1-1-40 Written in Italian
Caro Ernesto
penso che tu avrai già ricevuto la mia carto=
lina dal piroscafo – Sono da una settimana
a Gerusalemme – la città è molto bella e nella
parte ebraica molto moderna, ma la difficoltà
della lingua è per ora un ostacolo gravissimo per
lo studio universitario – Puoi infatti capire come sia
perfettamente inutile frequentare le lezioni se non
si riesce a afferrare il senso – Ma speriamo bene!
L’Università si trova nel Monte Scopus e dista
un quarto d’ora d’autobus dal centro della città –
Dall’Ateneo è possibile ammirare la vista di
tutta la città – In complesso io sto benissimo, ma
Ancora non ho potuto
fare niente di positivo
se si toglie qualche pro=
gresso nella conoscenza
dell’Ebraico – Ti prego di
telefonare a mia madre
le mie buone notizie
Affettuosi saluti e Auguri
per il nuovo anno Giuliano[1]
Sent by – Baroccio
Rechov Braleli
c/o Pension Schwaremann
Beit Salance – Jerusalem
Per il Dott
Ernesto Bolasco[2]
Via Livraghi 5
Roma
POST CARD כרטיס-ראר
Timbro
PALESTINE
PASSED BY
CENSOR
J. 14
Affrancatura
10 PALESTINE
5 PALESTINE
5 PALESTINE
Roma
Note
[1] Giuliano Baroccio
…Nel gennaio ’45 risiedevano in hahsharah 34 haverim, provenienti non solo da Roma, ma anche da Firenze e Perugia e tutti intenzionati a compiere la loro aliyah il prima possibile mantenendo unito il gruppo: sarebbero partiti due mesi dopo andando a costituire il garin30 “LaNegev” nel kibbutz di Degania Alef.
Coloro che non si sentivano pronti per trasferirsi in hahsharah – alcune decine di giovani – continuarono a gravitare intorno alla sezione cittadina dell’Hehalutz che, con l’arrivo del soldato Joel Barromi (Giuliano Baroccio), emigrato da Roma a Gerusalemme nel 1939 e arruolatosi nell’esercito inglese, crebbe e si strutturò con una sua segreteria della quale facevano parte Italia Ascarelli, Ilana Hasson, Ytzach Heller e Gino Fiorentino. Ai ragazzi Barromi teneva lezioni su Eretz Israel, sul halutzismo e sul socialismo, oltre naturalmente a un corso di lingua ebraica. Al termine delle lezioni il gruppo continuava a discutere e a confrontarsi sui temi più diversi, dalla critica per l’acquiescenza al fascismo dimostrata in passato dalla dirigenza ebraica, al senso di disagio provocato, in alcuni ragazzi, dalla difusa pratica del mercato nero tra ebrei e no. Il sentimento religioso aveva spesso un posto di rilievo all’interno delle discussioni…(fonte)
La prima e la seconda guerra mondiale sono un elemento spesso trascurato. Ricordiamo davvero che durante la guerra del 1914-1918 c’erano 1.172.000 soldati ebrei in tutta Europa? Durante la guerra civile spagnola, dei 35.000 volontari che componevano la Brigata Internazionale, 7.000 provenivano dagli Stati Uniti, dall’Inghilterra, dalla Germania e dalla Polonia e 400 dalla Palestina sotto mandato britannico? E chi ricorda che 1.397.000 soldati ebrei sparsi nei vari eserciti alleati si unirono nella lotta contro il fascismo e il nazismo, tra cui 30.000 ebrei provenienti dalla Palestina che si erano arruolati nell’esercito britannico? È interessante notare che, mentre gran parte degli ebrei della Palestina era impegnata nella lotta per la liberazione dell’Italia, il Muftì di Gerusalemme stava organizzando una brigata araba di SS islamiche nei Balcani! Cronologicamente, è importante sottolineare che già nel settembre del 1939, l’Agenzia ebraica aveva proposto al Primo Ministro Neville Chamberlain la piena cooperazione della comunità ebraica residente in Palestina sotto mandato britannico e aveva preso l’iniziativa di negoziare la formazione di un’organizzazione di combattimento ebraica. forza. Nonostante il netto rifiuto degli inglesi, la dirigenza ebraica aveva avviato una campagna di reclutamento alla quale avevano risposto positivamente 30.000 volontari ebrei (su una popolazione di 550.000 abitanti). Neville Chamberlain si era opposto alla creazione di una Brigata ebraica, temendo che avrebbe rafforzato la lotta per l’indipendenza ebraica in Palestina. Sin dalla pubblicazione del Libro Bianco nel 1939, la Gran Bretagna aveva adottato ogni misura per impedire che venissero promossi simboli che promuovessero “l’indipendenza ebraica”. Tuttavia, già nel 1940, gli ebrei provenienti dalla Palestina vennero integrati nell'”East Kent Regiment”, composto da tre reggimenti di fanteria noti come “Palestine Regiment”. Unità ebraiche combatterono in Grecia con gli Alleati. Cento ebrei morirono in queste battaglie e 1.700 furono fatti prigionieri dai tedeschi. Ci vollero sei anni di trattative prima che Winston Churchill, più aperto di Chamberlain all’idea di una brigata ebraica, accettasse la sua formazione nel 1944! Posta sotto il comando di un ebreo canadese, il generale di brigata Ernest Frank Benjamin, la Brigata venne dotata di una propria bandiera con la Stella di David e due bande azzurre su sfondo bianco. La creazione di questa brigata andò ben oltre un semplice impegno militare. Innanzitutto formalizzò la partecipazione e la rappresentanza della lotta ebraica contro la Germania nazista. All’epoca la “Brigata ebraica” fungeva da simbolo del rinnovamento della vita ebraica in Eretz Israel. I soldati della Brigata incontrarono i sopravvissuti dei campi e gli sfollati, aiutandoli a ricongiungersi con la cultura ebraica e il sionismo. Sul fronte italiano la Brigata fu impegnata sul fronte adriatico. Ma alcuni dei suoi soldati presero parte alla liberazione di Roma. Stabilitisi nella capitale, si impegnarono per dare nuova vita alla comunità ebraica della città, di cui 2.000 membri erano stati deportati. Tra questi soldati c’era un certo Giuliano Baroccio, noto agli ebrei svizzeri come Joël Barromi, perché era ambasciatore di Israele presso l’ONU a Ginevra. Al termine delle ostilità, i combattenti della Brigata vennero dislocati lungo il confine italiano con l’Austria e la Jugoslavia e, successivamente, in Belgio e Olanda. Non appena la guerra finì, un numero significativo di soldati della Brigata si impegnò attivamente nel trasporto di rifugiati clandestini nella Palestina mandataria, poiché gli inglesi avevano chiuso le porte agli ebrei. Alcuni soldati acquistarono armi per l’Haganah. La Gran Bretagna sciolse ufficialmente la Brigata ebraica nell’estate del 1946. Dei 30.000 ebrei che prestarono servizio nelle forze armate britanniche durante la seconda guerra mondiale, 700 furono uccisi in servizio attivo. In un momento in cui la leadership politica dell’Italia è vicina a Israele e ciò nonostante molte opposizioni, in particolare quella del Vaticano, era molto importante ricordare e mostrare l’importanza della partecipazione ebraica alla liberazione dell’Italia e in particolare che i volontari di Eretz Israel ha dato la vita affinché l’Italia potesse riconquistare la libertà.(fonte)
Joel Barromi: diplomatico ed educatore
Joel Barromi, nato Giuliano Baroccio, è stato un importante diplomatico e ambasciatore israeliano, attivo nel Ministero degli Affari Esteri per oltre 30 anni. Nato a Roma il 26 febbraio 1920, era figlio di Carlo Baroccio ed Emma Zevi Baroccio.
Dall’Italia a Israele: formazione e primi passi
Nel 1939 si trasferì in Israele e, dopo la guerra, conseguì la laurea in Giurisprudenza all’Università di Roma nel 1945, seguita da un secondo titolo in Storia all’Università Ebraica di Gerusalemme nel 1951. Parallelamente, servì nell’esercito britannico e nell’IDF, esperienza che segnò il suo percorso verso la diplomazia.
Una carriera diplomatica di rilievo
Entrato nel Ministero degli Affari Esteri nel 1951, Barromi ricoprì numerosi incarichi di prestigio. Fu consigliere presso l’Ambasciata d’Israele a Buenos Aires e incaricato d’affari a Montevideo dal 1955 al 1961. Successivamente, tra il 1961 e il 1963, guidò il Dipartimento per l’America Latina a Gerusalemme. Dal 1963 al 1969 fu vice capo della delegazione israeliana all’ONU con il grado di ambasciatore, assumendo anche il ruolo di ambasciatore non residente ad Haiti.
Negli anni seguenti, si dedicò alle relazioni culturali e scientifiche del Ministero e, dal 1972 al 1975, tornò a occuparsi dell’America del Sud. Proseguì la sua carriera come capo del Dipartimento Organizzazioni Internazionali (1975-1977) e ambasciatore presso le Nazioni Unite a Ginevra (1977-1981). Dopo un incarico come assistente del direttore generale per l’America Latina (1981-1983), concluse la sua carriera diplomatica come ambasciatore in Portogallo (1984-1985).
L’impegno accademico e le pubblicazioni
Oltre alla carriera diplomatica, Barromi si dedicò all’insegnamento, lavorando tra il 1949 e il 1951 all’Istituto per istruttori stranieri dell’Agenzia Ebraica e, dal 1969, come docente di America Latina e affari ONU all’Università Ebraica di Gerusalemme. Fu anche autore di numerosi saggi sulle relazioni internazionali, tra cui Relazioni israelo-latinoamericane (1979) e L’Antisemitismo Moderno (1988).
Vita privata
Nel 1953 sposò Hedva Barromi, con cui ebbe quattro figli: Gadi, Orna, Edna e Shaula. Rimasto vedovo nel 2010, il suo nome resta legato alla diplomazia israeliana e al suo impegno per la comprensione tra i popoli.(fonte)
[2] Bolasco Ernesto Quintino (Mario)
È nato a Sassari il 7 novembre 1919 e si è laureato in giurisprudenza all’Università di Roma il 26 giugno 1941. È giornalista professionista dal 1937 al 1947. Entra in carriera diplomatica nel 1948. Nel 1950 viene destinato a Mosca dove rimane fino al 1953 quando viene trasferito a Jakarta. Dal 1956 presta servizio al Consolato di Tunisi. Nel 1959 rientra al Ministero e nel 1961 presta servizio, fuori ruolo, presso la Comunità Economica Europea. Rientrato nuovamente al Ministero nel 1963, vi rimane, con diversi incarichi, fino al 1975 quando viene nominato Ambasciatore a Bucarest. Dal 1981 al 1984 è Ambasciatore a L’Aja.
È membro della Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici. Nel 1995 fonda e presiede l’Istituto per l’amicizia fra Italia e Romania. È scomparso il 6 giugno 2004 a Roma.(fonte)