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Stazione Termini, Roma. 1955

    Stazione Termini, Anna Maria D'Ancona. 1955
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    Roma – Stazione Termine – Galleria

    retro

    Gent. ma Signorina
    Anna Maria D’Ancona

    Albergo “La Pineta”
    Pereto D’Abruzzo

    25-7-55 Stazione
    Ancora infiniti
    auguri Marina
    Bruno
    Estate 1955

    30 – Ediz. S. A. F. – Rip. Vietata
    Vera Fotografia
    L. 30

    FOTOCELERE TORINO

    Affrancatura
    LIRE 10
    REPUBBLICA ITALIANA

    ROMA FERR
    25-VII
    1955


    Data: 1955

    Autore: ROSTRO

    Soggetto: Roma – Stazione Termine – Galleria [1]

    B/N Colore: virato seppia

    Dimensioni: 9 x 14 cm (supporto primario)

    Materiale: cartoncino

    Tecnica: cromolitografia 

    © Archivio Sacchini


    Note

    [1] Dopo l’apertura delle prime due linee ferroviarie dello Stato Pontificio, la Roma-Frascati nel 1856, che si attestava a ridosso delle Mura aureliane presso la stazione di Porta Maggiore e la Roma-Civitavecchia nel 1859, che aveva capolinea presso la stazione di Porta Portese ed essendo noti i progetti delle future Roma-Ceprano e Roma-Ancona, si pose il problema di dare un assetto più stabile al nodo ferroviario di Roma e, in particolare, di decidere se avere un’unica stazione centrale o una stazione per ciascuna linea.

    Su pressione di monsignor de Mérode, che aveva interessi immobiliari nella zona della futura via Nazionale, prevalse la prima ipotesi e per la nuova stazione venne individuata l’area di Termini. Questa, situata sul colle dell’Esquilino nel rione Castro Pretorio, prende il nome dalle antiche terme di Diocleziano, situate sul lato opposto dell’attuale piazza dei Cinquecento. Nell’antichità l’area comprendeva fondi rurali di famiglie patrizie. Nel Cinquecento vi fu costruita la villa Montalto Peretti, di proprietà del cardinale Felice Peretti (futuro papa Sisto V), poi acquisita dalla famiglia Massimo, che la cedette allo Stato Pontificio al momento della realizzazione della stazione, e infine demolita.

    La prima stazione fu edificata a partire dal 1862 ed aperta al pubblico il 25 febbraio 1863 con il nome di Stazione Centrale delle Ferrovie Romane, in concomitanza all’inaugurazione del collegamento ferroviario con Ceprano e quindi con Napoli. Il 2 luglio 1868 iniziarono i lavori preliminari della nuova stazione Termini con una cerimonia d’inaugurazione alla presenza di papa Pio IX fino al momento della scelta del progetto definitivo che avvenne nel 1869 sul progetto dell’architetto Salvatore Bianchi. Dopo la breccia di Porta Pia e l’annessione di Roma al Regno d’Italia, il neonato Comune di Roma fortunatamente decise per la prosecuzione del cantiere. A conclusione dei lavori si tenne l’inaugurazione parziale nel 1873 e quella definitiva nel 1874. Seguendo lo schema standard di quell’epoca, la stazione era dotata di due fabbricati viaggiatori paralleli, uno per gli arrivi ed uno per le partenze, riuniti da una tettoia metallica centrale, simile a quella costruita poco prima a Parigi alla Gare de l’Est. Sotto la tettoia trovavano posto sei binari di testa, di cui due senza marciapiede. All’esterno della tettoia, a nord della stazione si trovavano lo scalo merci, il deposito locomotive e l’officina per la manutenzione delle carrozze. Tutti questi impianti furono in seguito spostati per consentire l’ampliamento del fascio di binari e la creazione di nuovi marciapiedi per il servizio viaggiatori.

    La facciata della vecchia stazione era di circa 200 m più avanzata rispetto ad oggi e copriva quindi quasi tutta l’attuale piazza dei Cinquecento. Nel 1883 venne installata l’illuminazione elettrica sotto le tettoie e nei locali interni della stazione. Nel 1935 la rete elettrica di alimentazione arrivò dal nord fino a Termini consentendo l’arrivo dei treni a trazione elettrica provenienti da Firenze.

    Negli anni 1930 si decise infine di ammodernare il nodo ferroviario di Roma, in particolare costruendo la nuova stazione Termini, ampliata e adatta alle esigenze di un traffico ferroviario cresciuto a dismisura rispetto al secolo precedente.

    Nel 1939 venne quindi approvato il progetto definitivo di Angiolo Mazzoni per la realizzazione del nuovo impianto ferroviario. I lavori iniziarono con la demolizione dell’edificio del Bianchi e la realizzazione dei corpi di fabbrica laterali, ma nel 1943 furono interrotti a seguito del peggioramento della situazione bellica e della caduta del regime fascista.

    Nei primi mesi del 1946 il progetto di Mazzoni fu accantonato, in quanto ritenuto inidoneo e obsoleto, soprattutto per via della facciata, sebbene nel 1943 il Mazzoni stesso avesse provveduto a modificare i disegni del 1938 eliminando ogni accenno alla monumentalità. Erano già stati realizzati gli impianti, le pensiline e i corpi di fabbrica laterali (con l’eccezione del padiglione reale). Il ministero dei Trasporti decise così di optare per una revisione generale del piano dell’opera (ad esempio la biglietteria e il ristorante, che avrebbero dovuto essere collocati nell’ala lungo via Giovanni Giolitti, furono previsti nell’atrio su piazza dei Cinquecento) e d’indire un concorso per un nuovo edificio frontale, posizionato cinquanta metri più avanti rispetto a quello del progetto mazzoniano al fine di permettere un allungamento dei binari. In occasione del concorso del 1947, il primo premio fu attribuito ex aequo agli architetti Leo Calini e Eugenio Montuori e al gruppo capeggiato da Annibale Vitellozzi comprendente Massimo Castellazzi, Vasco Fadigati e Achille Pintonello. La stazione fu così completata secondo la nuova versione, con la realizzazione dell’edificio frontale caratterizzato dalla ardita pensilina, considerata uno degli esempi più significativi dell’architettura italiana del Dopoguerra, e fu inaugurata il 20 dicembre 1950.

    Il 9 febbraio 1955 diventa la prima stazione ferroviaria della Capitale ad avere l’interconnessione con la metropolitana.

    La nuova stazione si caratterizza esteriormente per la lunga pensilina in cemento armato popolarmente chiamata “il dinosauro”, che per un certo periodo di tempo ha conservato volutamente sul fronte le macchie di fumo di un incendio scoppiato al principio degli anni 1970, e per l’edificio degli uffici, la cui orizzontalità è accentuata dalle sottili finestre continue. All’interno è visibile il profilo delle antiche mura Serviane. Il fregio della stazione è il primo lavoro principale dello scultore ungherese Amerigo Tot. Sul piazzale antistante fu eretta la Lampada OSRAM, un lampione molto alto dotato di una lampada allo xeno dell’omonima azienda tedesca (della quale recava i cartelli pubblicitari) da 2500000 lumen di luminosità e 75 kW di potenza, all’epoca primato mondiale per una singola lampada. Rimasta in funzione fino agli anni ottanta, la struttura, per la sua immediata riconoscibilità, diventò un tipico punto d’incontro per romani e visitatori.

    L’accesso ai treni avviene tramite la Galleria gommata (nome derivato dal pavimento di gomma originariamente steso), una strada pedonale trasversale che collega via Giolitti a via Marsala, dalla quale sono immediatamente raggiungibili tutti i principali servizi di stazione. Ristrutturata in occasione del Giubileo del 2000, la stazione è divenuta un importante punto di riferimento per turisti e cittadini romani, soprattutto grazie alla presenza di numerosi servizi quali il Forum Termini, un grande centro commerciale situato al piano terra e nel sottosuolo della stazione.

    Il 23 dicembre 2006 con una cerimonia ufficiale la stazione Termini è stata dedicata a papa Giovanni Paolo II.

    Il 28 giugno 2016 fu inaugurata la Terrazza della Stazione, un’area commerciale di 3000 m², accessibile dalla Galleria Centrale e dal Forum con scale mobili e ascensori, pensata per accogliere i viaggiatori in attesa dei loro treni.

    Nel 2021 è stato inaugurato il nuovo parcheggio a tre piani, collocato sopra i binari e capace di ospitare 1377 autovetture e 85 moto. Il parcheggio è ospitato all’interno della nuova piastra servizi, una galleria sopraelevata di 6000 m² destinata a vari servizi per i viaggiatori e costruita, a partire dal 2011, in corrispondenza della testata dei binari e ad una altezza di 2,3 metri.

    La tecnica utilizzata per costruire il parcheggio fu quella del varo a spinta, solitamente utilizzata per la costruzione di ponti: le varie sezioni dei primi due livelli furono assemblate in loco e poi fatte scorrere con una cremagliera fino alla posizione definitiva. Questa modalità, mai utilizzata per la costruzione di un parcheggio sopra i binari di una stazione, fu scelta per minimizzare l’impatto dei lavori sull’operatività della stazione, dove quotidianamente effettuano servizio 850 treni.(fonte)