33. ROMA – Casa di Cola di Rienzo oppure Torre di Niccolò di Crescenzio (XII Secolo).
Data: 1900 c.a
Autore: VASARI & MILANO ROMA[1].
Soggetto: Roma – Casa dei Crescenzi [2]
B/N Colore: Seppia
Dimensioni: 19 x 24,5 cm (supporto primario)
Materiale: cartoncino
Tecnica: al bromuro argento stampata in positivo
© Archivio Sacchini
Note
La foto proviene dalla collezione di Enrico D’Ancona e fu realizzata dalla Edizione Inalterabile di Firenze. Carlo Brogi, uno dei promotori della Società Fotografica Italiana, commercializzò stampe fotografiche di paesaggi e opere d’arte italiane sotto il marchio Edizione Inalterabile. L’attività cessò intorno al 1950.(fonte)
Enrico D’Ancona (1901-1982), marito di Beatrice Gulì, era figlio di Antonio D’Ancona, fondatore dell’Atelier Antonio D’Ancona a Fiume (Rijeka), situato presso l’AntikvariJat Mali Neboder in Ciottina 20B, Croazia, attivo già intorno al 1900.
Antonio D’Ancona, fotografo di Fiume nell’Impero austro-ungarico, operò dal 1890 ed è menzionato nelle raccolte fotografiche del Museo Marittimo e Storico del Litorale Croato di Fiume (Museo Fiume). Il suo studio si trovava in Piazza Andrassy, come testimoniato da fotografie del 1904 conservate in album di famiglia locale (Coll. H. Conighi).(fonte)
[1] Lo Studio fotografico Vasari è una delle più antiche dinastie italiane operanti nel campo della fotografia.
Lo studio è conosciuto per la sua specializzazione in fotografie architettoniche e di opere d’arte e per aver documentato negli anni la trasformazione della Roma del ventennio e del dopoguerra.
Collezioni delle foto Vasari sono custodite presso International Museum of Photography and Film at George Eastman House di Rochester (New York), il più antico museo del mondo dedicato alla fotografia, presso l’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma, e al Centro studi e archivio della comunicazione (CSAC) dell’Università degli Studi di Parma.
Storia
Il capostipite Cesare Vasari (Arezzo, 30 maggio 1846 – Roma, 31 maggio 1901) si trasferisce a Roma nel 1860 dove inizia la sua attività nel campo, lavorando inizialmente per fotografi professionisti. Diventa collaboratore della vedova di Tommaso Cuccioni, Isabella Bonafede; nel 1875 apre uno dei primi atelier per la produzione di fotografie d’arte ed architettura.
Dopo che Cesare si trasferisce a Firenze, l’atelier romano passa al nipote Alessandro (Roma, 1° luglio 1866 – 18 marzo 1929); il figlio di Alessandro, Tommaso (Roma, 21 marzo 1894 – 25 agosto 1971) documenta la vicenda artistica ed architettonica della Roma del Ventennio, diventando fornitore della Casa Reale, e completando la sua opera fotografica nella ricostruzione del dopoguerra.
All’inizio il laboratorio per lo sviluppo e stampa delle fotografie si trovava a via della Mercede successivamente trasferito a via Ludovisi ed infine a via Condotti, dove venivano effettuate tutte le lavorazioni di trattamento dei negativi, la successiva stampa e ritoccatura finale
A Tommaso, che ebbe due figli Laura e Giorgio, succederà Giorgio, dottore in chimica (Roma, 11 settembre 1931 – Filettino, 3 luglio 2004). Con Giorgio l’attività si sviluppa nei settori d’arte, architettura ed industria, tra cui la documentazione fotografica delle opere pubbliche per le Olimpiadi del 1960, le sedi delle maggiori aziende del “boom economico” italiano, oltre a edizioni che trattano le più importanti basiliche, chiese e gallerie romane d’arte e antiquariato.
Successivamente i figli di Giorgio (Alessandro, Andrea e Francesco) hanno continuato l’attività dello studio, costituendo l’Archivio
Fotografico Vasari ed arricchendolo attraverso campagne fotografiche su commissione da parte di enti statali, musei, collezioni private e editori nazionali ed internazionali.
Oggi l’attività fotografica è condotta da Alessandro Vasari (Roma, 25 febbraio 1957).
I Vasari e l’architettura
«Le foto di cantiere, circa 800 in bianco e nero, sono opera dello studio Vasari, fornitore della Real Casa e fotografo ufficiale delle trasformazioni di Roma. Il grande formato, la qualità della stampa e l’accuratezza delle riprese fanno di questi documenti una fonte preziosa»
La specializzazione nella fotografia di architettura inizia da subito con Cesare Vasari, ma saranno Tommaso e Giorgio a dare un forte impulso a questo genere di riprese prestando la loro opera per importanti architetti come Enrico Del Debbio, Pier Luigi Nervi, Luigi Walter Moretti e Giuseppe Vaccaro.
L’Archivio fotografico
L’archivio storico dei Vasari composto da 5.024 lastre (in vetro 21×27 cm. ed altre 13×18 cm.), è attualmente consultabile presso la Calcografia-Istituto Nazionale per la Grafica.
Dal 2023, 998 lastre in vetro di Alessandro Vasari (1866 – 1929), sono state catalogate e messe online per la visione pubblica.
La produzione “conto terzi” dal 1910 ca. all’immediato dopoguerra, che consiste di 350.000 tra lastre e negativi in bianco e nero e a colori, è conservata presso il Centro studi e archivio della comunicazione (CSAC) dell’Università degli Studi di Parma.
Un’ultima porzione più eterogenea consiste nell’archivio privato dei Vasari (circa 90.000 tra pellicole di vari formati positive, negative bianco/nero e colore, e file digitali ad alta risoluzione), questo fondo, in continua espansione, comprende la produzione fotografica dei Vasari ad oggi ed è consultabile su un database di ricerca per soggetto, autore ed ubicazione tramite il sito dello studio fotografico.(fonte)
[2] La Casa dei Crescenzi, precedentemente nota come Tor Crescenzia, Tor Monzone, Casa di Cola di Rienzo e Palazzo di Pilato, è un’antica residenza medievale di Roma, situata nel Foro Boario, nel rione Ripa, su Via Luigi Petroselli, collocato tra il Tempio di Portuno e il nuovo Palazzo dell’Anagrafe, in un contesto urbanistico completamente diverso da quello in cui era inserito fino agli anni 1930.
Storia
L’edificio fu costruito tra il 1040 e il 1065 da un Niccolò, figlio di Crescenzio e Teodora, per controllare gli antichi mulini di Roma e il Ponte Emilio, sul cui transito la famiglia faceva pagare un pedaggio. L’edificio ha due piani (attualmente restano il piano terra e parte del piano superiore) e secondo le usanze dell’epoca, la struttura incorpora numerosi elementi architettonici di antichi edifici romani, tra cui le pareti, probabilmente resti di un bagno bizantino. La sovrapposizione caotica di stili e elementi è evidente nei capitelli in argilla sopra semicolonne sul lato sinistro, nelle mensole con cupidi, nel cornicione con beccatelli e nei resti della struttura a sbalzo, elementi che mostrano le numerose ristrutturazioni dell’edificio. Nelle parole di Jeremiah Donovan, “La casa è costruita di mattoni e modificata dalla decorazione, costituita da frammenti eterogenei di sculture antiche in marmo e semicolonne barbare e pilastri in mattoni gettati insieme, senza alcun riguardo per il buon gusto e dei principi di architettura” (“Rome Ancient and Modern”, 1844). Ancora oggi gli archeologi non sono stati in grado di identificare esattamente tutti i vecchi edifici da cui sono stati ricavati questi elementi.
Il popolo della città chiamò la struttura “Tor Crescenzia”, un misto di palazzo e torre medievale, e il nome continuò anche dopo che la torre crollò nel 1312 durante i conflitti avvenuti nell’arrivo di Arrigo VII. Rimase in piedi solo la casa. Una lunga iscrizione latina, dettata dallo stesso Niccolò di Crescenzio, è stata collocata sulla cornice curvilinea del portale di ingresso:
(latino)
«
† NON FUIT IGNARUS CUIUS DOMUS HEC NICOLAUS QUOD NIL MOMENTI SIBI MUNDI GLORIA SENTIT / VERUM QUOD FECIT HANC NON TAM VANA COEGIT GLORIA QUAM ROME VETEREM RENOVARE DECOREM
† IN DOMIBUS PULCRIS MEMORE ESTOTE SEPULCRIS CONFISIQUE TIU NON IBI STARE DIU MORS VEHITUR PENNIS / NULLI SUA VITA PERHENNIS MANSIO NOSTRA BREVIS CURSUS ET IPSE LEVIS SI FUGIAS VENTUM SI CLAUDAS OSTIA CENTUM / LISGOR MILLE IUBES NON SINE MORTE CUBES SI MANEAS CASTRIS FERME VICINUM ET ASTRIS OCIUS INDE SOLET TOLLE/RE QUOSQUE VOLLET
† SURGIT IN ASTRA DOMUS SUBLIMIS CULMINA CUIUS PRIMUS DE PRIMIS MAGNUS NICHOLAUS AB IMIS / EREXIT PATRUM DECUS OB RENOVARE SUORUM STAT PATRIS CRESCENS MATRISQUE THEODORA NOMEN
† HOC CULMEN CLARUM CARO PRO PIGNERE GESTUM DAVIDI TRIBUIT QUI PATER EXHIBUIT
»
(italiano)
«† Nicolao, a cui appartiene questa casa, non fu ignaro che la gloria del mondo non ha nessuna importanza di per sé; non fu la vanagloria a spingerlo a costruire questa casa, ma per rinnovare l’antico decoro di Roma
† Nelle belle case ricorda i sepolcri e sii sicuro che non resterai lì a lungo, la morte viene con le ali e per nessuno la vita è eterna; la nostra permanenza è breve e il suo corso è leggero. Se fuggissi dal vento, se chiudessi un centinaio di porte o comandassi un migliaio di guardie, non ti sdraieresti senza la morte. Se ti chiudessi in un castello vicino alle stelle, lì è solita prendere chiunque lei voglia.
† Così sorge questa sublime casa, la cui struttura il grande Niccolò, primo fra i primi, costruì delle fondamenta per rinnovare il decoro dei suoi genitori, Crescenzio, suo padre, e Teodora, sua madre.
† Il padre costruì questo illustre edificio dedicato allo stimato figlio Davide.»
( )
Il termine latino “mansio” presente in questa iscrizione ha dato origine al nome “Tor Monzone”, che fu usato per riferirsi all’edificio.
Nel corso dei secoli, la casa ha avuto anche altri nomi come Casa di Cola di Rienzo a causa della somiglianza tra il nome di Niccolò di Crescenzio e Cola di Rienzo, che abitava nelle vicinanze, e Casa di Pilato, perché durante le rappresentazioni della Via Crucis, vi era rappresentata la casa di Ponzio Pilato.
Nella struttura ci sono anche altre iscrizioni, come una serie di lettere la cui interpretazione non è certa, nonostante i molti tentativi moderni di tradurla. Un’altra, che si trova su una piccola finestra e collocato a lato del portale d’ingresso (“ADSUM ROMANIS GRANDIS HONOR POPULIS / INDICAT EFFIGIES QUIS ME P[ER]FECERIT AUCTOR: “Qui c’è grande onore per il popolo romano e l’effigie indica che mi ha costruito”), e una seconda a metà della facciata (“VOS QUI TRANSITIS HEC OPTIMA TECTA QUIRITIS / HAC TEMPTATE DOMO OS NICOLAUS HOMO”, “Voi che passate presso questa splendida casa, o quiriti, sappiate che Niccolò è l’uomo di questa casa”).
Utilizzi successivi
L’edificio fu abbandonato nel XV secolo, come rivela la completa assenza di interventi successivi, ma fu successivamente utilizzato come stalla con un fienile annesso. Nel 1868, l’edificio fu acquistato dal governo pontificio e in seguito fu ceduto al Comune di Roma.
Durante i lavori degli anni 1930 destinati a “liberare” il monte Capitolino dai suoi dintorni medievali e aprire uno spazio per la costruzione di nuovi edifici e l’apertura di nuove strade destinate a far scorrere il traffico della città (come via del Teatro di Marcello e via Luigi Petroselli), quasi tutta la zona circostante la Casa dei Crescenzi nel Foro Boario fu demolita.
Oggi l’inizio di via Petroselli a piazza Bocca della Verità è segnato dalla Casa dei Pierleoni, dalla parte della chiesa di San Giorgio in Velabro, e dalla Casa dei Crescenzi in direzione del Tevere, in un contesto urbano completamente diverso da quello dell’epoca. Nel 1939 la casa fu restaurata dalla Comune per usi ufficiali. Da allora ospita il “Centro di Studi per la Storia dell’Architettura”.
L’edificio è chiuso al pubblico.(fonte)