Firenze 15-3-915 – Nella Fortezza da basso –
1a e 2a squadra del I plotone della
compagnia allievi ufficiali[1]
retro
CARTOLINA POSTALE
CARTE POSTALE
TENSI[2]
DATA 15 marzo 1915
SOGGETTO 1a e 2a squadra del I plotone della compagnia 70° Fanteria della Brigata Ancona
B/N COLORE Bianco e nero
DIMENSIONI 13,5 x 8,5 cm
MATERIA E TECNICA gelatina bromuro d’argento / carta
© Archivio Sacchini
Note
[1] Sede dei reggimenti in pace : 69° e 70° Fanteria, Firenze.
Distretti di reclutamento: Ascoli, Bergamo, Campagna, Catania, Gaeta, Orvieto, Torino, Treviso.
ANNO 1915.
La brigata, lasciata la sede di Firenze alla metà di aprile, trovasi allo scoppiare delle ostilità nell’alto Cadore (Val Padola — Val Visdende) con elementi avanzati al Passo di M. Croce di Comelico ed ai passi dell’alta Val Padola, alla dipendenza della 10a divisione. Dal 24 maggio fino alla metà di giugno il nemico tende alla occupazione dei passi e di alcuni tratti del confine, ma i nostri reparti avanzati, pur fra gravi difficoltà e sostenendo anche aspri combattimenti, vi si mantengono.
In agosto vengono iniziate le operazioni contro lo sbarramento di Sexten: il 70°, concorre all’azione, puntando il 4 contro gli obiettivi Seikofl — Beim Feichten e riesce a guadagnare alquanto terreno. Il 6 settembre un altro attacco contro il Seikofl viene tentato col concorso di cinque compagnie del 69° fanteria, ma il violento fuoco nemico impedisce qualsiasi progresso.
A metà di ottobre la brigata riceve il cambio ed il 29, da Calalzo, inizia per ferrovia il movimento per trasferirsi alla fronte dell’Isonzo. Il 7 novembre entra in linea di fronte alle posizioni nemiche di Oslavia e del Peuma, alla dipendenza della 11a divisione, per partecipare alla 4a battaglia dell’Isonzo (10 novembre — 5 dicembre).
Il 10 attacca col 69° reggimento le posizioni del Peuma e col 70° quelle di Oslavia: la reazione del nemico, con violentissimo fuoco, non permette di realizzare che qualche lieve progresso verso quota 160 del Peuma. Il giorno 12 il 70° fanteria rinnova l’attacco e riesce a penetrare fra i ruderi di Oslavia, ma all’alba del giorno successivo il nemico, preceduto da poderosa preparazione di artiglieria, contrattacca costringendo i reparti del 70° ad indietreggiare.
Dopo un breve periodo di riordinamento nella zona di Cerovo, reso indispensabile dalle gravissime perdite sofferte (oltre 3200 uomini fuori combattimento dei quali 72 ufficiali) il 30 novembre la brigata ritorna in prima linea nello stesso settore, tentando fino al 5 dicembre nuovi attacchi contro le formidabili posizioni del Peuma e di Oslavia, ma con scarsi risultati.
Alla fine di dicembre, ricevuto il cambio, si trasferisce nei pressi di Valerisce.
ANNO 1916.
Alla fine di aprile, dopo un lungo periodo di riordinamento e d’istruzioni, la brigata è trasferita nel Trentino e l’11 maggio trovasi schierata nel settore di M. Maronia (alto Astico), alla dipendenza della 35a divisione. Pochi giorni dopo incomincia l’offensiva austriaca nel Trentino: il 15 maggio, dopo violentissimo bombardamento, il nemico attacca ed occupa Costa d’Agra, tenuta dal III/69°, ed il giorno successivo anche M. Maronia. La brigata ripiega allora gradatamente, sempre fronteggiando il nemico fino nei pressi di Malga Azaron.
Il 21 viene inviata nei pressi di Thiene per riordinarsi, date le gravi perdite sofferte.
Ai primi di giugno la brigata, completamente ricostituita, si schiera in seconda linea fra Malga Pianeti e Cerbaro (falde sud del Novegno); il 12 giugno il 69° fanteria ed un battaglione del 70° sono inviati in prima linea a M. Giove, ove nei giorni 12 e 13 strenuamente resistono, a prezzo di forti perdite, agli attacchi del nemico.
Il 23 giugno, dopo un breve riposo nei pressi di Schio, la brigata si trasferisce nel settore del Pasubio, alla dipendenza della 44a divisione. Ivi partecipa alla nostra controffensiva, avanzando in Vallarsa fino a Valmorbia, di fronte al forte Pozzacchio e concorrendo alla riconquista di M. Trappola. Il 10 luglio il battaglione alpini Vicenza, col concorso del I/69°, tenta da M. Trappola la riconquista di M. Corno, ma dopo un primo successo, il nemico, con un violento contrattacco, ricaccia i nostri.
La brigata rimane nelle stesse posizioni, sostenendo piccole azioni locali di scarsa. importanza, nei mesi di agosto e settembre; il 9 ottobre partecipa all’offensiva per la riconquista dell’altipiano del Col Santo attaccando dalla Vallarsa, ma l’azione si trascina penosamente fino a 13 ottobre senza risultati tangibili. Sopraggiunto il periodo invernale i due reggimenti si alternano fra le prime linee e la zona di riposo Speccheri – Raossi.
ANNO 1917.
Fino al maggio la brigata rimane nel settore del Pasubio, inviando alternativamente i reggimenti a riposo nella zona fra Valdagno e Recoaro.
Il 26 maggio dalla stazione di Schio parte in ferrovia per Villa Vicentina e subito dopo si schiera sull’altipiano Carsico (linea Flondar) col 69° fanteria ed il I/70°, alla dipendenza della 20a divisione, mentre è in corso la 10a battaglia dell’Isonzo (12 maggio – 8 giugno); successivamente sono chiamati in linea anche gli altri battaglioni del 70°.
Gli assalti contro le posizioni ad est di Flondar, benché ripetuti con accanimento fino al 6 giugno, a costo di gravi sacrifici (circa 3000 uomini fuori combattimento, dei quali 92 ufficiali) non consentono che lievi progressi.
Il 9 la brigata viene ritirata a S. Canziano e posta alla dipendenza della 34a divisione. Fra il 20 luglio ed il 15 agosto compie un periodo in trincea sul Volkowniak, alla dipendenza della 63a divisione; il 27 agosto, dopo un breve periodo di riposo fra Romans e Versa torna in linea sul Fajti, colla 54a divisione, fino al settembre, allorché viene inviata a riposo nei pressi di Gradisca
Dal 15 ottobre essa trovasi, colla 58a divisione, in prima linea nel settore del Fajti, allorché si manifesta la grande offensiva austro – tedesca (24 ottobre – 26 dicembre). Dopo violento bombardamento, seguono nei giorni 24 e 25 attacchi di piccoli reparti, sempre respinti; ma il 26 il nemico attacca con forze soverchianti, preceduto da un nuovo bombardamento di estrema violenza: il 70° fanteria, schierato in prima linea, oppone strenua resistenza, sacrificandosi sul posto. Il 69° fanteria, meno duramente provato dal bombardamento, cerca tenacemente di fronteggiare la pressione nemica e fino al 27 resiste, ma la situazione della 2a Armata esige il ripiegamento anche delle truppe del Carso e nella notte sul 28 il 69° fanteria, ridotto a circa 600 uomini, raccolti i superstiti del 70° fanteria, inizia ordinatamente la ritirata.
La brigata, per Sdraussina e Gradisca, giunge a S. Vito al Torre, e prosegue verso il Tagliamento che oltrepassa sul ponte della Delizia: il 2 novembre si trasferisce nei pressi di Padova, per ricostituirsi; il 7 novembre è ad Arsego, alla dipendenza della 7a divisione.
Il 7 dicembre, completamente ricostituita, la brigata prende posizione sull’altipiano di Asiago, ed occupa la seconda linea difensiva, così detta “Marginale” schierandosi fra M. Mazzè e M. Corno.
ANNO 1918.
Alla fine di gennaio la brigata si trasferisce in prima linea nel tratto M. Valbella — M. Costalunga e vi rimane fino al 24 marzo; riceve quindi il cambio ed il 5 aprile si riunisce nei pressi di Villafranca Padovana, ove trascorre un periodo di esercitazioni fino ai primi di giugno allorchè, in previsione dell’offensiva nemica, nelle notti sul 3 e 4 giugno si sposta nei pressi di Mestre e nei giorni successivi compie ricognizioni nelle linee difensive già preparate sui torrenti Sile, Vallio e Meolo.
Il mattino del 15 giugno ha inizio l’attacco nemico; il 17 la brigata si riunisce fra Monastier e Rovarè, per contrattaccare in direzione di Zenson, ove la prima linea è stata sfondata. Nella sera del 17 i reparti riescono a spazzare il terreno dalle numerose infiltrazioni nemiche; il 18 l’avanzata prosegue, col 70° fanteria da Rovaré e col 69° da Monastier, e, benché ardite infiltrazioni di drappelli nemici con mitragliatrici disturbino con frequenti ed improvvisti attacchi ai fianchi e a tergo, verso sera il 70° reggimento, collegandosi a destra col 69°, giunto a S. Pietro Novello, raggiunge il canale Palumbo.
Nelle giornate del 19 e 20 la lotta continua con alterna vicenda di attacchi e contrattacchi: il nemico, però, non può realizzare altri progressi; nuovi suoi tentativi di attacco sono respinti nei giorni 21 e 22, ma nel mattino del 23 gli austriaci, non potendo più reggere alla nostra pressione, iniziano la ritirata. I reparti della brigata, benché esausti per la lunga lotta e le forti perdite (oltre 1000 uomini fuori combattimento, dei quali 52 ufficiali) incalzando in direzione della fronte Ronchi – Fossalta — C. Gradenigo, catturano circa 800 prigionieri.
Il 24 giugno la fronte del Piave è completamente rioccupata e la brigata si schiera nel tratto Ansa di Lampol — Ansa di Gonfo, ove rimane fino al 13 luglio; si disloca quindi nei pressi Preganziol (Treviso) per riordinarsi. In settembre essa è trasferita nei pressi di Vicenza ed il giorno 22 entra in linea a cavaliere della V. Brenta, sulla fronte Ghiara Madon – Costone di La Grottella. Ivi trovasi durante la battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre — 4 novembre). Il 31 ottobre, quando la battaglia è già in pieno sviluppo su tutta la fronte, la brigata inizia l’avanzata per Val Brenta, superando, dopo vivace lotta, gli sbarramenti di fondo valle ed affacciandosi sull’orlo dello Spitz (sponda destra del Brenta); mentre l’azione continua incalzante, viene oltrepassato Cismon ed il 2 novembre il 69° giunge a Tezze.
Ricevuto l’ordine di raccogliersi in fondo valle e puntare su Borgo, la sera del 3, vinte le ultime resistenze nemiche in prossimità di Ospedaletti, i reparti giungono a Borgo.
Il mattino del 4 è ripresa la marcia e la brigata raggiunge le pendici meridionali del M. Panarotta; nella giornata stessa, per il sopravvenuto armistizio, cessano le ostilità.
RICOMPENSE.
MEDAGLIA D’ARGENTO.
Alla Bandiera del 69° Reggimento Fanteria.
“Resistendo con invitto animo e col sacrificio di un terzo dei suoi uomini a furioso bombardamento, e contrattaccando poi con irresistibile slancio, infrangeva il disperato proposito del nemico, anelante ad aprirsi la strada verso la pianura Vicentina (Monte Giove del Novegno, 12-13 giugno 1916). Riaffermava le sue belle virtù guerriere ed il suo alto spirito di sacrificio a M. Corno (Vallarsa) lottando strenuamente per adempiere un mandato tattico da cui dipendeva l’azione risolutiva di altri reparti (settembre – ottobre 1916). Preposto alle difese del Fajti, in fiere giornate di cruenta battaglia, con ardore e tenacia mirabili e con generoso tributo di sangue, oppose eroica resistenza al formidabile urto nemico (Fajti, 24-27 ottobre 1917)”.
(Boll. Uff., del 5 giugno 1920, disp. 47)
MEDAGLIA DI BRONZO.
Alla Bandiera del 70° Reggimento Fanteria.
“Con valore ed elevato spirito di sacrificio non diminuiti dalle notevoli perdite, tenne, per più giorni, fieramente impegnato l’avversario in una lotta aspra e tenace, assolvendo brillantemente il suo compito di cooperare all’azione risolutiva di altri reparti (M. Spil – q. 1755 – Vallarsa, 10-13 settembre, 9-13 ottobre, 20 ottobre 1916)”.
(Boll. Uff., del 5 giugno 1920, disp. 47).
CITAZIONI SUI BOLLETTINI DI GUERRA DEL COMANDO SUPREMO.
BOLLETTINO DI GUERRA N. 1262 (1° novembre 1918, ore 12).
La battaglia continua e si estende. L’avversario mantiene intatta la resistenza dallo Stelvio all’Astico; vacilla sull’altopiano di Asiago, è in rotta sul rimanente della fronte protetto più dalle numerose interruzioni stradali che dalle retroguardie irresistibilmente travolte dalle nostre truppe che si lanciano entusiaste al veloce inseguimento. Batterie nostre, portate rapidamente avanti, e artiglierie catturate battono intensamente l’avversario sfruttando tutta la gittata dei loro cannoni.
Le divisioni di cavalleria, annientate resistenze nemiche sulla Livenza e ristabiliti i passaggi, marciano al Tagliamento.
La 6a Armata, entrata ieri in azione con la brillantissima avanzata della brigata Ancona (69° – 70°) in fondo val Brenta, ha fortemente attaccato l’avversario su tutta la fronte.
La 4a Armata è padrona della depressione di Fonzaso. La brigata Bologna (39°- 40°) alle ore 18,30 di ieri sera è entrata in Feltre.
La 12a Armata, sboccata dalla stretta di Quero e dai monti, si collega sul Piave colla 4a e l’8a.
L’8a Armata, scesa nella valle del Piave a sud di Belluno, ha reparti impegnati alla depressione di Fadalto che colonne leggere stanno brillantemente aggirando per Farra d’Alpago.
All’ala destra della fronte la 3a Armata, prolungata verso la costa dal reggimento Marina, ha occupato tutta la intricata zona litoranea che il nemico ha in parte allagata ingombrando il rimanente di reticolati e sbarramenti. Una pattuglia di marinai ha raggiunto Caorle.
Stormi di aeroplani precedono le truppe nell’inseguimento bombardando e mitragliando le colonne nemiche.
Il numero dei prigionieri catturati cresce continuamente, quello dei cannoni supera i 700.
Il bottino è immenso; il suo valore potrà essere valutato in miliardi.
Generale DIAZ.(fonte)
[2] Tensi & C. è stata un’azienda produttrice di apparecchi fotografici, materiale chimico ad uso fotografico, pellicole, lastre e carte, con sede a Milano, in Italia. Il suo logo era costituito dalla parola “Tensi” in lettere maiuscole, preceduta e seguita da un punto, all’interno di una figura ellissoidale. Ha avuto, nel corso del tempo, diversi simboli. Acquistata alla fine degli anni Venti dalla I.F.I. (Istituto Finanziario Industriale) attraverso le partecipate Ferrania e Cappelli, il suo marchio viene dismesso alla fine degli anni 50, e non è stato più utilizzato.
Storia
La Tensi – così denominata dal cognome dei fondatori, Alberto e Francesco – risale al 1867, con la creazione di una fabbrica di litografia e fotolitografia, in via Orti 2 a Milano.
La Tensi&C., quale azienda di carta fotografica e carta patinata, viene però effettivamente fondata nel 1905 con sede in via Bergamo 21 ed in via Maffei 11, a Milano.
Nel 1908 la produzione di carta patinata ammonta a 100.000 metri quadri; di 6.000 metri quadri quella di carte fotografiche, ogni giorno.
Nel 1910 la società – la cui amministrazione passa a Federico Tensi – viene ridenominata “Società Anonima Tensi” affiancando alla produzione esistente anche quella di lastre fotografiche: rapide, rapidissime e Cromo, per avvicinarsi al mondo, emergente, della fotografia e dell’immagine.
Nel 1911 la Tensi inizia così la fabbricazione delle pellicole a rotoli, cinematografiche (positive e negative) e radiografiche per gli ospedali, utilizzando celluloide importato.
L’attività di deposito di marchi e brevetti è notevole: negli anni 20 viene introdotto l’uso dell’emulsione ortocromatica – di migliore qualità – sia sui prodotti radiografici che su quelli da cinema. Viene così commercializzata la prima pellicola cinematografica da ripresa prodotta in Italia, la ATRAX. Vengono prodotte anche “cartoline” sensibili da stampare con le proprie immagini preferiti.
Alla metà degli anni Venti, per contrastare una situazione di crisi legata alla concorrenza di altre aziende, la Tensi cerca di rilanciare ed affinare la qualità delle carte fotografiche, il prodotto per cui era sempre stata maggiormente conosciuta, ma anche su nuovo materiale sensile negativo (lastre e pellicole).
L’assorbimento da parte del gruppo I.F.I. Ferrania – Cappelli
Alla fine degli anni Venti, la Tensi viene assorbita dalla I.F.I. per il tramite della Ferrania – Cappelli. Il marchio – e l’attività – continuano ad essere utilizzati.
Negli anni Trenta la Tensi – la cui sede viene spostata in via Maffei 11-A e successivamente in via Podgora nr. 11 – continuò la produzione di pellicole per macchine fotografiche, ortocromatiche, ultrarapide, come la teiacromo antialo.
A questa produzione si aggiunge, soprattutto su brevetti stranieri (in special modo Renner e Ruberg), una produzione minore di apparecchi fotografici. Negli anni Quaranta furono lanciate le pellicole pancromatiche superalfa e beta e le carte fotografiche calco ed elex.
Gli anni Cinquanta e la chiusura
Nella seconda metà degli anni 50 la produzione a marchio Tensi cessa definitivamente; lo stesso marchio viene definitivamente accantonato.(fonte)