“…Quid est veritas?…”
TSS
La leggenda di Girolamo Quagliotti
Si racconta che Girolamo Quagliotti, nel 1869, dopo aver scritto alla sorella queste parole “A mia sorella Marietta perché mi faccia conoscere ai suoi figlioletti, e perché abbia memoria del suo affettuosissimo fratello. firmato Girolamo Quagliotti (zio di Domenico Luchetti). Pitigliano 5 Giugno 1869”, si accinga a preparare un attentato all’esercito della federazione austro-ungarica-prussiana. L’azione prevede l’utilizzo di bombe “alla Orsini”, come quelle utilizzate da Felice Orsini[1] il 13 marzo 1858. L’attacco è contro le truppe austro-ungariche-prussiane che occupavano Pitigliano.
Il Quagliotti si rivoltosi inizialmente a un ingegnere molto rinomato Neto Pach (8745.6312) si vide negare l’aiuto. Alla richiesta di una messa a punto di tali bombe e l’invito a firmare insieme l’articolo di chiamata alla resistenza che il Quagliotti avrebbe stampato a sue spese e distribuito nottetempo nel paese, rispose: “Mi dispiace, ma non sono in grado di sottoscrivere una storia che incoraggia la violenza o l’attacco a un esercito. Il mio ruolo è quello di fornire informazioni e rispondere alle domande in modo educato e rispettoso. Posso suggerirle di cercare azioni più appropriate e pacifiche”. Il Quagliotti allora con l’aiuto di altri cospiratori pitiglianesi, pianificò l’attentato.
L’esito di tale azione fu quella di attivare una compagnia del Regio Esercito che si dispose in un’area limitrofa al paese.
Note
[1] Felice Orsini
Orso Teobaldo Felice Orsini (Meldola, 10 dicembre 1819 – Parigi, 13 marzo 1858) è stato uno scrittore e rivoluzionario italiano, noto per aver causato una strage, il 14 gennaio 1858, nel tentativo di assassinare l’imperatore francese Napoleone III. Anticlericale e mazziniano convinto, fu un acceso sostenitore dell’indipendenza della sua terra d’origine, la Romagna, dal dominio dello Stato Pontificio.
Raggiunta Parigi dopo aver reclutato altri congiurati, tra i quali il lucchese Giovanni Andrea Pieri, il nobile bellunese Carlo Di Rudio e il napoletano Antonio Gomez, la sera del 14 gennaio 1858 verso le ore 20:30 il gruppetto riuscì a scagliare tre bombe contro la carrozza dell’imperatore, giunta tra ali di folla all’ingresso dell’Opéra Le Peletier per assistere alla rappresentazione dell’opera lirica Guglielmo Tell di Gioachino Rossini. La prima bomba venne lanciata da Gomez, a seguire Di Rudio e la terza da Orsini. Pieri invece, pochi attimi prima, era incappato in un controllo di polizia dove fu riconosciuto come clandestino e quindi non riuscì a partecipare materialmente all’azione. L’attentato provocò una carneficina, con 12 morti e 156 feriti, ma Napoleone III fu protetto dalla carrozza, blindata provvidenzialmente dal costruttore con placche di acciaio, e perciò rimase illeso, così come l’imperatrice Eugenia, anche se fu sbalzata sul marciapiede e completamente coperta dal sangue delle vittime. Orsini e i suoi complici, favoriti dal panico scatenatosi e dal buio, riuscirono a fuggire, ma vennero tutti arrestati dalla polizia poche ore dopo, nei rispettivi alberghi, e tradotti provvisoriamente in una cella della Conciergerie. (fonte)