fronte
Maschera funeraria del filosofo Adriano Tilgher[1].
retro
a penna:
A Tilde e Giovanni Bardi[2],
affettuoso ricordo di Tilgher
e di Liliana Scalero[3]
Roma, 16 nov – 1945
TImbro
VASARI Fotografo Editore – ROMA[4]
Via Condotti, 39 – Piazza Esedra, 61 – Via Ludovisi, 6
(FOTO BRENNERO)
Proprietà artistica riservata a norma delle leggi vigenti dello Sta-
to Decreto 7 Nov 1925 N.° 1950 articolo 14) e del trattato
…(?).…. in caso di pubblicazioni è obbligatorio citare i
FOTO VASARI ROMA
AUTORE Vasari
DATA 1945
SOGGETTO Ritratto
B/N COLORE Bianco e nero
DIMENSIONI 12,5×17,5 cm
MATERIA E TECNICA gelatina bromuro d’argento / carta
© Archivio Sacchini
Note
[1] Nato a Resina (l’odierna Ercolano in provincia di Napoli) da padre vetraio tedesco e madre valdostana, visse a Roma dove fu amico e collaboratore di Ernesto Buonaiuti (studioso di storia del cristianesimo ed esponente del modernismo italiano), fino alla morte. Lavorò come bibliotecario all’Alessandrina e collaborò ad alcuni giornali (tra gli altri, Il Mondo e il Popolo di Roma), molti dei quali vennero poi soppressi dal regime fascista. Le sue principali opere sono: La crisi mondiale del 1921, Estetica del 1931 e La filosofia delle morali del 1937, nella quale delineò la sua originale visione individualistica. Negli anni ’20 collaborò al giornale satirico Il Becco giallo.
Nel 1925 fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto Croce. Da ricordare, anche, tra i suoi diversi scritti antifascisti, la Stroncatura di Giovanni Gentile del 1925 che, soprattutto nell’ironico e irriverente sottotitolo, esprime un dissacrante giudizio sulla propaganda con l’eloquente frase, di ascendenza bruniana, «lo spaccio del bestione trionfante».
Operò anche come critico letterario e teatrale: fu tra i primi a notare l’originalità del teatro pirandelliano, nonostante i tentativi di contestazione da parte del regime fascista.(fonte)
Negli anni Trenta Tilgher continuò a scrivere sia di letteratura – in particolare di poesia (La poesia dialettale napoletana, 1930; Studi di poetica, 1934) – sia di filosofia (Estetica, 1931; Cristo e noi, 1934); in quest’ultimo campo, tra le altre cose, accentuò la sua critica allo storicismo (Critica dello storicismo, 1935) e il suo pessimismo (Filosofia delle morali, 1937; Moralità: punti di vista sulla vita e sull’uomo, 1938), e divenne anche un valente studioso del pensiero di Giacomo Leopardi (La filosofia del Leopardi, 1940). Sul piano politico, ritornò progressivamente in contatto con il mondo antifascista, e in particolare con gli ambienti vicini al movimento Giustizia e libertà (ACS, MI, DGPS, DPP, FP, 98). (fonte)
[2] La casa editrice nacque nel 1919 con il nome “Libreria di Scienze e Lettere” voluto dal fondatore Giovanni Bardi. La prima sede fu di fronte a Sant’Ivo alla Sapienza, vicino alla tipografia che occupava alcuni locali di Palazzo Madama. La presenza a pochi passi dall’Università e dal Senato dettarono allora le linee guida di una produzione editoriale fortemente legata all’alta cultura italiana e rappresentata dall’emblematico logo con i due cavalli alati che si abbeverano alla fonte della sapienza.
Nel retrobottega della casa editrice si attivò un salotto culturale dove discutere liberamente di cultura e di politica che ospitò personaggi come Nitti, Tilgher, Bruers e Vinciguerra. Tra gli anni Trenta e Quaranta si attraversò un periodo di crisi dovuto al trasferimento dell’ateneo nella nuova città universitaria e alla immobilità del Senato in concomitanza della guerra. La sede venne trasferita in un piccolo locale arrampicato sopra le scale in Salita de’ Crescenzi, 16. Fu allora che Paolo Bardi, figlio del fondatore, cambiò il nome in Bardi Editore. (fonte).
[3] Liliana Scalero era nata a Mazzé, in Canavese, nella grande villa appartenuta ai Delgrosso. Figlia di artista (il padre era il musicista Rosario Scalero) fu abituata a viaggiare per il mondo e imparò molte lingue. Si dedicò alla narrativa (20 romanzi), alla poesia, alla critica musicale, al giornalismo (scrisse quasi 4500 articoli per le testate italiane più importanti) e all’attività di traduttrice (tradusse per prima dal tedesco il Faust di Goethe).Aveva un grande amore per il Canavese, dove visse, nella sua abitazione Castello di Montestrutto, fino alla morte. Molte delle sue opere ritraggono, con sottili spunti autobiografici la vita, l’ambiente e l’umile gente di questa generosa terra. E’ morta nel 1976.(fonte)
[4] Lo Studio fotografico Vasari è una delle più antiche dinastie italiane operanti nel campo della fotografia.
Lo studio è conosciuto per la sua specializzazione in fotografie architettoniche e di opere d’arte e per aver documentato negli anni la trasformazione della Roma del ventennio e del dopoguerra.
Collezioni delle foto Vasari sono custodite presso International Museum of Photography and Film at George Eastman House di Rochester (New York), il più antico museo del mondo dedicato alla fotografia, presso l’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma, e al Centro studi e archivio della comunicazione (CSAC) dell’Università degli Studi di Parma.(fonte)