DOTT. VITTORIO PUNTONI
PROF. ORDINARIO DI IGIENE
NELLA REGIA UNIVERSITÀ
DI ROMA
Lì 31 dic 1943
Istituto: Città Universitaria
Abilitaz.: Corso Trieste, 91
Caro Dott. Marziani[1],
Con i migliori auguri
perché l’anno nuovo sia men
triste di quello che va trapas-
sando.[2] La prego di gradire la
nuova edizione del mio
manuale di microbiologia
I più cordiali saluti dal
Suo
V.Puntoni[3]
Note
[1] Luigi Marziani (Senigallia, 26 agosto 1900 – Roma 16 agosto 1977) Odontoiatra. Esperto in Chirurgia orale, di fama internazionale per aver sperimentato il primo impianto sottoperiosteo a griglia di Tantalio.(fonte)
[2] Dicembre 1943:
L’eccidio di Boves fu il massacro di civili innocenti compiuto dall’esercito nazista il 19 settembre 1943 e poi tra il 31 dicembre 1943 ed il 3 gennaio 1944 a Boves, in provincia di Cuneo.(fonte)
2 dicembre – La Luftwaffe tedesca bombarda il porto di Bari in mano degli alleati. Sono affondate 17 navi da trasporto. Colpita una nave americana carica di Iprite; la fuoriuscita di sostanze tossiche provoca alcune centinaia di vittime.
4 dicembre – Il maresciallo Tito proclama la costituzione di un governo provvisorio jugoslavo nei territori liberati.
20 dicembre – Inizia la Battaglia di Ortona
24 dicembre – Il generale Dwight D. Eisenhower diventa comandante supremo degli Alleati in Europa.
24 dicembre – Nuova grande offensiva dell’Armata Rossa in Ucraina.
31 dicembre – Le truppe sovietiche rientrano a Žytomyr.(fonte)
[3] Vittorio Puntoni. − Figlio dell’omonimo grecista, rettore dell’Università di Bologna e senatore del Regno, e di Emma Ida Giacomelli, nacque a Pisa il 2 gennaio 1887.
Si trasferì in giovane età a Bologna. Qui, dopo aver frequentato il liceo Galvani, si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia, manifestando una decisa passione per le ricerche di laboratorio. Mentre era ancora laureando in clinica chirurgica, sotto la guida del professor Giuseppe Ruggi, avviò una serie di ricerche sulla reazione anafilattica per la diagnosi biologica della cisti da echinococco, confluite poi nella tesi discussa il 1° luglio 1910 (La diagnosi biologica delle Cisti da Echinococco, 1910).
Ottenuto sia il premio Concato per la miglior votazione nelle materie cliniche, sia il premio Vittorio Emanuele per la miglior tesi, esercitò inizialmente la professione medica presso la prima sezione di medicina dell’ospedale Maggiore di Bologna. Tuttavia, la passione per il laboratorio lo spinse ben presto a rientrare all’Università, dove per due anni divenne assistente e aiuto del professor Guido Tizzoni, presso l’Istituto di patologia generale.
Quando nell’estate del 1911 una vasta epidemia di colera investì il Polesine, Puntoni fu incaricato di dirigere il laboratorio batteriologico istituito dal ministero degli Interni a Rovigo e di monitorare l’andamento epidemiologico della malattia nel delta del Po. Sorpreso dall’andamento imprevedibile del contagio, che non sembrava dovuto né al contatto tra ammalati, né al consumo di cibi infetti, né all’inquinamento delle acque, egli suppose e verificò sperimentalmente che il vibrione colerico, sotto l’influenza dell’aria o dell’acqua, poteva trasformarsi in vibrioni di tipo colerasimile, variando così la sua virulenza (Osservazioni sull’epidemia colerica…, 1912; Ciaranfi, 1972, p. 4).
Anche grazie a quest’esperienza Puntoni decise di abbandonare l’Istituto di patologia generale per trasferirsi all’Istituto di igiene dell’Università di Bologna, diretto dal celebre medico e politico Giuseppe Sanarelli, che divenne presto una figura determinante nel suo percorso scientifico e culturale.
Capitano medico sul fronte della Grande Guerra, Puntoni non interruppe l’attività di ricerca e, durante il conflitto, produsse uno studio sulla flora microbica responsabile delle peritoniti acute da ferita (Ciaranfi, 1972, p. 5). Al termine delle ostilità seguì Sanarelli, chiamato a ricoprire la cattedra di igiene a Roma e nel 1925 divenne professore di batteriologia presso la facoltà di medicina, ruolo che ricoprì fino al 1943.
I risultati di maggior rilievo scientifico furono ottenuti da Puntoni nel campo della vaccinazione antirabica e dell’utilizzo dei vaccini fenicati: partendo dagli studi dell’igienista Claudio Fermi (con il quale non mancarono accesi dibattiti sull’argomento), grazie a una sperimentazione condotta con tessuti cerebrali putrefatti di cani malati trattati con acido fenico, egli dimostrò che l’inoculazione di emulsioni fenicate di virus fisso a virulenza crescente risultava più sicura di quella prevista dal metodo classico di Louis Pasteur. Le ricerche investirono anche lo sviluppo di vaccini preventivi sui cani, per i quali egli dimostrò la maggior sicurezza degli ‘autovaccini’, ricavati da virus di strada (La rabbia, 1927; I vaccini antirabici fenicali…, 1927).
Già nel 1919 la rilevanza di tali studi gli valse la nomina a direttore dell’Istituto antirabico di Roma: in questa veste ideò e fondò i dispensari antirabici in molte città italiane, decentrando così le vaccinazioni, e trasformò l’Istituto in un centro di ricerca e di insegnamento pratico (Moderna organizzazione di un istituto antirabico…, 1924; Roma, Archivio storico dell’Università La Sapienza, Fascicoli personale docente, AS4505, Vittorio Puntoni).
Proseguiva nel frattempo le ricerche sul colera, nel tentativo di individuare una relazione tra gravità dell’infezione e condizioni ambientali; diversi studi sulla flora intestinale evidenziarono come i gas sprigionati dalla putrefazione fossero in grado, se inspirati, di irritare le pareti intestinali e di virulentare microbi tifici e paratifici già presenti in forma latente. Negli anni Trenta studiò inoltre la vaccinazione tubercolare, ottenendo risultati interessanti sul Bacillus tubercolophilus, batterio capace di attenuare la virulenza dell’infezione; avviò inoltre campagne sperimentali sulla sistematica dei miceti e in particolare degli actinomiceti, per i quali propose una nuova denominazione (Asteroides). Nel secondo dopoguerra prese parte all’ampio dibattito relativo alla natura dei virus: avviò una campagna sperimentale sulla presunta cristallizzazione del virus mosaico del tabacco, volta a dimostrarne la natura vitale, e studiò la clamidocreazione, azione immunitaria che immobilizza gli agenti patogeni inglobandoli in una sostanza eosinofila (Roma, Archivio storico dell’Università La Sapienza, Fascicoli personale docente, AS4505, Vittorio Puntoni).
Puntoni si impegnò costantemente affinché la microbiologia, materia pionieristica e ancora legata allo studio dell’igiene e della patologia generale, potesse acquisire una crescente autonomia disciplinare e, forte di un orientamento clinico, divenisse un elemento cardine della formazione medica nel primo triennio della facoltà di medicina. Il suo progetto scientifico fu animato da un costante impegno istituzionale e didattico: oltre a riorganizzare il laboratorio romano e le sue attività, puntando decisamente sull’epidemiologia, fu segretario accademico della facoltà di medicina di Roma dal 1925 al 1943. L’anno successivo ottenne la cattedra di igiene, succedendo a Dante De Blasi, e per diciotto anni consecutivi fu preside della facoltà stessa.
Alla fine degli anni Venti raccolse le ricerche e le lezioni svolte fino a quel momento nel Manuale di microbiologia medica, (1930), che divenne presto un testo di riferimento in tutta Italia, mentre nel secondo dopoguerra pubblicò il suo imponente Trattato d’igiene (1955).
Nel corso della carriera fu presidente del Consiglio direttivo della Scuola di dietetica, membro del Consiglio superiore di sanità, presidente della Società italiana di microbiologia e, come alto riconoscimento per i suoi studi sull’immunologia, fu nominato presidente onorario della Società internazionale di idatidologia. Fu inoltre membro del comitato di esperti per il risanamento ambientale e del comitato di esperti per la rabbia presso l’Organizzazione mondiale della sanità, presidente del consiglio di amministrazione dell’Istituto Eastman e consigliere del Consiglio nazionale delle ricerche. Nel 1953 presiedette a Roma il VI Congresso internazionale di microbiologia, al quale presero parte sessantatré Paesi e duemila congressisti. Nel 1954 fu insignito del diploma e della medaglia d’oro di prima classe ai benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte, mentre dal 1956 divenne socio dell’Accademia nazionale dei Lincei. L’anno seguente venne nominato commendatore al merito della Repubblica (Roma, Archivio storico dell’Università La Sapienza, Fascicoli personale docente, AS4505, Vittorio Puntoni).
Collocato a riposo per raggiunti limiti di età nel novembre del 1962, si spense a Roma il 2 giugno 1970.(fonte)
Sulla Famiglia Puntoni:
Vittorio Puntoni (padre)
Nacque a Pisa il 24 giugno 1859 in una famiglia di origine umile, figlio di Mariano e di Angiola Meini. Ebbe una sorella, Ida.
Studiò presso la Scuola normale superiore e nel 1881 si laureò con Enea Piccolomini, tra i primi esponenti italiani della filologia formale, discutendo una tesi su Le rappresentanze figurate relative al mito di Ippolito, in cui si riflettevano interessi e metodi (con feconda interazione di filologia e archeologia) di un altro rappresentante della wissenschaftliche Methode, il predecessore di Piccolomini, Domenico Comparetti.
Post lauream, per gli uffici di Piccolomini, ebbe otto anni di assegno mensile all’Istituto di studi orientali Gori-Feroni di Siena, dove imparò copto, ebraico e arabo, e donde si avviò a una brillante carriera accademica: libero docente a Pisa (1884), dopo un periodo al ginnasio di Pontedera, ebbe l’incarico di letteratura greca e storia comparata delle lingue classiche e neolatine a Messina (1888), divenne professore straordinario di letteratura greca a Palermo (1890-92), e infine professore di letteratura greca (e di storia antica, per incarico) a Bologna (1892-1926), dove successe a Gaetano Pelliccioni e a Luigi Alessandro Michelangeli.
Il 24 ottobre 1885 sposò Emma Ida Giacomelli, con la quale ebbe tre figli: Vittorio nel 1887, Paolo nel 1889 e Lino nel 1894. Il primogenito, ‘Vittorino’, fu infettologo all’Università di Roma e accademico dei Lincei dal 1956.
Nel 1896 Puntoni successe a Giovanni Capellini e a Francesco Roncati (prorettore nel 1895-96) come primo rettore dell’Università di Bologna del Novecento, incarico che mantenne per ventun anni (1896-1911, 1917-23). Nel primo mandato salvò l’Università, portandola a uscire dalla crisi e a svecchiarsi: cruciali furono gli appoggi di Enrico Panzacchi (alla Camera) e di Giosue Carducci (al Senato), nonché del ministro dell’Istruzione, l’imolese Giovanni Codronchi. Nel 1897 Puntoni stipulò una convenzione che ridiede ossigeno e lena all’Ateneo e ne firmò una seconda nel 1910 (quando era sindaco di Bologna Giuseppe Tanari).
Nel 1900 chiese invano a Codronchi di poter lasciare il rettorato e tornare agli studi e nel 1917, morto il rettore Leone Pesci e dopo il prorettorato di Alfonso Poggi, gli venne anzi richiesto un secondo mandato, durante il quale diede nuova prova di quel «genio pratico del Rettore dello Studio», elogiato da Carducci. Spirito patriottico (mosso dal quale aderì nel 1925 al Manifesto degli intellettuali del fascismo), si adoperò in atti di beneficenza durante il conflitto.
Ricoprì numerosi incarichi politico-istituzionali: fu consigliere comunale a Bologna (dal 1899), senatore del Regno (dal 1922), membro della Commissione reale per la riforma della scuola media, del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione (1905-09, 1913-17) e della relativa Giunta (1907-09, 1915-17), membro dell’Accademia delle scienze di Bologna (1907) di cui fu presidente della Classe di scienze morali (1912), socio corrispondente (1920) e nazionale (1921) dell’Accademia dei Lincei, socio della Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna.
Pluridecorato, fu commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia (1899; Gran cordone dal 1907), di quello della Stella polare di Svezia (1897), dell’Orden civil Alfonso XII di Spagna (dal 1902-03), di quello dei Ss. Maurizio e Lazzaro (1904) e di quello Equestre di S. Marino (1907). Fu cittadino onorario di Bologna (nel 1911: un’iscrizione latina di Giovanni Pascoli ne celebrò il primo rettorato) e di Calcinaia in provincia di Pisa (1913), sua residenza estiva, nonché sostenitore del ginnasio di Pontedera, di cui fu il primo direttore (1887-88).
Filologo puro, grecista e bizantinista aperto all’orientalistica, Puntoni fu esponente di spicco del filellenismo della nuova filologia, contrapposta alla retorica latineggiante.
Studiò in prospettiva comparatistica, producendo pregevoli lavori di filologia e mitologia comparata, attraverso figure come Fedra, Ippolito e Lino. Di particolare pregio lo studio della versio latina di Giovanni da Capua (Directorium humanae vitae) e poi di quella greco-bizantina (1081 ca.) di Simeone Antiocheno (Στεφανίτης καὶ ᾽Iχνηλάτης, Stefanites e Ichnelates), della tradizione araba (Kalīlah wa Dimnah, Calila e Dimna, di Ibn al-Muqaffa) di una raccolta di novelle indiane, e il lavoro sulla versione copta degli Atti del martirio di S. Ignazio.
Talora influenzati dalla scuola analitico-interpolazionista tedesca del tempo, i lavori filologici – per lo più di ampio respiro, di rado limitati a brevi note – sono sorretti da metodo, equilibrio e prudenza e lo rivelano giudice rigoroso. Oltre alla predilezione per la Teogonia esiodea (varie memorie e un’edizione, nel 1917) e per gli Inni omerici (notevole l’edizione critica dell’Inno a Demetra del 1896), da ricordare il lavoro sul Critone platonico, il commento alle Elleniche senofontee e l’insuperata edizione degli scoli laurenziani alle orazioni di Gregorio Nazianzeno; ma di ottima fattura sono anche le note su frammenti lirici di Saffo (1908-1909) e di Ibico (1914-1915).
Ricco, in un uomo votato all’educazione nazionale e pervaso di spirito pratico, l’elenco dei lavori scolastici: importanti la sua Grammatica della lingua greca (1907), superamento ‘anomalista’ di quella di Curtius, e la citata Teogonia.
Il connubio tra una rigorosa disposizione filologica e la praticità del suo ingegno era programmatico in Puntoni, la cui vita fu tutta dedicata all’«affermazione di un grande principio, più che civile, più che patriottico, universale ed umano», come egli dice nell’Annuario dell’Università del 1898: quello «della conciliazione tra la scienza e la vita, tra il pensiero e l’azione, tra l’intelletto e la volontà». Che egli praticò da rettore e filologo, con rigore e passione, con attenzione alle parole e cura per le cose.
Morì a Roma il 21 marzo 1926. Le esequie solenni si tennero a Bologna il 26 marzo, alla Cappella dei Bulgari dell’Archiginnasio. È sepolto nel cimitero bolognese della Certosa.(fonte)
Paolo Puntoni (fratello)
(Pisa, 16 marzo 1889 – Roma, 19 gennaio 1967) è stato un generale italiano. Nacque in una famiglia agiata e di cultura: il padre Vittorio, insigne professore di greco antico, fu rettore dell’Università di Bologna. Dopo aver compiuto gli studi liceali nel capoluogo emiliano, frequentò l’Accademia militare di Modena uscendone nel 1909 con il grado di sottotenente degli Alpini. In seguito, tra il 1922 e il 1923 fu iscritto nella facoltà di giurisprudenza dell’ateneo bolognese. Intrapresa decisamente la carriera militare, combatté nella guerra italo-turca e nella Prima guerra mondiale con il grado di capitano e quindi di maggiore. Successivamente fu capo di stato maggiore della Divisione di Bologna, comandante del 78º reggimento di fanteria “Lupi di Toscana” e capo di stato maggiore del Corpo d’Armata di Alessandria. Nominato generale di brigata e poi generale di divisione, nel 1938, per alcuni mesi, gli fu assegnato il comando della prima Divisione Alpina Taurinense.
Nel 1939 fu personalmente scelto da Vittorio Emanuele III di Savoia come suo aiutante di campo generale e l’anno successivo divenne primo aiutante di campo generale. In questa veste, riuscì ad ottenere la confidenza del sovrano e fu la persona che gli stette più vicino ed ebbe con lui dei rapporti che nemmeno il ministro della real casa, Pietro d’Acquarone, aveva. Puntoni fu l’unico testimone “auricolare” dell’ultimo incontro tra il sovrano e Mussolini avvenuto a villa Savoia il 25 luglio 1943, conclusosi con l’arresto del Duce. Dopo l’arresto del dittatore e la caduta del fascismo, Puntoni vivrà la tragedia dell’8 settembre e seguirà il Re nel trasferimento a Brindisi, di cui fu uno degli organizzatori.
Conclusasi la Seconda guerra mondiale e scioltasi la monarchia, nel 1946 Puntoni si dimise dal servizio attivo e si ritirò a vita privata. Quando Vittorio Emanuele III morì, gli lasciò in eredità undici volumi preziosi. Nel periodo in cui aveva vissuto a stretto contatto col monarca sabaudo, scrisse un diario – strumento utilissimo per capire gli atteggiamenti, gli umori e le speranza della monarchia sabauda durante il periodo bellico – che venne pubblicato tra il 13 settembre 1956 e il 21 gennaio 1957 dal quotidiano Il Tempo in ventuno puntate e poi nel 1958 in forma di libro dall’editore Palazzi col titolo Parla Vittorio Emanuele III; nel 1993, quando il generale era già morto da anni, il diario venne ristampato – con l’introduzione di Renzo De Felice – dalla casa editrice Il Mulino.(fonte)