Vai al contenuto

Palazzo Massimo alle Colonne, Roma. 1890 ca

    Palazzo Massimo alle Colonne, Roma. 1880 ca
    « di 2 »

    Edizione inalterabile.
    ROMA – Palazzo Massimi. 643A.

    retro

    Enrico D’Ancona[1]
    13-3-1923


    Data: 1890 c.a

    Autore: Edizione inalterabile[2].

    Soggetto: Roma – Palazzo Massimo delle Colonne[3]

    B/N Colore: Virato seppia

    Dimensioni: 24,5 x 19 cm (supporto primario)

    Materiale: cartoncino

    Tecnica:  al bromuro argento stampata in  positivo

    © Archivio Sacchini


    Note

    [1] Enrico D’Ancona (1901 – 1982) marito di Beatrice Gulì, figlio di Antonio fondatore dell’Atelier Antonio D’Ancona, Fiume (Rijeka) AntikvariJat Mali neborder Rijeka Ciottina 20B Croati acca year 1900.(fonte)
    D’Ancona Antonio, Fiume, Impero d’Austria-Ungheria. Fotografo di Fiume, attivo dal 1890, menzionato nelle raccolte fotografiche del Museo Marittimo e Storico del Litorale Croato di Fiume (Museo Fiume). Ha lo studio in Piazza Andrassy, come emerge dalle fotografie del 1904 di album di famiglia locale (Coll. H. Conighi).(fonte)

    [2] Edizione Inalterabile. Firenze. Carlo Brogi, uno dei promotori della Società Fotografica Italiana che commercializzò sotto il marchio   Edizione Inalterabile stampe fotografiche di paesaggi e opere d’arte italiane. L”attività cessò nel 1950 circa.(fonte)

    [3] Il Palazzo Massimo alle Colonne è un palazzo rinascimentale di Roma che sorge in corso Vittorio Emanuele II.
    Storia
    L’edificio rappresenta il capolavoro dell’architetto Baldassarre Peruzzi e fa parte di un complesso edilizio più vasto, l’insula dei Massimo, indicata come sede della famiglia Massimo fin dal Medioevo (Cencio Camerario e atti notarili dal XII sec.). Il palazzo attuale, collegato un tempo con tutti gli altri corpi di fabbrica, si dirama infatti all’interno del blocco di palazzi formanti l’insula. Il palazzo si trova nella Regione IX dell’antica Roma, o Campo Marzio, chiamata successivamente Parione, e già dal XII secolo affacciava sulla Via Sacra o Papale, chiamata in quel tratto Via de’ Massimi (il plurale che spesso affiora nei toponimi sta ad indicare la famiglia nella sua globalità), e oggi ripercorsa parzialmente dalla moderna Corso Vittorio Emanuele II.
    L’attuale palazzo Massimo fu ricostruito dopo il 1532 su commissione di Pietro Massimo primogenito di Domenico, a seguito della distruzione delle precedenti fabbriche avvenuta durante il Sacco di Roma del 1527 ed insiste sui resti dell’Odeon di Domiziano. È uno dei pochi palazzi di Roma a possedere un portico, questo perché il Papa concesse il permesso alla famiglia Massimo di tenere il loro dopo aver fatto distruggere tutti quelli presenti a Roma negli anni 1400. Il riferimento alle colonne nel nome del palazzo deriva semplicemente dall’esigenza di individuarlo univocamente tra le altre proprietà dei Massimo, cosa del tutto usuale nell’antichità e che ritroviamo in molti altri nomi di immobili, come p.e. sempre nel caso della stessa famiglia, nella Villa Massimo alle Terme Dioclezianee (ossia nei pressi delle Terme di Diocleziano) o anche nel Palazzo Massimo detto di Pirro (dalla presenza di una statua monumentale creduta in antichità rappresentare Pirro, Re dell’Epiro (nemico di Roma, sconfitto nel 275 a.C.) e che invece è oggi esposta nei Musei Capitolini come Marte).
    Una delle colonne che si pensa essere appartenuta all’Odeon dell’imperatore Domiziano è stata rieretta nel XX sec. nella retrostante piazza dei Massimi, sulla quale insiste il Palazzo Massimo istoriato, brevemente chiamato “Palazzo istoriato”, dalle pitture a monocromo ricoprenti la facciata, dipinte presumibilmente nel 1532 per celebrare le nozze di Angelo Massimo con Antonietta Planca Incoronati.
    Descrizione
    La facciata del palazzo cinquecentesco è porticata e curvilinea, adattandosi a quella dell’Odeon di Domiziano, un teatro coperto del I secolo, ed è più larga di quanto non sia in realtà il palazzo, contribuendo a renderlo più maestoso e imponente. Infatti, la struttura si inserisce in un lotto di dimensioni irregolari, così da presentarsi con una pianta ad L, articolata intorno ad un cortile. Inedita è pure la conformazione dei portici del cortile, costituiti da due logge architravate sovrapposte, chiuse alla sommità da un terzo piano aperto da finestre rettangolari larghe quanto il sottostante colonnato. Nella realizzazione della facciata riprende una tecnica adottata dal Bramante in Palazzo Caprini (1508-10 poi successivamente distrutto), che a sua volta lo aveva recuperato da tecniche costruttive antiche, che consiste nella realizzazione del finto bugnato a stucco o, meglio, mediante il getto di malta in casseforme di legno, facendogli assumere la consistenza visiva della pietra bugnata.

    Tutte queste soluzioni fanno del Palazzo Massimo una delle più interessanti fabbriche della cultura manierista.
    L’interno, non visitabile, è costituito da sontuose stanze e ambienti. Notevole è il soffitto affrescato da Daniele da Volterra e raffigurante la vita di Fabio Massimo, il condottiero romano antenato dei Massimo che vi abitano (cfr. Panvinio sulla genealogia dei Massimo). L’adiacente Palazzo Massimo di Pirro è annesso al Palazzo Massimo e affaccia su Corso Vittorio Emanuele II. Alle spalle dei palazzi si trova il Palazzo Massimo detto “istoriato” dalle “historiae” dipinte a monocromo sulla facciata ad encausto, presumibilmente di Polidoro da Caravaggio o di Daniele da Volterra che risultano le meglio conservate a Roma, secondo l’opinione di molti. Tali pitture attualmente sono in fase di studio.
    Nel 2002 è stata restaurata la facciata, visibile in occasione dell’apertura annuale del palazzo.
    Il palazzo è aperto ai visitatori ogni 16 marzo, in occasione della commemorazione, nella cappella di famiglia al secondo piano, della miracolosa, breve, resurrezione di Paolo Massimo, riportato in vita nel 1583 per intercessione di Filippo Neri.(fonte)