)
[2] Basilica del Laterano – Il Chiostro in stile Bizantino
– Chiostro cosmatesco del Vassalletto
Pietro Vassalletto, della celebre famiglia di marmorari romani, ha iniziato a lavorare alla ricostruzione del chiostro sul finire del pontificato di Innocenzo III, ha proseguito durante quello di Onorio III ed il figlio l’ha condotta a termine durante il pontificato di Gregorio IX (1227-1241), come risulta dall’iscrizione sul fregio del porticato.
Il chiostro, quando fu ristrutturato dai Vassalletto adempiva forse da prima del secolo VIII alla funzione storica di tutti i chiostri monastici, quello della raccolta delle acque piovane. Una testimonianza di questa antichità è costituita dalla vera di pozzo detto della Samaritana ivi esistente che lo fa risalire all’epoca carolingia (secolo VIII-IX). Di questa stessa epoca sono i frammenti ricuperati dal rifacimento della pavimentazione ordinata da Martino V e da edifici diruti.
Il quadriportico, dal cromatismo musivo arabo-bizantino, ha cinque archi per lato, la pentafora inclusa in ciascuno di essi apre 125 archetti a tutto sesto sorretti da colonnine binate tortili, a vite, lisce, corse da girali musivi o spezzate da strie ad angolo. Le volte del quadriportico sono sorrette da colonne antiche con capitelli ionici addossate verso l’interno a pilastri, le quali sostengono il loggiato superiore ad arcate. L’elemento architettonico caratterizzante è dato dalle colonnine tortili binate non uniformi, non sempre rivestite di mosaico, a sostegno di esili arcatelle su capitelli diversi, ricchi di motivi intagliati. Le basi sono di tipo attico doppio in due lati, semplici negli altri due lati. Leoni stilofori sono a guardia dei passaggi; nei lati interni la trabeazione è arricchita nella cornice da un fregio a mosaico da teste ferine intagliate sulla grondaia. Un’iscrizione musiva tra motivi di porfidi, serpentini, teste di leoni corre sugli archivolti, collegati da fregi e maschere a rilievo.
Tra le opere all’interno del Chiostro possiamo citare la copia della bolla di Gregorio XI (Avignone, 23 gennaio 1372) sul primato dell’Arcibasilica, il monumento sepolcrale di Arnolfo di Cambio destinato al cardinale Riccardo degli Annibaldi, il frammento tombale di Lorenzo Valla (1465), canonico regolare lateranense, celebre umanista; la porta di bronzo, fusa da Uberto e Pietro da Piacenza nel 1196, proveniente da quelle ordinate dal camerlengo Cencio Savelli (Onorio III, 1216-1227) per il Patriarchio Lateranense e da notarsi la cattedra papale di Nicola IV (1290-1292) con la scritta:
HEC EST PAPALIS SEDES ET PONTIFICALIS PRAESIDET ET CHRISTI IURE VICARIUS ISTI ET QUIA IURE DATUR SEDES ROMANA VOCATUR NEC DEBET VERE NISI SOLUS PAPA SEDERE ET QUIA SUBLJMIS ALI! SUBDUNTUR IN IMIS.(fonte)