Il piccolo ed elegante album da disegno di Enrico D’Ancona contiene un raffinato disegno a china, un disegno a matita e un acquerello, mentre le pagine restanti sono intonse.
Il disegno a china, incollato sull’album e realizzato l’anno precedente (1914), raffigura un gruppo di persone addormentate, probabilmente braccianti in riposo dopo il lavoro o migranti poveri e prostrati dalla fame[1]. Indossano abiti laceri, e i loro corpi emaciati si stringono l’uno accanto all’altro per difendersi dal freddo. In primo piano, un anziano siede con il capo reclinato, vestito con una giacca nera e pantaloni rattoppati, come le sue scarpe; appoggia un braccio a terra e con l’altra mano si aggrappa al ginocchio piegato. Accanto a lui si scorge il suo vecchio cappello nero.
Sotto il gruppo di figure, alcuni segni sembrano delineare un cespuglio, ma a uno sguardo più attento rivelano la parola “FIUME”. In basso a destra, la data “6/II/914” e il monogramma, a mo’ di firma, “ED”. Lo stile è caratterizzato da un tratto rapido ed essenziale: alcuni dei personaggi sono evocati con pochi segni, capaci però di trasmettere con grande efficacia il carattere e la condizione dei soggetti.
Attribuzione | Opera di Enrico D’Ancona |
Data | 6 febbraio 1914 |
Stile | Impressionista |
Stato | Buone condizioni |
Materiale | China nera su carta incollata su album |
Larghezza | 16 cm |
Altezza | 5 cm |
© Archivio Sacchini
Ultima pagina in alto a destra:
Album ricevuto al
“gabinetto”, il 21giugno
1915
Luigia Luchesich
Note
[1] Negli anni seguenti, il massiccio intervento dello Stato asburgico nei due centri generò effetti superiori alle aspettative: la “rivoluzione dei trasporti”, allora in pieno svolgimento, fece sì che i traffici commerciali continuassero a svilupparsi senza risentire del restringimento dei privilegi accordati fino ad allora, mentre il settore manifatturiero crebbe sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo, dando alle due aree industriali un aspetto che sarebbe durato per decenni. Tutto questo ebbe tre grandi conseguenze sui destini successivi dell’intera regione. In primo luogo, l’accelerazione nello sviluppo di Trieste negli anni 1891-1914 creò le condizioni affinché fosse dato credito all’immagine di una città prospera per virtù propria, indipendentemente dal contesto istituzionale entro il quale era inserita. In secondo luogo, la crescita dei centri maggiori (ed oltre a Trieste e Fiume vanno ricordate anche Gorizia e Pola) attirò verso le aree industriali massicci flussi migratori che depauperarono il capitale umano disponibile nelle campagne, per collegarlo con attività industriali che in molti casi erano fortemente dipendenti dalle condizioni eccezionali del periodo. Infine, va ricordato il fatto che buona parte di queste dinamiche era resa possibile dai massicci finanziamenti che provenivano dal centro dell’Impero, ed una simile dipendenza creò uno stabile squilibrio strutturale per il sistema economico locale, che da quegli anni in avanti avrebbe sempre sofferto per un sovradimensionamento delle proprie attività rispetto ai capitali disponibili all’interno dei suoi circuiti.
Da “L’estremità periferica. Una prospettiva economica dell’Istria (1891-1943)” di Giulio Mellinato, pubblicato su “Istria Europa Economia e Storia di una regione periferica” a cura del CIRCOLO DI CULTURA ISTRO-VENETA « ISTRIA »(fonte)