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Prucher Paolo, 1924-35

    Gentilissimo Sig Generale

    Mi pregio di avvertirla, che il
    31. del cont- sono stato comandato
    di servizio al Pantheon a guardia di
    onore[1] alle Tombe dei nostri Re
    Non potei raggiungere i miei ca=
    merati a Firenze a che partirono per
    Caprera la notte del 31. Allora la
    prego caldamente a volermi invia=
    re un biglietto ferroviario personale
    da Roma Maddalena e
    Viceversa Così la mattina del 1°
    Giugno partirò da Roma per Civitavecchia
    a raggiungere i miei commilitoni.
    Con ossequi la prego aver la bontà di
    rispondermi presto per mia tranquillità
    In attesa Saluti Dev Servo
    Prucher Paolo

    Firenze 20/5/24

    Nota a matita rossa Atti 1131

    1924 Prucher Paolo, richiesta
    1924 Prucher Paolo, richiesta

    DOMANDA DI AMMISSIONE A SOCIO EFFETTIVO

    Alla Spettabile
    Federazione Nazionale Italiana fra Veterani Garibaldini
    Sede Centrale – Piazza dell’Esedra, 10 – Roma (22)

    Io sottoscritto, Legionario Garibaldino, Prucher Paolo
    figlio di fu Baldassarre nato il 15 Febb 1844 a Firenze
    (Provincia di Firenze) di professione Prof di Ginnastica e Scherma
    avendo fatte le Campagne di Guerra dell’anno 1860[2] – 61 – 66[3] – 70[4]
    col grado di Sott’ufficiale ( NB. nel 1860 con Garibaldi ‘Serg Bixio[5] nel 1866-70 nel
    Ro Esercito quale sotto’ Uff.)

    a tenore delle decisioni adottate per l’ammissione alla Federazione Nazionale Italiana fra Vete-
    rani Garibaldini, e presa esatta cognizione dello Statuto che regge la Federazione, domando di
    essere inscritto come Socio.
    Mi obbligo di pagare puntualmente e anticipatamente la quota annuale di lire cinque.
    A richiesta fornirò prove delle Campagne di guerra fatte.
    Invierò una fotografia adatta per tessera, firmata in modo visibile sotto la figura.
    Dichiaro pure di sottopormi alle disposizioni tutte dello Statuto ed a quelle che potran-
    no essere emanate dagli organi Direttivi della Federazione.
    Firenze  addì 1 Maggio 1925
    FIRMA DEL DICHIARANTE
    Prucher Paolo
    domiciliato a Firenze (Provincia di Firenze)
    Via della Colonna N. 35

    N: 1014. di iscrizione
    Ammesso socio con deliberazione del Consiglio Direttivo il giorno  
    IL COMITATO DEI CENSORI          

     IL PRESIDENTE
     

    Nota a matita blu 1131 e Prucher Paolo

    1935 Prucher Paolo, risposta
    1935 Prucher Paolo, risposta

    N. 1131               Reg. Gen. N19076

    COMUNE DI FIRENZE
    Ufficio di Anagrafe

    SERVIZI DEMOGRAFICI

    Spett. Federazione Nazionale Valontari Garibaldini
    Roma
    Via Condotti 9

    22 MAR. 1935 Anno XIII

    Ci pregiamo comunicare che il veterano Garibaldino
    PRUCHER PAOLO fu Baldassarre =Via della Colonna, 35
    è deceduto in questo Comune il giorno 10
    del mese di Marzo 1928
    Con osservanza
    IL PODESTÀ

    D’ordine del Podestà
    Il Segretario Capo d’Ufficio

    (firma)

    30 – 3 -35 XIII

    timbro COMUNE DI FIRENZE * ANAGRAFE

    1935 Prucher Paolo, risposta
    1935 Prucher Paolo, risposta

    Note

    [1] Guardia d’onore alle Tombe Reali
    Durante il regno di S. M. VITTORIO EMANUELE II, primo Re d’Italia, un gruppo di ufficiali fondò associazioni di veterani delle guerre d’indipendenza. Alla morte del Sovrano, avvenuta il 9 gennaio 1878, per mantenere viva la devozione e la riconoscenza all’Augusta Casa di Savoia, tali associazioni decisero, sul proprio onore, di prestare un servizio di guardia alla venerata spoglia mortale del “Padre della Patria”, presso il suo luogo di sepoltura al Pantheon di Roma. S.M. UMBERTO I approvò tale decisione il 18 gennaio 1878. Nell’agosto del 1900 si rese purtroppo necessario erigere nel Pantheon un secondo monumento funebre, per onorare il secondo Re d’Italia, UMBERTO I, assassinato a Monza il 29 luglio di quell’anno. In conseguenza di ciò gli statuti furono modificati, e le Guardie d’Onore estesero il loro servizio alle due Tombe Reali delle LL. MM. VITTORIO EMANUELE II, “Padre della Patria” e primo Re d’Italia, ed UMBERTO I, il “Re Buono”. Dal 1926 anche la REGINA MARGHERITA DI SAVOIA, prima Regina d’Italia e moglie di Umberto I, riposa nel Pantheon, accanto al suo sposo. (fonte)

    [2] 1860
    Dopo l’armistizio di Villafranca, la maggior parte dei volontari si congedò; il Ministero allora con un decreto del 6 settembre ordinò lo scioglimento del Corpo e la formazione di una Brigata Cacciatori delle Alpi, costituita l’11 ottobre con il 1º Reggimento (dai soppressi 2º e 5º Reggimento, e le 4 compagnie di bersaglieri) a Como ed il 2º Reggimento (con i soppressi 1º, 3º e 4º reggimento e parte del battaglione adolescenti) a Bergamo. Il 14 maggio 1860 la Brigata Cacciatori delle Alpi ebbe poi nome di Brigata Alpi, reggimenti 51º e 52º del Regio Esercito, posta al comando del maggior generale Luigi Bianchis di Pomaretto. Il 51º e 52º furono integrati con la truppa (metà a testa) del battaglione Valtellinese sciolto solo il 20 maggio 1860. Stesso destino ebbero il 30 novembre 1859 artiglieria, genio, ambulanza e treno. Nel novembre vennero licenziate le guide a cavallo, andate con Garibaldi a Bologna. Il battaglione adolescenti, passati al 2º reggimento i giovani di età superiore ai 17 anni, andò con i rimanenti a Biella.
    Venne il 9 febbraio 1860 considerato succursale del battaglione figli dei militari e fu sciolto il 1º gennaio 1861.Nel 1860 i veterani Cacciatori ed i loro ufficiali avrebbero fornito il nerbo delle camicie rosse alla spedizione dei mille. (fonte)

    [3] 1866
    La Terza guerra d’indipendenza italiana è un episodio del Risorgimento. Fu combattuta dal Regno d’Italia contro l’Impero austriaco dal 20 giugno 1866 al 12 agosto 1866. Appartiene alla più ampia guerra austro-prussiana della quale rappresentò il fronte meridionale. Ebbe origine dalla necessità dell’Italia di affiancare la Prussia nel tentativo comune di eliminare l’influenza dell’Austria sulle rispettive nazioni. Dopo l’attacco della Prussia all’Austria del 15 giugno 1866, così come previsto dal trattato di alleanza italo-prussiana dell’aprile 1866, l’Italia dichiarò guerra all’Austria. Passato il confine, una parte dell’esercito italiano comandata da Alfonso La Marmora fu però sconfitta nella battaglia di Custoza. Né tale insuccesso fu bilanciato dagli eventi successivi, poiché ad esso seguì per l’Italia un’altra sconfitta nella battaglia navale di Lissa. Fu invece una vittoria italiana la contestuale avanzata di Giuseppe Garibaldi nel Trentino, culminata nella battaglia di Bezzecca. (fonte)

    [4] 20 settembre 1870
    La presa di Roma, nota anche come breccia di Porta Pia, fu l’episodio del Risorgimento che sancì la conquista di Roma da parte del Regno d’Italia. Avvenuta il 20 settembre 1870, decretò la fine dello Stato Pontificio, annesso all’Italia in seguito ai plebisciti dell’ottobre seguente, e fu un momento di profonda rivoluzione nella gestione del potere temporale da parte dei papi. L’anno successivo la capitale d’Italia fu trasferita da Firenze a Roma (Legge 3 febbraio 1871, n. 33). L’anniversario del 20 settembre è stato festività nazionale fino al 1930, quando fu abolito a seguito della firma dei Patti Lateranensi. (fonte)

    [5] Nino Bixio
    Durante la seconda guerra di indipendenza fu nuovamente al fianco di Garibaldi nei Cacciatori delle Alpi, combattendo a Malnate nella battaglia di Varese e poi difendendo strenuamente il passo dello Stelvio, tanto da essere insignito della Croce Militare di Savoia. L’anno successivo fu tra gli organizzatori della Spedizione dei Mille alla conquista del Regno delle Due Sicilie. Grazie alla sua esperienza marinara, Bixio riuscì ad impadronirsi (tramite un furto, in realtà segretamente concordato con il direttore amministrativo della società di navigazione Rubattino Giovanni Battista Fauché) delle navi Piemonte e Lombardo, quest’ultima da lui comandata nel viaggio da Quarto a Marsala.
    Prese parte alla battaglia di Calatafimi, comandando la 1ª Compagnia, e successivamente all’insurrezione di Palermo, guidando l’assalto al ponte dell’Ammiraglio. Nei combattimenti riportò una ferita alla clavicola causata da una palla vagante. Dopo una breve convalescenza, fu incaricato di guidare la 1ª Brigata della Divisione Turr verso Corleone e Girgenti, trovandosi a espletare incarichi di polizia militare, su disposizioni di Garibaldi che temeva altri eccidi come quello accaduto a Partinico. (fonte)

    Ezio Garibaldi

    Ultimo figlio maschio di Ricciotti Garibaldi (1847-1924) e dell’inglese Harriet Constance Hopcraft (1853-1941) – prima di lui erano nati Rosa, Italia, Giuseppe, Ricciotti, Menotti, Sante e Bruno, Costante, dopo di lui Giuseppina –, nacque a Riofreddo, località situata a una sessantina di chilometri da Roma. Nel 1911 si iscrisse all’istituto industriale di Fermo, interrompendo gli studi per raggiungere la Legione garibaldina in Grecia nel 1912.

    Ezio Garibaldi fu eletto deputato nel listone fascista nel 1929 e rieletto nel 1934.[9] Presidente della FNVG (Federazione Nazionale Volontari Garibaldini), aderì ufficialmente al Partito Nazionale Fascista, rompendo le relazioni con suo fratello Sante, emigrato in Francia, che aveva costituito alcune associazioni garibaldine di ispirazione antifascista nel paese transalpino. Subito dopo l’inizio della seconda guerra mondiale Ezio Garibaldi sostenne vigorosamente i Gruppi d’Azione Nizzarda (G.A.N.), fautori della riunificazione di Nizza al Regno d’Italia.

    Fonte: wikipedia.org

    Approfondimenti

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