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Il Comizio. Roma, Foro romano. 1900 ca

    Il Comizio. Roma, Foro romano. 1900 ca

    766 – ROMA – Foro Romano – Il Comizio.
    timbro a destra
    VASARI & MILANO ROMA
    Depose


    Data: 1900 c.a

    Autore: VASARI & MILANO ROMA[1]

    Soggetto: Roma – Foro Romano – Il Comizio [2]

    B/N Colore: Seppia

    Dimensioni: 24,5 x 19 cm (supporto primario)

    Materiale: cartoncino

    Tecnica:  al bromuro argento stampata in  positivo

    © Archivio Sacchini


    Note

    La foto proviene dalla collezione di Enrico D’Ancona e fu realizzata dalla Edizione Inalterabile di Firenze. Carlo Brogi, uno dei promotori della Società Fotografica Italiana, commercializzò stampe fotografiche di paesaggi e opere d’arte italiane sotto il marchio Edizione Inalterabile. L’attività cessò intorno al 1950.(fonte)
    Enrico D’Ancona (1901-1982), marito di Beatrice Gulì, era figlio di Antonio D’Ancona, fondatore dell’Atelier Antonio D’Ancona a Fiume (Rijeka), situato presso l’AntikvariJat Mali Neboder in Ciottina 20B, Croazia, attivo già intorno al 1900.

    Antonio D’Ancona, fotografo di Fiume nell’Impero austro-ungarico, operò dal 1890 ed è menzionato nelle raccolte fotografiche del Museo Marittimo e Storico del Litorale Croato di Fiume (Museo Fiume). Il suo studio si trovava in Piazza Andrassy, come testimoniato da fotografie del 1904 conservate in album di famiglia locale (Coll. H. Conighi).(fonte)

    [1] Lo Studio fotografico Vasari è una delle più antiche dinastie italiane operanti nel campo della fotografia.
    Lo studio è conosciuto per la sua specializzazione in fotografie architettoniche e di opere d’arte e per aver documentato negli anni la trasformazione della Roma del ventennio e del dopoguerra.
    Collezioni delle foto Vasari sono custodite presso International Museum of Photography and Film at George Eastman House di Rochester (New York), il più antico museo del mondo dedicato alla fotografia, presso l’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma, e al Centro studi e archivio della comunicazione (CSAC) dell’Università degli Studi di Parma.
    Storia
    Il capostipite Cesare Vasari (Arezzo, 30 maggio 1846 – Roma, 31 maggio 1901) si trasferisce a Roma nel 1860 dove inizia la sua attività nel campo, lavorando inizialmente per fotografi professionisti. Diventa collaboratore della vedova di Tommaso Cuccioni, Isabella Bonafede; nel 1875 apre uno dei primi atelier per la produzione di fotografie d’arte ed architettura.
    Dopo che Cesare si trasferisce a Firenze, l’atelier romano passa al nipote Alessandro (Roma, 1° luglio 1866 – 18 marzo 1929); il figlio di Alessandro, Tommaso (Roma, 21 marzo 1894 – 25 agosto 1971) documenta la vicenda artistica ed architettonica della Roma del Ventennio, diventando fornitore della Casa Reale, e completando la sua opera fotografica nella ricostruzione del dopoguerra.
    All’inizio il laboratorio per lo sviluppo e stampa delle fotografie si trovava a via della Mercede successivamente trasferito a via Ludovisi ed infine a via Condotti, dove venivano effettuate tutte le lavorazioni di trattamento dei negativi, la successiva stampa e ritoccatura finale
    A Tommaso, che ebbe due figli Laura e Giorgio, succederà Giorgio, dottore in chimica (Roma, 11 settembre 1931 – Filettino, 3 luglio 2004). Con Giorgio l’attività si sviluppa nei settori d’arte, architettura ed industria, tra cui la documentazione fotografica delle opere pubbliche per le Olimpiadi del 1960, le sedi delle maggiori aziende del “boom economico” italiano, oltre a edizioni che trattano le più importanti basiliche, chiese e gallerie romane d’arte e antiquariato.
    Successivamente i figli di Giorgio (Alessandro, Andrea e Francesco) hanno continuato l’attività dello studio, costituendo l’Archivio
    Fotografico Vasari ed arricchendolo attraverso campagne fotografiche su commissione da parte di enti statali, musei, collezioni private e editori nazionali ed internazionali.
    Oggi l’attività fotografica è condotta da Alessandro Vasari (Roma, 25 febbraio 1957).

    I Vasari e l’architettura
    «Le foto di cantiere, circa 800 in bianco e nero, sono opera dello studio Vasari, fornitore della Real Casa e fotografo ufficiale delle trasformazioni di Roma. Il grande formato, la qualità della stampa e l’accuratezza delle riprese fanno di questi documenti una fonte preziosa»
    La specializzazione nella fotografia di architettura inizia da subito con Cesare Vasari, ma saranno Tommaso e Giorgio a dare un forte impulso a questo genere di riprese prestando la loro opera per importanti architetti come Enrico Del Debbio, Pier Luigi Nervi, Luigi Walter Moretti e Giuseppe Vaccaro.

    L’Archivio fotografico
    L’archivio storico dei Vasari composto da 5.024 lastre (in vetro 21×27 cm. ed altre 13×18 cm.), è attualmente consultabile presso la Calcografia-Istituto Nazionale per la Grafica.
    Dal 2023, 998 lastre in vetro di Alessandro Vasari (1866 – 1929), sono state catalogate e messe online per la visione pubblica.
    La produzione “conto terzi” dal 1910 ca. all’immediato dopoguerra, che consiste di 350.000 tra lastre e negativi in bianco e nero e a colori, è conservata presso il Centro studi e archivio della comunicazione (CSAC) dell’Università degli Studi di Parma.
    Un’ultima porzione più eterogenea consiste nell’archivio privato dei Vasari (circa 90.000 tra pellicole di vari formati positive, negative bianco/nero e colore, e file digitali ad alta risoluzione), questo fondo, in continua espansione, comprende la produzione fotografica dei Vasari ad oggi ed è consultabile su un database di ricerca per soggetto, autore ed ubicazione tramite il sito dello studio fotografico.(fonte)

    [2] Il Comizio (in latino Comitium) era il centro politico di Roma, situato nel Foro Romano. Qui si svolgevano le più antiche assemblee dei cittadini (comizi curiati). Oggi ne sono visibili solo pochi resti, dopo le trasformazioni dell’epoca cesariana e augustea che lo fecero sparire. Anticamente occupava l’angolo nord-occidentale del Foro, tra la basilica Emilia, l’Arco di Settimio Severo e il Foro di Cesare. Proprio quest’ultimo ne invase gran parte della superficie per l’edificazione della nuova Curia Iulia.

    Storia
    Si racconta che al termine dell’episodio del ratto delle Sabine, Romani e Sabini dopo una dura battaglia decisero di collaborare, stipulando un trattato di pace, varando l’unione tra i due popoli, associando i due regni (quello di Romolo e Tito Tazio), lasciando che la città dove ora era trasferito tutto il potere decisionale continuasse a chiamarsi Roma, anche se tutti i Romani furono chiamati Curiti (in ricordo della patria natia di Tito Tazio, che era Cures) per venire incontro ai Sabini. Contemporaneamente il vicino lago nei pressi dell’attuale Foro romano fu chiamato in ricordo di quella battaglia e del comandante sabino scampato alla morte (Mezio Curzio), Lacus Curtius, mentre il luogo in cui si conclusero gli accordi tra le due popolazioni, fu chiamato appunto Comitium, che deriva da comite per esprimere l’azione di incontrarsi.

    Nel Comizio avevano luogo tutte le funzioni politiche della costituzione romana. Anzi, le sue tre parti, composte in un insieme unico e funzionale, rispecchiavano proprio i tre elementi della repubblica:

    1. L’assemblea popolare, che si svolgeva nella piazza circolare coi gradini, attrezzata per le riunioni
    2. Il Senato, che si ritrovava nell’attigua Curia Hostilia e nell’area del Senaculum
    3. I magistrati, che avevano la propria tribuna nei Rostra.

    Fu la zona di maggiore importanza politica del Foro e di Roma stessa dalla fine dell’età regia fino alla tarda età repubblicana, quando gran parte delle funzioni del Comizio passarono alla più ampia piazza del Foro e ad altri edifici che vi si affacciavano.

    L’assemblea più antica che vi si teneva era quella dei comizi curiati, cioè dei cittadini romani divisi in curie, che vennero presto svuotati di ogni significato politico. Restarono qui però i comizi tributi, detentori del potere legislativo (che si potevano riunire anche sul Campidoglio). L’altra importante assemblea romana erano i comizi centuriati, che si svolgevano però in un’apposita zona del Campo Marzio, detta Ovilia o Septa.

    Non è escluso che le gradinate del Comizio avessero potuto servire anche per spettacoli di gladiatori, che sarebbero tra i più antichi del genere, e che abbia fatto da modello per i successivi anfiteatri.

    Descrizione
    Il Comitium era una superficie aperta, per la maggior parte lastricata in travertino, consacrata dagli auguri e orientata secondo i punti cardinali, testimoniata da scrittori antichi e da alcuni resti archeologici, tra i quali vanno annoverati i pozzi rituali, il Lapis niger e i Rostra vetera.

    Aveva una forma circolare e culminava verso sud, coi Rostra, mentre l’altare sacro del Lapis Niger si trovava sul suo bordo accanto ai Rostra. Doveva essere dotato di gradini, del tutto somigliante ai Comizi dei Fori di altre colonie che ci sono pervenuti, come a Cosa e a Paestum (entrambi del 273 a.C.).

    La piazza del Comitium comprendeva quindi la Curia Hostilia a nord; poco più a ovest si trovava la basilica Porcia, al di là della quale era collocato il Carcere Mamertino e poco più a sud la Colonna Menia. Il Senaculum, altro luogo di riunione dei senatori, doveva trovarsi sul lato ovest del comizio, mentre la parte sud era chiusa dalla Grecostasi, una piattaforma sopraelevata dove gli ambasciatori stranieri potevano assistere alle riunioni del Senato (il nome deriva probabilmente dai Greci, più importante gruppo etinico straniero a Roma). Accanto, in direzione sud-est, si trovavano i Rostra, la tribuna degli oratori che si chiamava così dal 338 a.C. quando vi furono affissi i rostri staccati dalle navi catturate nella battaglia navale di Anzio.(fonte)