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Guardia a Palazzo Reale, 1936

    Guardia a Palazzo Reale, 1936
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    GUARDIA A PALAZZO REALE 5/36

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    Guardia a Palazzo Reale[1].
    Roma 31-5-36[2]

    3


    Note

    [1] Il palazzo del Quirinale nell’età sabauda

    Nel 1870, dopo la breccia di Porta Pia e l’annessione di Roma al Regno d’Italia, il Quirinale divenne residenza della famiglia reale. Per trasformare in una reggia l’antico palazzo papale, alcune sale – in particolare dell’ala verso il giardino – vennero completamente ristrutturate adottando nella maggior parte dei casi uno sfarzoso stile Luigi XV.

    A questo particolare gusto neo-rococò ben si adattano i mobili settecenteschi che giunsero al Quirinale negli ultimi anni dell’800 dalle regge di tutta Italia; tra questi mobili emergono alcuni pezzi di grande valore, come la commode di Bernard Vanrisanburg proveniente dal palazzo Ducale di Colorno, o la biblioteca dell’ebanista piemontese Pietro Piffetti, trasferita al Quirinale dal Castello di Moncalieri.

    Dalle regge italiane giunsero al Quirinale anche importanti quadri e serie di arazzi: da Firenze Vittorio Emanuele II fece portare al Quirinale dieci dei venti arazzi cinquecenteschi su disegno di Bronzino, Pontormo e Salviati; da Parma vennero le due serie realizzate a Beauvais nel ‘700 su cartoni di Francois Boucher, mentre i sei dipinti di Corrado Giaquinto con Storie di Enea provengono da Moncalieri.

    Mobili, quadri, arazzi e le varie suppellettili provenienti dalle regge italiane costituiscono la maggior parte degli arredi che oggi si conservano nel Palazzo, mentre del passato pontificio rimangono solo la collezione di grandi vasi orientali, delle consoles di fine ‘600 e inizio ‘700, alcuni quadri (il San Giovannino già attribuito a Giulio Romano, la Castità che fustiga Amore di Francesco Mancini, le due tele di scuola di Pietro da Cortona nella Sala del Balcone e qualche altro) e arazzi (i quattro Gobelins con le Storie del Nuovo Testamento che furono donati da Napoleone a Pio VII nel 1805).(fonte)

    [2] MAGGIO 1936

    Il 7 maggio 1936 Mussolini ricevette da Vittorio Emanuele III la Gran Croce dell’Ordine militare di Savoia. Il sovrano, nell’insignire il duce della massima decorazione militare del regno, riconobbe con parole altisonanti il ruolo diretto di guida svolto da Mussolini: «Ministro delle Forze armate, preparò, condusse e vinse la più grande guerra coloniale che la storia ricordi.».

    Il 6 maggio, sempre dal balcone di Palazzo Venezia, annunciò la fine della guerra d’Etiopia e proclamò la nascita dell’Impero italiano: il re d’Italia assunse contestualmente il titolo di imperatore d’Etiopia. Nel suo discorso proclamò: «il popolo italiano ha creato col suo sangue l’impero. Lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue armi».

    La campagna abissina rappresentò il momento di massimo consenso del popolo italiano verso il fascismo. Mussolini stabilì che, nell’indicare la data sui documenti ufficiali e sui giornali, occorresse scrivere l’anno a cominciare dal 28 ottobre 1922 (tale disposizione era già in uso dal 31 dicembre 1926) affiancato da quello dalla fondazione dell’impero (ad esempio, il ’36 era indicato come «anno 1936, XIV dell’Era Fascista, I dell’Impero»).(fonte)

    Al termine della vittoriosa guerra d’Etiopia le truppe italiane entrarono in Addis Abeba il 5 maggio 1936 e il 9 successivo Vittorio Emanuele III assunse il titolo imperiale. L’Impero etiope insieme alle altre colonie italiane (Eritrea e Somalia) furono unite nell’Africa Orientale Italiana. La conquista dell’Etiopia e del titolo imperiale furono progressivamente riconosciuti dalla maggior parte dei membri della comunità internazionale, tra cui l’Inghilterra e la Francia, con l’eccezione di Stati Uniti e Russia, nonostante l’imperatore etiopico in esilio Hailé Selassié avesse denunciato presso la Società delle Nazioni le gravi violazioni della Convenzione di Ginevra perpetrate dalle truppe italiane (luglio 1936).(fonte)

    Italia – 9 maggio 1936, Discorso di proclamazione dell’Impero
    UFFICIALI! SOTTUFFICIALI! GREGARI DI TUTTE LE FORZE ARMATE DELLO STATO, IN AFFRICA E IN ITALIA! CAMICIE NERE DELLA RIVOLUZIONE! ITALIANI E ITALIANE IN PATRIA E NEL MONDO! ASCOLTATE!

    CON LE DECISIONI CHE FRA POCHI ISTANTI CONOSCERETE E CHE FURONO ACCLAMATE DAL GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO, UN GRANDE EVENTO SI COMPIE: VIENE SUGGELLATO IL DESTINO DELL’ETIOPIA, OGGI, 9 MAGGIO, XIV ANNO DELL’ERA FASCISTA.
    TUTTI I NODI FURONO TAGLIATI DALLA NOSTRA SPADA LUCENTE E LA VITTORIA AFRICANA RESTA NELLA STORIA DELLA PATRIA, INTEGRA E PURA, COME I LEGIONARI CADUTI E SUPERSTITI LA SOGNAVANO E LA VOLEVANO. L’ITALIA HA FINALMENTE IL SUO IMPERO, IMPERO FASCISTA, PERCHÉ PORTA I SEGNI INDISTRUTTIBILI DELLA VOLONTÀ E DELLA POTENZA DEL LITTORIO ROMANO, PERCHÉ QUESTA È LA META VERSO LA QUALE DURANTE QUATTORDICI ANNI FURONO SOLLECITATE LE ENERGIE PROROMPENTI E DISCIPLINATE DELLE GIOVANI, GAGLIARDE GENERAZIONI ITALIANE. IMPERO DI PACE PERCHÉ L’ITALIA VUOLE LA PACE PER SÉ E PER TUTTI E SI DECIDE ALLA GUERRA SOLTANTO QUANDO VI È FORZATA DA IMPERIOSE, INCOERCIBILI NECESSITÀ DI VITA. IMPERO DI CIVILTÀ E DI UMANITÀ PER TUTTE LE POPOLAZIONI DELL’ETIOPIA.

    QUESTO È NELLA TRADIZIONE DI ROMA, CHE, DOPO AVER VINTO, ASSOCIAVA I POPOLI AL SUO DESTINO. ECCO LA LEGGE, O ITALIANI, CHE CHIUDE UN PERIODO DELLA NOSTRA STORIA E NE APRE UN ALTRO COME UN IMMENSO VARCO APERTO SU TUTTE LE POSSIBILITÀ DEL FUTURO:

    1º) I TERRITORI E LE GENTI CHE APPARTENEVANO ALL’IMPERO DI ETIOPIA SONO POSTI SOTTO LA SOVRANITÀ PIENA E INTERA DEL REGNO D’ITALIA.

    2º) IL TITOLO DI IMPERATORE D’ETIOPIA VIENE ASSUNTO PER SÉ E PER I SUOI SUCCESSORI DAL RE D’ITALIA.
    UFFICIALI! SOTTUFFICIALI! GREGARI DI TUTTE LE FORZE ARMATE DELLO STATO, IN AFFRICA E IN ITALIA! CAMICIE NERE! ITALIANI E ITALIANE!
    IL POPOLO ITALIANO HA CREATO COL SUO SANGUE L’IMPERO. LO FECONDERÀ COL SUO LAVORO E LO DIFENDERÀ CONTRO CHIUNQUE CON LE SUE ARMI.
    IN QUESTA CERTEZZA SUPREMA, LEVATE IN ALTO O LEGIONARI, LE INSEGNE, IL FERRO E I CUORI A SALUTARE, DOPO QUINDICI SECOLI, LA RIAPPARIZIONE DELL’IMPERO SUI COLLI FATALI DI ROMA.
    NE SARETE VOI DEGNI? (La folla prorompe in un formidabile: «sì!»)
    QUESTO GRIDO È COME UN GIURAMENTO SACRO, CHE VI IMPEGNA DINANZI A DIO E DINANZI AGLI UOMINI, PER LA VITA E PER LA MORTE!

    CAMICIE NERE, LEGIONARI, SALUTO AL RE!

    EdizioneScritti e discorsi di Benito Mussolini, Edizione Definitiva, X
    Scritti e discorsi dell’impero (Novembre 1935-XIV – 4 novembre 1926-XV E.F.)
    Ulrico Hoepli editore Milano, 1936-XV(fonte)